Cosa unisce l’insegnamento del Latino e i Big Data? Ne parliamo con Trisoglio Parodi (docente di lettere ed esperta in learning design)

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I dati stanno diventando sempre più importanti nella nostra vita quotidiana sia in quanto lettori di numeri e grafici da capire, analizzare ed interpretare, ma soprattutto in veste di primi attori in quanto contribuiamo noi stessi ad alimentarli semplicemente a seguito di una ricerca in rete, di un acquisto online o comunque muovendoci utilizzando il nostro smartphone.

La scuola deve dunque tenere conto di questo aspetto per dare consapevolezza alle giovani generazioni dell’importanza di queste enormi masse di dati (e alcuni corsi universitari si stanno avviando anche in Italia proprio su questa specializzazione) come informazioni essenziali per estrarne conoscenza.

Claudia Trisoglio Parodi è docente di lettere (!) e sperimenta da tempo con le proprie classi secondarie superiori attività di studio utilizzando i “big data” come “metodo” con specifici obiettivi formativi, come riportato nella videointervista di questa pagina, con approccio critico e risultati poco conosciuti ai più. L’applicazione delle “5 V” come metodo di studio conduce a ottimi risultati dal punto di vista didattico anche in materie non propriamente scientifiche o matematiche: Volume, Velocità, Varietà, Veridicità, Valore.

I Big Data incidono infatti anche in contesti non esclusivamente aziendali come dimostra l’app realizzata dagli studenti di un liceo genovese destinata alla locale azienda di trasporto pubblico urbano introducendo un cambiamento culturale, organizzativo e didattico nel panorama scolastico e nel processo formativo.

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