Azzolina al passo d’addio, il racconto di 13 mesi a Viale Trastevere all’ombra del Covid

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Si avvia a conclusione l’esperienza di Lucia Azzolina come ministra dell’Istruzione. La 38enne, originaria di Siracusa, ritorna a fare la deputata alla Camera dei Deputati.

Mai come nel 2020 la scuola e il ministero dell’Istruzione è stato terreno di scontro politico. Un settore, quello dell’istruzione, che coinvolge, tra personale scolastico e studenti oltre 9 milioni di persone. Le scelte della ministra, dunque, hanno coinvolto l’opinione pubblica nel bene e nel male.

I 13 mesi a Viale Trastevere sono stati contrassegnati dall’emergenza Covid-19. Mai nessuno si era districato in mezzo ad una simile emergenza sanitari e sociale dal secondo dopoguerra.

Il 10 gennaio entra in carica, ma dopo un mese scoppia la pandemia

La ministra è entrata in carica il 10 gennaio e a fine febbraio ha dovuto fare i conti con l’emergenza Covid-19, lo stop alla didattica in presenza, sperimentazione della dad ed esami di maturità in forma light.

Dopo l’insediamento ufficiale, appunto il 10 gennaio, la prima uscita pubblica della ministra Azzolina è con i ragazzi. Insieme a 100 ragazzi e i loro docenti, infatti la ministra partecipa al ‘Viaggio della Memoria’ a Cracovia. Si avvia quindi il lavoro amministrativo ma il 21 febbraio si presenta il primo caso di Covid-19 per un cittadino italiano: è l’inizio dell’emergenza.

Anche il ministero sposta quindi i suoi ‘sforzi’ sulle questioni  legate all’emergenza sanitaria. Spuntano le prime zone rosse e il dicastero di Viale Trastevere attiva subito la task force impegnata nella gestione del coronavirus. Già nella prima fase vengono forniti, proprio a Vo e Codogno i primi tablet e i primi aiuti per sostenere la didattica a distanza.

Gli interventi per gestire l’emergenza

Il 9 marzo Conte firma quindi il Dpcm di sospensione delle attività didattiche in tutte le scuole del Paese fino al 3 aprile. Azzolina parla di “profonda ferita”: “È una misura dolorosa, ma necessaria, che condivido. Mi impegno a stare ancora più vicino a  studenti e personale scolastico. Andremo avanti affrontando insieme questa emergenza. Le attività si sospendono, ma la #scuolanonsiferma”, dice.

Viene quindi messa in piedi la Didattica a distanza. Non mancano le polemiche, anche con  diffide da parte dei sindacati contrari alla dad. Un clima acceso che non si affievolisce di fronte ad una crisi che si protrae nel tempo. Inizia quindi il dibattito sul decreto scuola, decreto che avrebbe dovuto prevedere le regole per la prosecuzione dell’anno scolastico vista la situazione sanitaria e per l’esame di stato. Anche in questo caso non mancano scontri e polemiche.

Con il Decreto ‘Cura Italia’  vengono quindi stanziati 85 mln per l’acquisto di 400mila tra tablet e pc e 100mila connessioni a sostegno ragazzi meno abbienti.

Dopo un lungo dibattito si decide anche di cambiare l’esame di Stato: impossibile svolgerlo come di consueto (due scritti e uno orale). Eccola soluzione d’emergenza con un maxi orale e soprattutto l’ammissione alla prova per tutti, pur tenendo conto dell’andamento di tutto l’anno. L’esame viene considerato una sorta di “debutto” del rientro, una prova generale per mezzo milione di studenti di quello che sarà a settembre.

L’ estate dei banchi a rotelle

L’estate passa con i preparativi per il ritorno  in classe e soprattutto per l’accesa polemica sui banchi a rotelle su  cui si è tornati ancora nei giorni scorsi. L’estate è quindi contrassegnata dai lavori dei diversi Tavoli regionali per avviare il nuovo anno scolastico in piena sicurezza.

Ad agosto si arriva alla pubblicazione delle Linee Guida per la Didattica Digitale Integrata (Ddi), previste dal Piano per la ripresa di settembre presentato a giugno che contiene indicazioni operative affinché ciascun Istituto scolastico possa dotarsi di un Piano scolastico per la didattica digitale integrata, da attivare in caso di nuove misure d’emergenza che avrebbero sospeso per la seconda volta le attività didattiche in presenza. Cosa che, purtroppo, è puntualmente avvenuta in seguito alla seconda ondata pandemica cominciata a fine settembre 2020.

Il ritorno in classe, ma a fine ottobre le Regioni chiudono le scuole

Il ritorno in classe a settembre, infine, è contrassegnato da una partenza a singhiozzo causa elezioni regionali. Alla fine di  ottobre, i contagi risalgono e le Regioni agiscono in ordine sparso. Prima la Campania, poi tutte le altre, decidono di chiudere le scuole. Momenti difficili tra lo Stato e gli enti locali. Prima di Natale c’è l’accordo per un rientro in classe ordinato dopo l’Epifania, ma prima del 6 gennaio, nuovo scontro tra le parti e partenza rimandata al 1° febbraio per molte scuole di diverse regioni italiane.

Cosa rimane da fare

Tra i diversi dossier sul tavolo prossimo ministro, due particolarmente urgenti: il primo riguarda il vaccino per docenti e Ata il secondo, invece, riguarda l’Esame di Stato.

Sembrava, infatti in dirittura di arrivo, ma la crisi di governo ha fatto slittare l’ordinanza sulla maturità 2021 attesa a fine gennaio. La data del 31 gennaio per il decreto con le materie della seconda prova, per quest’anno scolastico, infatti, non è prevista.

A disciplinare l’Esame di Stato la legge di bilancio che prevede che, con una o più ordinanze ministeriali, possono essere disposte specifiche misure per la  valutazione degli apprendimenti e per lo svolgimento degli esami di  Stato conclusivi del I e del II ciclo di istruzione.

Ordinanza che, in attesa degli sviluppi della crisi di governo è stata messa in  stand-by.

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