Il lavoro dei prefetti arranca, le Regioni frenano: la scuola ad un bivio

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C’è grande preoccupazione nel governo per quello che potrebbe avvenire nei giorni festivi. La curva dei contagi non scende e soprattutto la conta giornaliera dei decessi è ancora drammatica.

Il rientro in classe per le scuole superiori dal 7 gennaio (per il 75%) dipenderà da cosa avverrà nelle prossime due settimane. Natale, Capodanno ed Epifania sono giorni che fanno preoccupare sia il governo che il CTS. Una stretta per i giorni festivi è pressoché certa (bisognerà capire se tutta Italia sarà zona rossa o alcune zone) e sugli spostamenti tra Comuni l’unica deroga concessa potrebbe essere quella per i centri abitati sotto i 5mila abitanti e per un raggio di 30 km.

Alle 12.30 si deciderà il destino del Natale degli italiani. La sentenza arriverà da un vertice, che si annuncia infuocato, tra il premier Giuseppe Conte e i capidelegazione della maggioranza Dario Franceschini (Pd), Roberto Speranza (LeU), Alfonso Bonafede (5Stelle) e Teresa Bellanova (Italia Viva), cui parteciperà il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia.

Martedì, in conferenza stampa, il direttore generale del Ministero della Salute, Gianni Rezza, è stato chiaro: è ancora presto per parlare della riapertura delle scuole, la curva ancora non si è raffreddata e soprattutto il virus circola in modo sostenuto in alcune regioni (come ad esempio nel Veneto).

Il rientro in classe il 7 gennaio verrà deciso, probabilmente, nella settimana tra Natale e Capodanno, ma, secondo quanto segnala Il Messaggero, appare difficile tornare dopo l’Epifania. L’incidenza dei casi è ancora elevata e finché non si abbassano i dati giornalieri sotto la quota di 5mila – 10mila casi, è impresa dura parlare di ritorno alle attività in presenza. Le Regioni frenano sul ritorno in classe e il lavoro dei prefetti sullo scaglionamento degli ingressi arranca.

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