Mascherine in classe, attenzione alla disfonia. Quali misure può prendere la scuola

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Tra gli aspetti a tutela della salute dei docenti che dovrà sicuramente essere valutato nell’adozione delle misure finalizzate a salvaguardare l’integrità psico fisica dei lavoratori nell’ambito dell’emergenza coronavirus vi è sicuramente quello dell’utilizzo della mascherina in classe con le conseguenze che ne possono derivare. Ciò perché già in condizioni ordinarie i docenti sono costretti a sforzarsi nell’uso della voce figurarsi con la mascherina. Ed il rischio dell’incremento di disfonie è tutt’altro che remoto. Può soccorrere sul punto il manuale realizzato tra INAIL e MIUR nel 2013 che interessa la gestione del sistema sicurezza e cultura della prevenzione nella scuola.

La disfonia

Nel manuale si sottolinea che “Le fonopatie colpiscono dal 30 al 70%, a seconda degli studi, degli insegnanti. Tale incidenza, in ogni caso significativa, è da correlare alla necessità di mantenere l’intensità della voce di almeno 15 dB superiore al rumore ambientale, che, a causa della qualità acustica delle aule e del rumore di fondo prodotto all’esterno e/o all’interno dell’edificio scolastico, può superare i 65 dB. Se l’uso eccessivo della voce rappresenta la causa determinante, vanno comunque considerati fattori predisponenti di natura costituzionale quali facile stancabilità vocale, deficit uditivo anche modesto, errata coordinazione pneumo-fonatoria, abitudini voluttuarie (alcol, caffè, fumo), nonché la coesistenza di disfunzioni organiche quali il reflusso gastroesofageo o squilibri ormonali e situazioni di stress”.

In caso di sintomi va avviata la procedura della malattia professionale

Nel testo dell’INAIL si ricorda che “In caso di riscontro di noduli laringei in lavoratori soggetti a sforzi prolungati delle corde vocali, il medico, competente o curante, è tenuto a produrre un certificato di malattia professionale, essendo tale patologia nell’elenco delle malattie per le quali è obbligatoria la denuncia all’INAIL ex art. 139 del DPR 1124/65, anche se inserita tra quelle la cui origine professionale è “di limitata probabilità”, in relazione alla possibilità che sia correlata a fattori di rischio non lavorativi. Il riconoscimento di malattia professionale è comunque previsto solo nel caso in cui la funzione fonatoria sia apprezzabilmente e stabilmente compromessa”.

Quali le misure di prevenzione che la scuola deve adottare?

“ Le misure di prevenzione che la scuola può assicurare sono innanzitutto collegate alla bonifica acustica delle aule e palestre per aumentare l’isolamento da rumori esterni e per ridurre il riverbero, ma devono riguardare anche l’informazione dei docenti circa le norme di igiene vocale, dal controllo fonatorio alla correzione di fattori favorenti. Nei casi conclamati, è opportuno, infine, intervenire sull’orario dei docenti, in modo da garantire intervalli tra una lezione e l’altra, e introdurre strumenti di amplificazione vocale”. Pare evidente che sicuramente andranno impartite istruzioni ad hoc nell’uso della mascherina perchè l’uso della voce sarà sicuramente più intenso ed il datore di lavoro è responsabile della salute dei lavoratori ai sensi dell’articolo 2087 del codice civile.

Quali gli ambiti normativi?

L’INAIL ci ricorda che “gli ambiti normativi da considerare sono, oltre alla legislazione inerente la sicurezza nei luoghi di lavoro, la normativa specifica relativa alla scuola, e le norme di igiene pubblica legate alla salute della popolazione. La normativa sull’edilizia scolastica (DM Lavori Pubblici 18.12.75), che riguarda la progettazione e la ristrutturazione di edifici scolastici, prescrive i valori del tempo di riverberazione dei locali e stabilisce i limiti del livello del rumore emesso dagli impianti, indica i requisiti di isolamento al rumore trasmesso per via aerea ed al calpestio, ma non fornisce indicazioni sull’isolamento acustico complessivo delle strutture esterne (si parla solo di finestre e griglie), che sono invece fondamentali per la protezione acustica dell’edificio dalle sorgenti di rumore esterne, come il traffico stradale, ferroviario ed aereo. I provvedimenti che riguardano invece l’inquinamento acustico di tutti gli ambienti di vita sono la Legge quadro sull’inquinamento acustico (L. 447/95), il DPCM 5.12.97 – Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici (applicabile solo ai nuovi edifici e alle ristrutturazioni) e il DPR 142/04 – Disposizioni per il contenimento e la prevenzione dell’inquinamento acustico derivante dal traffico veicolare. Per asili ed edifici scolastici in generale è prevista la collocazione in classe I (Aree particolarmente protette) con limite diurno pari a 50 dBA. Costituiscono ulteriore riferimento tecnico i valori guida relativi al livello sonoro e al tempo di riverbero stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Unione Europea”.

Alcuni esempi gestionali

In un tale contesto, gli insegnanti sono indotti ad uno sforzo vocale eccessivo, con rischio di disfonia. Di seguito si riportano alcuni esempi generali dell’INAIL di interventi gestionali ed organizzativi che possono essere messi in atto per ridurre il rischio:

● predisporre norme di comportamento finalizzate a contenere il rumore di fondo e informarne il personale e gli allievi
● ridurre le occasioni di affollamento quali, ad esempio, la contemporanea presenza di più classi nella palestra
● destinare ad aula le zone più tranquille dell’edificio ed i reparti più rumorosi (mense o locali destinati ad attività ludiche) verso la strada
● intervenire nei confronti dell’Ente locale per modificare la viabilità nei pressi della scuola, vietando ad esempio il transito ai mezzi pesanti, o per installare barriere isolanti.

É importante, in generale, determinare i fattori che maggiormente influiscono in negativo sul clima acustico degli ambienti. Talvolta accorgimenti relativamente semplici possono risultare più che sufficienti (disposizione corretta degli arredi, compresi gli appendiabiti, utilizzo di tendaggi, ecc.), mentre, per contro, un costoso rifacimento delle finestre può risultare inutile nel caso l’isolamento rispetto all’esterno non sia il solo e il principale problema. Quando dovessero rendersi necessari interventi di tipo tecnico più consistenti, si dovrà coinvolgere il soggetto proprietario delle strutture che ospitano la scuola.

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