Consulenza fiscale 8 Set 2020 - 18:14

Pensione RITA: attenzione, non è una misura previdenziale

Di Patrizia Del Pidio

La pensione con la RITA conviene solo e soltanto in presenza di una corposa cifra accumulata nel fondo complementare.

Sono una docente, nata nel dicembre 1958 e in ruolo nella scuola secondaria dal 1999.
Vorrei andare in pensione dal 1 settembre 2021 con Quota 100, ma in tal caso dovrei riscattare due anni di laurea senza agevolazioni perché ho versato contributi dal 1984. Sono titolare da 6 anni di un fondo pensione complementare, per cui ho letto che potrei usufruire anche della RITA.
La mia domanda: quale dei due sistemi è più conveniente per la mia situazione?

A mio avviso le conviene il pensionamento con la quota 100 e le vado a spiegare perchè. La pensione con la rendita riconosciuta con la RITA non è altro che la rateizzazione del tesoretto accumulato nel fondo previdenziale complementare ed è un’operazione che conviene soltanto a chi nel fondo complementare ha versato una somma molto corposa.

Poniamo il caso che lei abbia versato per 6 anni 500 euro al mese nel fondo complementare accumulando, quindi, 36mila euro di contributi, la pensione con la rendita le riconoscerebbe un importo mensile di 600 euro per i 5 anni che la separano dalla pensione di vecchiaia.

La RITA, quindi, può essere conveniente e permettere un assegno mensile dignitoso solo nel caso che dividendo il capitale accumulato negli anni per i mesi di anticipo dia una cifra consistente.

Controlli il capitale accumulato (dovrebbe avere un prospetto annuo o al limite può chiederlo) e lo divida per i mesi di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia: quello sarebbe l’importo mensile spettante. Da considerare, inoltre, che perderebbe la pensione integrativa spettante.

Nel caso della quota 100, invece, pur dovendo versare l’onere per il riscatto dei 2 anni di laurea, si troverebbe a percepire la pensione realmente spettante fin da subito a cui sommare, eventualmente, anche la pensione integrativa.