Nasce compiti@casa, sostegno a distanza contro la povertà educativa

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In una logica di contrasto alla povertà educativa tramite il sostegno a distanza, nasce il progetto compiti@casa, promosso dalla Fondazione De Agostini in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino, rivolto agli studenti della scuola secondaria di primo grado con difficoltà di apprendimento, poca autonomia e scarsa motivazione nello studio, e spesso con svantaggio socioeconomico.

Nel primo anno del progetto, l’offerta si rivolge ad alunni delle classi prime e seconde, per un totale di cento ragazzi e ragazze suddivisi su tre scuole “pilota” di quartieri periferici di Novara, Torino, Milano, a forte caratterizzazione multietnica.

La finalità del progetto – spiega la Fondazione De Agostini – è quella di sostenere e accompagnare allo studio gli alunni in difficoltà nell’apprendimento dell’italiano, della matematica e delle discipline scientifiche, con attività di studio pomeridiano per quattro ore settimanali, a partire dal secondo quadrimestre dell’anno scolastico. Le attività, a distanza, in ambiente di apprendimento virtuale già sperimentato, in rapporto uno a uno, sono tenute da cinquanta studenti universitari dell’Università torinese: un’azione educativa mirata, con l’utilizzo di metodologie innovative e strumenti digitali, con tutor giovani, motivati e preparati che, in un’ottica di peer education (cioè un’educazione tra persone simili, che possono condividere un “piano comune” per dialogare), possono non solo aiutare i ragazzi in difficoltà di apprendimento ma essere soprattutto capaci di ascolto, accoglienza e buone relazioni (seppur a distanza).

A seguito della pandemia Covid 19 – sottolinea la Fondazione – più di 8,5 milioni di studenti sono stati costretti a interrompere la frequenza scolastica, aggravando ulteriormente le disuguaglianze di base.

A questa situazione si sono sommate le difficoltà che la didattica a distanza (DAD) ha generato: difficoltà di accesso ad internet, mancanza di device appropriati, spazi domestici insufficienti per lo studio, analfabetismo digitale delle famiglie incapaci di assistere i figli in questa nuova modalità di apprendimento. La DAD ha tuttavia messo in evidenza anche potenzialità, che possono continuare oltre l’emergenza: un rapporto diretto con gli insegnanti al di fuori dell’orario scolastico, una programmazione didattica più individualizzata, l’accesso a strumenti multimediali prima poco utilizzati, l’uso del web per la condivisione di contenuti educativi.

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