L’affondo di una docente: “Con la DaD i voti sono un atto di malvagità, ma lo Stato non ha a cuore la scuola”

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La scuola e i voti alla luce dell’esperienza della didattica a distanza. L’esperienza di una docente di Napoli.

Il vecchio sistema di promozione e bocciatura è utile? Ha senso dare tutti 10 in pagella? La scuola non dovrebbe formare gli studenti in base ad un’esperienza educativa personalizzata?

A questi interrogativi, sul portale i404, risponde Monica Capo, docente di una scuola di Napoli: “Sono convinta che, soprattutto nella primissima infanzia, questi voti non abbiano più senso. Abbiamo condotto una battaglia quest’anno alla luce dei risultati della didattica a distanza. Avevamo avanzato a maggior ragione la richiesta al Miur di non obbligarci a dare i voti ai bambini, perché era una cattiveria secondo me, un atto di malvagità”.

Poi l’affondo: “Purtroppo anche oggi lo Stato dimostra di non avere a cuore la scuola. Non c’è nessuna idea precisa per quello che riguarda la ripresa delle scuole a settembre. Non si mettono soldi. Si parla di cose folli, come assicurare milioni di mascherine a questi ragazzi, che purtroppo hanno anche un impatto ambientale non indifferente, piuttosto che affrontare problemi atavici della scuola: classi pollaio, mancanza di docenti, di personale ATA, di scuole degne di questo nome”.

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