Riapertura scuole, sulla data del rientro pesa l’incognita dei dati covid post-festività

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Il ritorno a scuola a gennaio presenta ancora diversi nodi: oltre a quelli legati all’organizzazione dei territori in merito ai servizi dei trasporti pubblici, vi è un aspetto da non tralasciare che potrebbe pesare sulla data del rientro in classe degli studenti di scuola secondaria di secondo grado: i dati covid post festività natalizie.

Prima i dati post-feste di Natale e poi la data del rientro?

In effetti, le parole del Governatore della Campania De Luca, oltre a sollevare il solito vento di polemica, sembrano toccare un nervo scoperto: “Vedo che si parla di riapertura dell’anno scolastico il 7. Questa è una delle cose che mi fanno impazzire in questo paese: fissare le date a prescindere. Ma come si fa a dire apriamo il 7 gennaio senza aver verificato il 3, il 4 o il 5 qual è la situazione epidemiologica. Credo che in Campania non apriremo tutto il 7, anzi sicuramente non apriremo tutto il 7″, ha detto il presidente della Regione Campania.

E anche se la Ministra dei Trasporti De Micheli puntualizza che “Abbiamo preparato un piano di  riorganizzazione del trasporto pubblico locale in modo di essere pronti per il 7 gennaio per la riapertura della scuola fino al 75% in  presenza. Tutte le Regioni italiane hanno già preparato i verbali per  la riorganizzazione del Tpl”, sia il Ministro della Salute Speranza che il coordinatore del Cts Miozzo, hanno fatto intendere nei giorni scorsi che la data del 7 gennaio potrebbe anche non essere rispettata. “Abbiamo tenuto aperto il primo ciclo anche in zona rossa, – ha ricordato il Ministro della Salutel’abbiamo tutelata il più possibile. C’è un accordo con le Regioni per riaprire in presenza le superiori al 50%”. “L’obiettivo – afferma in relazione all’andamento della curva dei contagi – è 50 casi ogni 100 mila abitanti. Adesso ne abbiamo 150”.

Secondo Agostino Miozzo, invece, si “riapra il 7 o l’11, farà poca differenza rispetto ai tanti mesi in cui la scuola è stata chiusa. La capienza è stata del 50%, in linea generale, ma ci sono diverse Regioni che saranno pronte per il 75%”.

Poco importa se il centro Europeo per il controllo delle malattie ha chiarito che la scuola non è stato il motore di contagio nella seconda ondata. Lo studio elaborato dal Centro Europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), si può sintetizzare in questo modo: il ritorno nelle aule scolastiche a metà agosto in diversi paesi è coinciso con un generale rilassamento delle altre misure restrittive in molti paesi, e non appare quindi essere stato un motore di contagio nella seconda ondata di casi osservata in molti stati europei ad ottobre. Tuttavia, a gennaio potrebbe essere fondamentale valutare la situazione prima di iniziare con le lezioni in presenza.

Orari scaglionati e trasporti: la spunterà l’autonomia scolastica

E poi c’è l’organizzazione degli orari scaglionati: nonostante l’accordo Stato-Regioni che prevede turni di ingresso e uscita differenziati, i dirigenti scolastici non cambiano idea: in molti casi far entrare a scuola gli alunni alle 9 o alle 10 non è facile da realizzare. Ecco perché i presidi nei giorni scorsi hanno più volte puntato il dito su tale criticità.

La sensazione è che non ci sarà alcun ritorno a scuola uniformato per tutti, né come data né tanto meno nell’organizzazione degli orari e del trasporto scolastico ad essi legati. E forse, nemmeno nella percentuale delle lezioni in presenza: lo stesso De Luca ha detto che il 50% nei primi giorni sembra troppo. Ragionamento che affronteranno anche altri territori. Anche perché, come spesso accaduto, a prevalere sarà l’autonomia scolastica: gli istituti applicheranno le prescrizioni nazionali nelle misure e modalità che potranno realmente garantire.

 

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