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Cosa sono le distorsioni cognitive, Conoscerle per evitarle in classe

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Dal 1969 Amos Tversky e il premio Nobel Daniel Kahneman hanno studiato e analizzato, attraverso vari studi, le distorsioni sistematiche nei processi di pensiero e di decisione individuali, rafforzando la conclusione che l’essere umano non ragiona sempre con razionalità, ma è soggetto ad errori sistematici di ragionamento (anche detti “bias” o distorsioni cognitive”).

Le distorsioni cognitive sono dunque dei processi psicologici “viziati”, che inducono a rappresentare in maniera disadattiva gli eventi. Esse derivano da particolari procedure di ragionamento sintetiche e abbreviate, che utilizza abitualmente dalla nostra mente per prendere decisioni quotidiane. Si tratta quindi di una modalità di ragionamento che non deriva da un chiaro percorso, ma che si affida all’intuito e allo stato di contingenza in cui ci si trova.

Normalità o no?

Come spiegano Kahneman e colleghi, una piccola componente di distorsione si trova in ogni ragionamento umano, perché è insito nella nostra natura non del tutto razionale ma per lo più emotiva: ogni nostro ragionamento è frutto di una realtà vista in maniera soggettiva, e questo provoca distorsioni o pregiudizi (bias, appunto). Tuttavia, il problema sorge quando – soprattutto nei bambini, e soprattutto nella società scolastica -un individuo mette in pratica sistematicamente alcune delle seguenti distorsioni nei suoi ragionamenti quotidiani.

Ragionamento emotivo/astrazione selettiva

Si tratta del tipo di ragionamento che fa chi vede la realtà esclusivamente con il proprio filtro soggettivo, pensando che tutto avvenga come lo percepisce in base alle proprie paure o emozioni. Ad esempio, è tipico di chi pensa che, se si sente nervoso, allora qualcosa di irreparabile stia per succedere: è legato a una visione non fondata di ciò che avviene, avulsa dal suo contesto. È anche la realtà come la vede l’ansioso, o chi soffre di attacchi di panico. Similarmente, l’astrazione selettiva è quella di chi giudica una situazione da un determinato punto di vista, ignorandone gli altri.

Dicotomie, iper-generalizzazione, etichettamento globale

Il pensiero dicotomico è tipico dell’individuo che vede tutto bianco o nero: tutto negativo o tutto positivo. È decisamente esagerato, se si pensa a quanto può essere estrema una frase del genere, detta da un bambino: “se non prendo un bel voto nessuno dei miei compagni vorrà studiare con me, viceversa, essendo il primo della classe tutti mi ameranno”. Analogamente, la persona che iper-generalizza trae delle conclusioni generali da singoli eventi, che per lei rappresentano una disfatta totale. Dunque, fa delle iperboli in cui però crede profondamente: ad esempio, pensa che se non vincerà il torneo, sarà un perdente a vita nello sport. Anche chi soffre di etichettamento globale estremizza e generalizza tutto, soprattutto ciò che riguarda sé stesso, pensando ad esempio che sia un fallimento come figlio se i genitori lo rimproverano. O, al contrario, tende a sminuire tutto ciò che va contro il suo pensiero per evitare di mettersi in una situazione di dissonanza cognitiva.

Distorsione verso lo status quo

Simile al processo di dissonanza cognitiva è l’anomalia della “distorsione verso lo status quo”. Essa porta a ripetere sistematicamente una scelta fatta in passato in modo da non cambiare sistema di pensiero o preferenze: i ragazzi che sono caratterizzati da questa distorsione si lasciano guidare passivamente da ciò che viene detto loro pur di non prendere una decisione, evitando così di mettere in azione il proprio pensiero critico. E, in effetti, questo sistema di pensiero si identifica proprio come una certa “pigrizia mentale”, tipica di chi ha paura dei cambiamenti. È molto comune negli adolescenti insicuri delle proprie possibilità.

Doverizzazione, catastrofizzazione, personalizzazione

Infine, c’è una triade di anomalie che sono comuni negli scolari con un senso del dovere molto spiccato e, a tratti, ansiogeni.

La doverizzazione, ad esempio, fa sì che l’individuo si imponga delle regole che deve seguire per forza, anche se non gli va o se gli crea angoscia: ad esempio, si forza ad essere più simpatico. È pericoloso poiché potrebbe creare degli episodi di rabbia repressa in futuro. La catastrofizzazione (come anche la personalizzazione, in alcuni casi), può essere vista come una estremizzazione del pensiero dicotomico o del ragionamento emotivo: è tipico di chi vede alcuni eventi come irreparabili (ad esempio, una brutta figura in classe, per alcuni alunni, è qualcosa di traumatizzante).

Infine, la personalizzazione è una sorta di paranoia dovuta al fatto che l’individuo che attua questa distorsione pensa che tutto ciò che succede sia in relazione ad un comportamento proprio: ad esempio, pensa che se un amico non lo ha chiamato, allora sarà perché egli o ella gli ha fatto qualche torto.

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