Dl Rilancio, Pittoni (Lega): 2 emendamenti per stabilizzare fino a 100 mila docenti per titoli e servizio

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Intervento presidente della Commissione Cultura del Senato e responsabile del dipartimento Scuola della Lega, Mario Pittoni, per audizione ministro Azzolina del 1° luglio.

“Due nostri sub emendamenti al decreto Rilancio ora alla Camera, fotocopia di emendamenti al decreto Scuola bloccati dalla maggioranza, se approvati consentirebbero a settembre di stabilizzare fino a 100 mila insegnanti per titoli e servizio, come peraltro auspicato dai sindacati e da esponenti di quasi tutte le forze politiche, vista l’attuale situazione di grave stato d’emergenza”, ha detto Pittoni.

“Non abbiamo inventato nulla. Il concorso per soli titoli nato nel 1989, conosciuto come “doppio canale”, nel 1999 è stato convertito dalla legge 124 in graduatoria permanente (ora ad esaurimento). Trasformazione ribadita dalla giurisprudenza della Cassazione (esempio: la sentenza 3 ottobre 2006 n. 21298). Le graduatorie, quindi, possono essere permanenti (tuttora attive per il reclutamento del personale ATA e un tempo attive pure per il reclutamento dei docenti) oppure ad esaurimento (oggi strumento alternativo al concorso ordinario, previsto specificamente dalla legge e ribadito anche da una sentenza della Corte Costituzionale).

Lo strumento “graduatoria” è dunque pienamente legittimo, ha pari dignità rispetto al concorso ordinario ed è anche “tutelato”, dal momento che la Suprema Corte ha sancito che ad essa va assegnato il 50% dei posti annualmente disponibili, percentuale pure aumentabile nel caso di esaurimento di parallele graduatorie concorsuali.

Situazioni particolari come l’attuale legittimano l’istituzione di uno strumento aggiuntivo, subordinato a quelli preesistenti, unico a poter garantire in tempo utile l’assegnazione dei docenti alle classi con la creazione di una maxi-graduatoria finalizzata alle immissioni in ruolo, che utilizzi solo ed esclusivamente i punteggi con cui gli aspiranti sono inclusi nelle rispettive liste.

Il numero di posti del concorso straordinario, infatti, è talmente esiguo (32.000 spalmati in tre anni, quando solo quest’anno andranno in pensione in più di 30.000 e nessuno sa quando partiranno gli ordinari, con ormai 220 mila precari in lista d’attesa) che ricorda la solita montagna che partorisce il topolino.

Nell’attuale situazione interesse pubblico primario è coprire tutti i posti vacanti e disponibili. Ovviamente, detratti quelli delle procedure ordinarie preesistenti (GM varie e GAE), la quota assegnata con procedura straordinaria per le esigenze eccezionali del momento va recuperata negli anni successivi per garantire parità di accesso a chi parteciperà al futuro concorso ordinario, che nell’attuale stato d’emergenza appare indispensabile procrastinare almeno di un anno.

Ricordo, fra l’altro, che nelle graduatorie del nostro maxi piano di stabilizzazione per avere a settembre tutti gli insegnanti al loro posto (diritto degli studenti questo sì legato alla qualità), si entra per MERITO. Tutti hanno conseguito la vecchia e validissima laurea quadriennale (o un titolo di studio equivalente) oppure una laurea quinquennale a ciclo unico o, ancora, la nuova triennale seguita dalla magistrale, raccogliendo complessivamente 300 crediti formativi universitari oltre a presentare e discutere (nel caso del cosiddetto 3+2) due tesi di laurea.

Occorrono inoltre tre anni di servizio nella scuola statale e quindi il MERITO, che giustamente si richiede per l’accesso al pubblico impiego, è stato già dimostrato e riconosciuto sul campo: tali docenti sono stati infatti per almeno tre anni educatori e formatori dei nostri ragazzi, li hanno valutati determinandone spesso l’avvenire scolastico, li hanno vagliati agli esami di Stato e, se talvolta magari non si sono mostrati all’altezza del compito, sono stati sanzionati al pari dei colleghi di ruolo.

Molti di loro sono abilitati, il che significa che dopo il percorso formativo accademico, è stata valutata anche la loro formazione professionale teorica. E chi non è abilitato, sovente è vittima di un sistema che, nei dodici anni dalla chiusura delle SSIS, ha attivato solo due percorsi ordinari finalizzati al conseguimento dell’abilitazione: ogni corso ha accolto circa 13.000 partecipanti. Per quanto riguarda la scuola secondaria, se si considera che vanno in pensione non meno di 12.000 docenti l’anno, ci sono dunque 10 annualità di turnover dimenticate dai corsi ordinari”, ha concluso il senatore.

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