Donazzan: per primarie e medie la Dad è un danno. Occorre programmare le assunzioni dei docenti

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“La scuola ha bisogno di serenità. Il ruolo della scuola resta quello fondativo di una comunità e di una Nazione. Non si può immaginare una comunità consapevole, critica e capace di costruire il proprio futuro senza investire nella scuola”.

Inizia con queste parole l’intervista che l’assessore all’Istruzione della Regione Veneto, Elena Donazzan, ha rilasciato all’Osservatorio Economico e Sociale Riparte l’Italia.

Molte le iniziative messe in campo dalla Regione Veneto “che ha deciso di rafforzare i legami istituzionali condividendo scelte e responsabilità con l’Ufficio Scolastico Regionale del Veneto (che ricordo essere ufficio periferico del Ministero). Abbiamo poi investito nelle “nostre scuole” della formazione professionale, per aiutarle ad acquistare strumentazione adeguata. Siamo andati in sostegno delle famiglie numerose e abbiamo utilizzato risorse comunitarie della Regione per fare formazione ai docenti sulla DAD”.

Con riferimento alla necessità di garantire le lezioni in presenza agli alunni, l’assessore Donazzan ribadisce che: “il Veneto per l’anno scolastico 2020/21 ha insistito, riuscendo, per tenere aperte la scuola primaria e secondaria di primo grado. Riteniamo infatti che per i bambini e per i ragazzi delle medie la didattica a distanza sia un danno, non una metodologia, e spero sia il più possibile ridotta anche per le scuole superiori”.

La riflessione si sposta poi sul reclutamento del corpo docenti, che l’assessore definisce: “il vero fallimento della scuola italiana, e questo non solo in epoca covid-19. Non ci sarebbe nulla di più semplice che programmare le assunzioni e le immissioni in ruolo perché, banalmente, si sa quanti bambini sono nati nel 2020 e quanti entreranno dunque nella scuola dell’obbligo nel 2026”.

Chiare le priorità per il futuro: “Non tutto si fa con i soldi, e questo vale soprattutto per la scuola. La priorità è una più efficiente organizzazione, con una programmazione almeno per ciclo di studi dei docenti, ed una programmazione territoriale per evitare sradicamenti e pendolarismi da una regione all’altra d’Italia con costi economici e sociali per i docenti, docenti a cui dovrebbe essere aumentato lo stipendio anche in base al merito e alla valutazione”.

L’assessore conclude il suo intervento con un riferimento al rapporto tra la scuola e l’Università: “stiamo seguendo con le Università del Veneto l’andamento delle iscrizioni, e come Regione sono molto attenta a rendere pieno il diritto allo studio e ad agevolare il rapporto tra imprese e lavoro, per dare un messaggio convincente ai giovani, per avvicinarli a percorsi di studio con possibilità di sbocchi professionali”, come anche alla stretta connessione necessaria tra la scuola e il mondo del
lavoro su cui la Regione Veneto ha già raggiunto significativi traguardi: “negli ultimi 15 anni ho passato il mio tempo e concentrato gli sforzi del mio Assessorato per rendere effettivo il rapporto tra scuola e lavoro”.

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