Fratoianni (Leu): almeno 15% di risorse del Recovery fund a scuola

WhatsApp
Telegram

On. Nicola Fratoianni (Leu) a dibattito Montecitorio: Fare tutto il possibile perché a settembre le cose funzionino nel modo migliore possibile. Bene impegno del governo, ma riconoscere le criticità . Almeno 15% delle risorse del Recovery Fund vadano alla scuola

“Signora Ministra, io considero sinceramente il lavoro che i membri del Governo stanno svolgendo in questo momento un lavoro molto complicato, molto difficile, per il quale ho grande rispetto. Proprio per questo, glielo dico con sincerità, io non considero una buonissima idea venire in Parlamento a definire sostanzialmente una corbelleria o un’accusa strumentale tutto ciò che non corrisponde perfettamente al punto di vista che lei ha qui legittimamente espresso, specialmente quando è noto che su alcune questioni si sono aperti elementi di criticità, in una discussione franca, dentro quest’Aula, con le forze di opposizione, come è naturale che sia, e anche dentro alla maggioranza, come è altrettanto naturale che sia, senza che per questo, perfino il rapporto e il vincolo di lealtà, che dentro ad una maggioranza è dovuto, venisse meno.”

Lo afferma Nicola Fratoianni intervenendo a nome del gruppo parlamentare di Liberi e Uguali nell’aula di Montecitorio dopo l’informativa urgente della ministra dell’Istruzione sull’avvio del nuovo anno scolastico.

“Come è noto, abbiamo avuto posizioni diverse, per esempio, sul tema annoso dei precari e delle precarie di questo Paese, – prosegue l’esponente di Leu – non soltanto sulle modalità tecniche con cui selezionarli, ma anche su un certo linguaggio, su una certa cultura che ha accompagnato questo dibattito, che io, per esempio, molti di noi, molte di noi hanno ritenuto inadeguato ad affrontare un tema così delicato, come quello che riguarda il lavoro, oltre che la vita, di migliaia di persone che continuano a tenere in piedi una scuola che, per troppi anni, non certo da lei o da questo Governo, è stata, invece, considerata una pietra di scarto nel dibattito pubblico, definanziata, umiliata, spesso appunto messa ai margini di una discussione che, invece, avrebbe dovuto vederla al centro, sempre più al centro, di qualsiasi discorso guardi al futuro di questo Paese. Ed è per questo che considero in questo caso, buona parte anche del nostro dibattito, oggi, un dibattito un po’ fuori centro, diciamo la verità.

Io penso che noi dobbiamo fare tutto il possibile perché, da settembre, le cose funzionino nel modo migliore possibile, consapevoli, però, che continuiamo a confrontarci con un problema la cui dimensione è difficilmente risolvibile come si fa quando si accende o si spegne un interruttore, quello lo faremo quando avremo strumenti che, sul piano medico, ci consentano di chiuderla qui. E lo dico anche ai colleghi e alle colleghe: non la risolviamo pensando di aggirare le questioni che riguardano il tema delle precauzioni,

Vorrei che sul Recovery Fund, e al più presto, il Governo e il Parlamento, insieme, decidessero una cosa netta, chiara: vogliamo stabilire che il 15 per cento di quella somma va, come minimo, garantito per l’investimento strutturale nella scuola, nel percorso complessivo della formazione di questo Paese? Vogliamo discutere di questa dimensione del problema? Perché, altrimenti, continuiamo a girarci attorno.

Lei ha detto che bisognerà chiudere con la storia delle classi sovraffollate, con il dimensionamento scolastico che è stato fatto in un certo modo nelle aree interne, e non solo. Però durante il “decreto Rilancio”, io ho presentato tre, quattro emendamenti: uno diceva “quindici alunni per classe”, uno diceva “rivediamo il dimensionamento”. Quegli emendamenti sono stati prima accantonati e poi dimenticati, nemmeno votati. Non funziona così, eppure già lì c’erano un po’ di risorse. Dobbiamo cogliere questa occasione e non avere la nevrosi di cercare la responsabilità della Ministra Azzolina o di qualcun altro se avremo un problema, come nel caso del dibattito surreale sui banchi, che – badate – è tanto surreale quando viene presentato come la soluzione del problema, quanto è surreale quando viene presentato però come un elemento che accentua il problema.

“Allora, utilizziamo questo momento – conclude Fratoianni – sapendo che ci confronteremo con una condizione comunque che non sta tutta nelle nostre mani da qui a settembre – questa è la verità – per affrontare fino in fondo alcuni dei problemi storici della nostra scuola.

C’è il tema del reclutamento, per risolvere una volta per tutte la questione precariato, che vuol dire anche formare chi è nella scuola. Poi, apriamo anche una discussione in Parlamento e pubblica nel Paese su che cosa dobbiamo studiare in questo tempo, su come si ripensa la didattica complessivamente, sui suoi contenuti. Facciamo così questa discussione, tutti insieme: diventa più interessante e più utile per il Paese. Altrimenti, lo ripeto, sarà l’esercizio di un posizionamento sterile, di una qualche nevrosi eccessiva, inutile per la scuola e, alla fine, anche un po’ noiosa per noi che la ripetiamo stancamente “, conclude.

WhatsApp
Telegram

Abilitazione all’insegnamento 30 CFU. Corsi Abilitanti online attivi! Università Dante Alighieri