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Il dramma della scuola senza dramma. Laboratori teatrali, educazione drammatica: ancora possibili?

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Sono diverse le aree di sviluppo degli alunni – soprattutto quelli della scuola primaria: tra queste, c’è sicuramente l’area linguistico-espressiva, che racchiude in sé alcune discipline importanti

Tra queste:

  • l’educazione linguistica
  • l’educazione grafico-pittorica
  • l’educazione sonoro-musicale
  • e, infine, l’educazione drammatica.

Il gruppo e il singolo

Per “drammatica” si intende la vera ed efficace attività teatrale a qualunque livello e in qualunque luogo, dunque anche a scuola.
La rappresentazione sul palco di emozioni, dinamiche e pensieri ha lo scopo di far raggiungere agli alunni, attraverso la finzione scenica, una verità di volta in volta nuova – che deve essere prima interiorizzata e poi esposta, ma anche viceversa, in una sorta di circolo virtuoso. Questo è possibile sicuramente all’interno della dinamica di gruppo, che però deve tener conto da una parte delle capacità creative del singolo, e dall’altra degli obiettivi di lavoro del gruppo stesso.
Da questo punto di vista, dunque, il teatro è luogo di scoperta di sé stessi all’interno di un gruppo: metaforicamente e non, queste sono le basi stesse per la creazione di una classe funzionante.

Multidisciplinarietà e olismo

Il dramma rappresenta anche un simulacro del nuovo metodo di insegnamento moderno, puntato su una forte collaborazione tra discipline e loro integrazione inscindibile.
È questo che succede, in effetti, quando si recita: in tale momento è indispensabile la correlazione tra suono, parola scritta o pronunciata, gesti, atteggiamento, prossemica, maschera, movimento, spazio ed effetti scenici che, insieme, costituiscono nuovi eventi e reti di rapporti umani.

Gli obiettivi educativi

Il tutto porta a obiettivi specifici per gli alunni-attori: innanzitutto questi rivivono nella finzione le piccole tensioni emotive che ci sono a scuola, e le esorcizzano, sminuiscono. In definitiva, le superano. Inoltre, i ragazzi che recitano esteriorizzano il loro vissuto, inserendosi in un percorso di auto-conoscenza e auto-consapevolezza necessario per raggiungere la maturità. Per di più, recitare pezzi scritti da altri, magari propri pari, aiuta anche ad immedesimarsi nelle sensazioni altrui – nonché a capire il punto di vista razionale dell’altro.
Infine, c’è la danza: l’attore/alunno che usa il proprio corpo per muoversi nello spazio con un fine prestabilito, sarà un uomo o una donna consapevole delle proprie potenzialità comunicative non verbali.

L’educazione drammatica post-Covid

In definitiva, si può dire che l’educazione drammatica spicchi tra le altre discipline tipiche dell’area linguistico-espressiva, poiché rappresenta un po’ una summa di tutte.
Spesso, infatti, il laboratorio teatrale è una delle prime scelte, tra i vari progetti PCTO. Ma, proprio per il suo carattere onnicomprensivo e olistico, essa è la più complessa da esercitare, e richiede una forte coordinazione sia tra alunni che docenti – oltre che spazi e luoghi dedicati.
Considerando inoltre la necessità di stare in scena con una certa vicinanza fisica, oggi ci si chiede: quanto è ancora possibile pensare di preferire i laboratori teatrali, come attività parascolastica, in uno scenario in cui il distanziamento sociale è all’ordine del giorno? È vero che esistono possibili esercizi a corpo libero, o con la voce, o con la mimica e la gestualità, dove non c’è bisogno di toccarsi. Ciò non toglie che i classici “saggi” di fine anno in presenza, per coloro i quali partecipano ai laboratori drammatici, saranno pressoché impossibili – se non con una mascherina.

Una scuola senza drammi?

È auspicabile che si continui a mantenere un occhio di riguardo verso i laboratori teatrali, intesi non solo come luogo dove studiare un’antica disciplina e sviluppare necessarie competenze linguistico-grafiche ed espressive, ma anche come luogo e momento di aggregazione dei discenti e, in definitiva, di necessario svago e goliardia.
Un’alternativa possibile è – come è già stato sperimentato in alcune scuole durante la crisi sanitaria – è quella di fare le prove e gli spettacoli online in maniera sincrona.
Un’altra, probabilmente più vicina alle esigenze dei più piccoli, è quella di far registrare in video ad ogni alunno la propria performance allo scopo di costruire una rappresentazione collettiva (magari composta di piccoli monologhi o soliloqui che però, insieme, assumono un altro significato), effettuata in maniera asincrona.

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