Ritorno in classe, Mammì (M5S): “Presto disegno di legge per infermiere scolastico. Sì ai test rapidi a scuola” [INTERVISTA]

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Passi in avanti verso l’introduzione dell’infermiere scolastico. Durante l’esame del decreto legge Proroghe alla Camera è stato approvato un ordine del giorno, presentato dalla deputata Stefania Mammì, in merito all’introduzione dell’infermiere scolastico.

Una figura necessaria per poter tornare a scuola in totale sicurezza e garantire il rispetto del diritto alla  salute degli alunni e del personale scolastico.

A Orizzonte Scuola la deputata pentastellata spiega meglio la propria iniziativa parlamentare:

Cosa manca per rendere operativo il provvedimento?

“La mia proposta per istituire la figura dell’infermiere scolastico è contenuta in un ordine del giorno accolto nel corso della discussione per la conversione in legge del decreto di proroga dello stato di emergenza sanitaria. L’accoglimento comporta un impegno inderogabile da parte del Governo nel portare ad esecuzione il contenuto della proposta.  Per rimarcare l’importanza di tutto questo a breve depositerò anche una proposta di legge per istituire e definire la figura dell’infermiere all’interno degli organici scolastici”.

Si era parlato anche dell’istituzione del medico scolastico, come si collegano le due figure?

“Quando parliamo di assistenza sanitaria ci si riferisce a quella medica ma anche a quella infermieristica. Nell’ottica di un’assistenza il cui protagonista è lo studente, tutti i professionisti della salute devono collaborare  in un team multidisciplinare per perseguire lo  stesso obiettivo,  la salute della collettività. Ecco perché le due figure, medico e infermiere, si intersecano l’una con l’altra anche all’interno della scuola, collaborando per la salute dei ragazzi. Le due figure, chiaramente, si differenziano per competenza, ruoli e responsabilità. In particolare il medico si occupa della patologia del paziente, l’infermiere della effettiva cura. L’infermiere nelle scuole ha un ruolo preventivo e di triage in caso di malattie e nella situazione di pandemia, il medico deve mettere a disposizione le sue competenze per curare le persone malate, non per sorvegliare l’eventuale manifestazione di patologie che potrebbero insorgere nell’ambiente scolastico, inoltre, sarebbe necessario un dispiegamento notevole di personale medico che non sarebbe a mio avviso possibile garantire, data la carenza in termini di risorse umane che abbiamo già riscontrato nel corso della fase più acuta dell’emergenza sanitaria”.

Sulla riapertura delle scuole il dibattito è infiammato, avrebbe reso obbligatorio il test sierologico? L’avrebbe fatto fare agli studenti?

“Il Ministero della Salute ha messo in campo tutte le misure per garantire la sicurezza alla riapertura delle scuole. La riapertura della scuola è un momento determinante per la gestione della pandemia e la ripartenza dell’intero Paese. È richiesto il massimo sforzo a tutti i livelli, per scongiurare che i numeri del contagio tornino a salire. I test diagnostici rappresentano uno strumento essenziale non solo per la gestione clinica dei pazienti ma anche e soprattutto per controllare la pandemia. I test sierologici sono utili per rilevare una pregressa infezione da SARS-CoV-2 e vengono utilizzati nella ricerca e nella valutazione epidemiologica della circolazione virale nella popolazione che non ha presentato sintomi. Pertanto essi hanno una limitata applicazione nella diagnosi di COVID-19 e nel controllo dei focolai, quindi più che rendere obbligatori i test sierologici serve una strategia per il contenimento di eventuali casi sospetti. Sono stati sviluppati, e sono in continua evoluzione tecnologica per migliorare la loro perfomance, dei test rapidi che rilevano la presenza dei virus in soggetti infetti. Questi test sono basati sulla rilevazione di proteine virali (antigeni) nelle secrezioni respiratorie (tamponi oro-faringei o saliva) e potrebbero rappresentare, a mio avviso, la strategia più efficace per contenere il virus ed evitare nuovi focolai”.

Sull’utilizzo della mascherina a scuola, invece, cosa ne pensa. Giusto cosa ha approvato il Cts?

“Ritengo giusto quello approvato da CTS, bisogna rispettare tutte le norme dal distanziamento alla mascherine e al lavaggio frequente delle mani. Secondo studi scientifici se entrano a contatto un paziente positivo e uno negativo, se entrambi indossano la mascherina chirurgica la possibilità di contagio è dell’1,5%, mentre se il positivo è senza mascherina, ma il negativo è con la mascherina, la possibilità di contagio per quest’ultimo è pari al 30%. Se entrambi sono senza mascherina e hanno un contatto prolungato (anche se a distanza di sicurezza) la possibilità di contagio è maggiore del 70%. Quindi credo che questo esempio sia ampiamente dimostrativo di quanto sia importante l’utilizzo della mascherina. Se così non fosse allora perché negli altri luoghi chiusi sono obbligatorie? Anche la scuola è un luogo chiuso che prevede un contatto prolungato per svariate ore tra molti individui. Si tratta di un piccolo sacrificio volto a proteggere la salute dei nostri bambini, perché il contagio del coronavirus comporterebbe una sofferenza maggiore rispetto al disagio causato dall’utilizzo di una mascherina chirurgica”.

La politica deve assecondare in tutto e per tutto il parere degli scienziati?

“La politica e la scienza hanno ruoli diversi ma possono interagire in modo coordinato. Il sapere scientifico può non detenere la verità assoluta ma possiede le conoscenze per arrivarci. La politica è esecutiva e  può decidere quale strada seguire. E’  imprescindibile che nell’attuale emergenza sanitaria la politica si avvalga delle conoscenze scientifiche e dei pareri dei tecnici, in un’ottica di cooperazione. È chiaro altresì che spetta alla politica adottare le decisioni più opportune a tutela della salute pubblica e dell’economia del Paese in totale autonomia, assumendosene la responsabilità”.

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