Crisi di governo, Renzi: “Ora si può fare ciò che serve al Paese, ai suoi docenti e ai suoi giovani”

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“Ora possiamo finalmente fare ciò che serve al Paese, ai suoi insegnanti, ai suoi lavoratori, ai suoi giovani: un governo serio, di legislatura, che dia risposte concrete e non evasive alle sfide drammatiche della pandemia e assicuri la ripresa”.

“Un governo europeista non a parole, ma nei fatti: capace di concretizzare in progetti il gigantesco sforzo del Next Generation Eu. Con un documento serio, scritto bene, concreto”.

Così il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, nella sua enews.

“Noi andremo al Quirinale senza pregiudizi – aggiunge -. Per noi la priorità è aiutare i cittadini a uscire da questa fase di stallo e di difficoltà non solo economica. Sprecare i soldi del Recovery, perdere tempo sui vaccini, ritardare il ritorno a scuola, vivere di sussidi sarebbero errori imperdonabili”.

E ancora: “Sono ore delicate per il nostro Paese. Il presidente Conte ha preso atto di non avere i numeri e si è dimesso”.

“Dopo giorni di fango contro di noi, tutto è più chiaro. Non è Italia viva ad aver aperto una crisi: è l’Italia che deve affrontare una crisi da far tremare i polsi. Siamo tra i peggiori al mondo come Pil nel 2020, come rapporto popolazione/decessi per Covid, come numero di giorni di scuola persi dai ragazzi. Il Recovery Plan è l’ultima occasione: va colta adesso. Per il momento non è all’altezza delle nostre aspettative e soprattutto dei bisogni dell’Italia”, aggiunge.

Poi conclude: “Il Governo Conte era nato per mandare a casa Salvini. Rivendico quella scelta. E ancora ricordo i ‘No, giammai’ del gruppo dirigente del PD che preferiva le urne a un nuovo Governo. Cambiando idea hanno permesso di evitare un esecutivo sovranista. Anche allora fummo criticati come lo siamo oggi. Forse in questa fase il massacro mediatico che abbiamo subito è stato persino peggiore. Ma voglio che tutti sappiano che chi sta in Italia Viva e chi la sostiene sceglie di lottare per il bene comune, non di appiattirsi sui luoghi comuni”.

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