Smart working negato al personale scolastico, Anief: e i lavoratori fragili?

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Anief – Il decreto “agostano” n. 104 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 14 agosto scorso – correlato alle situazioni emergenziali del Covid – ha disposto che al personale amministrativo, tecnico e ausiliario non sarà più possibile svolgere lavoro “agile”, come era invece previsto nel decreto legge del 19 maggio 2020, n. 34 all’art. 263: il sindacato si schiera contro questo provvedimento, perché con un solo atto si negano il diritto alla Salute e al Lavoro.

“Se il decreto 104 non viene modificato – spiega Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – quindi non solo non si tutela la salute del lavoratore, diritto imprescindibile sancito dalla Costituzione della Repubblica Italiana, ma non viene garantito neanche il diritto al lavoro, anch’esso sancito dalla medesima carta costituzionale. In pratica, si vanno a ledere in questo modo i diritti degli individui in quanto tali e che dovrebbero invece essere garantiti a prescindere dai nuovi decreti, decreti legge e norme varie. Anche in base a quanto ci insegna la nostra Costituzione della Repubblica Italiana, prima nella gerarchia delle fonti del diritto. Ecco perché occorrono modifiche al decreto 104, attraverso emendamenti che anche l’Anief si appresta a far presentare”.

Il decreto n. 104 del 14 agosto 2020 nega al personale Ata della scuola di poter accedere al lavoro da casa, nemmeno in presenza di lavoratori con patologie. Di fatto, viene a mancare l’applicazione del decreto legge n. 34 art. 263 del 19 maggio 2020, tralasciando un aspetto molto importante, che viene tra l’altro esplicitato dall’art. 32 della Costituzione, secondo il quale “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Come se non bastasseil decreto 104/2020 non tiene conto nemmeno del decreto legislativo 81 del 2008, riguardante la sicurezza sui luoghi di lavoro. E si rischia concretamente di negare pure il diritto al lavoro.

Secondo il sindacato autonomo Anief, tutto questo verrebbe a configurare la situazione “paradossale” per cui un probabile lavoratore “fragile” per patologie connesse con il proprio stato di salute non possa ricevere una proposta di contratto di lavoro a tempo determinato, perché portatore di problemi di salute. Inoltre, sempre nel medesimo decreto del mese di inizio agosto, viene sottolineato in modo chiaro ed inequivocabile che, qualora si venisse a verificare una nuova situazione emergenziale che desse luogo ad un ulteriore lockdown, si procederà a una risoluzione in tronco dei contratti a termine.

Il sindacato ricorda anche che nel recente protocollo sulla sicurezza sottoscritto pure da Anief dovrebbe essere previsto “un passaggio contrattuale” su questi temi per definire queste mansioni, a partire da quando si possa praticare il lavoro ‘agile’. “Escluderlo a priori, come è stato fatto per i lavoratori della scuola, quindi va a vanificare anche questo accordo formalmente approvato”, conclude il presidente Anief Marcello Pacifico.

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