“Equiparare la scuola a servizio essenziale e tenerla aperta anche in zona rossa”. Manifestazione No Dad a Roma [VIDEO INTERVISTA]

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In Piazza del Popolo, a Roma, centinaia di manifestanti contro la chiusura delle scuole e la didattica a distanza. Intervista a Maddalena Loy, della rete nazionale “Scuola in presenza”, il comitato che ha organizzato la manifestazione a Roma e in altre città italiane. Servizio a cura della nostra inviata Elisabetta Tonni.

Noi chiediamo che la scuola venga equiparata a servizio essenziale e quindi bisogna tenere le scuole aperte anche in zona rossa. La scelta di chiudere le scuole è politica. Si poteva tenere aperto come negli altri Paesi. In Francia hanno chiuso tutto ma le scuole sono rimaste aperte“, dice Loy.

Inoltre, “se i ragazzi vanno a scuola c’è più tracciamento invece che a casa. L’ultimo studio di Lancet ha dimostrato che nelle scuole italiane durante la seconda ondata l’incidenza è stata minore del 39%“.

Bisogna tenere la scuola aperta con un potenziamento dei trasporti, con ristori. E poi si fa la Dad ma mancano gli strumenti dedicati adeguati. Cosa ha fatto lo Stato dopo un anno di pandemia? Niente, siamo allo stesso punto“.

Cosa proponete? “Riaprire le scuole, vaccinare gli insegnanti, come in tutti i Paesi. Noi non accettiamo di tenere chiuse le scuole ancora, dopo il 6 aprile“, conclude la docente.

Manifestazioni in tutta Italia

Una distesa di cartelle colorate, posate a terra davanti al Duomo di Milano, e il suono di decine di campanelle per chiedere di tornare a scuola in presenza, il prima possibile. Il mondo della scuola, insegnanti, genitori e alunni di ogni età, è sceso in piazza a Milano e in altre 34 città nell’ambito della manifestazione promossa dalla Rete Scuola in presenza per chiedere il ritorno in aula.

In piazza Duomo a Milano ragazzi e bambini, accompagnati dai genitori, hanno portato i loro zaini, su ogni cartella un messaggio per le istituzioni: “per il Governo i ragazzi non esistono“, “non possiamo più aspettare, la campanella deve suonare“, “questo zaino è pieno di rabbia“, “basta Dad“, per citarne solo alcuni.

E poi un grande striscione “La salute parte dalla scuola” e tanti palloncini bianchi. Un bambino ha anche disegnato se stesso intento a seguire una lezione in dad e sopra di lui un drago sputa fuoco che rappresenta il premier.

Al suono di decine e decine di campanelle, agitati dalle mani dei manifestanti, la piazza di Milano ha chiesto di tornare in classe “perché la scuola si fa in presenza“. “Siamo stufi dell’inerzia delle istituzioni su questo tema ancora dopo un anno – ha spiegato Mario Pau, del comitato A Scuola – e vogliamo la garanzia immediata che a breve si torni alla didattica in presenza“.

In piazza ci sono le famiglie, mamme e papà che cercano ogni giorno di conciliare la didattica e distanza dei figli con i loro impegni di lavoro. “Quello che dobbiamo tutelare è la salute mentale dei ragazzi – ha spiegato Anna Acuti, mamma di due figli -. I ragazzi in dad sono isolati e alla loro età non va bene“.

Quello che molti genitori sostengono è che “la scuola non è una fonte di contagio – come ha spiegato Selma De Mitri, mamma di quattro ragazzi -. I miei figli piangono ogni giorno perché gli manca la vita sociale, uno dei miei figli ha perso l’amore per lo studio che prima aveva, perché la dad è frustrante“.

In piazza anche l’assessore all’Edilizia scolastica del Comune di Milano e maestro elementare, Paolo Limonta: “Voglio che le scuole vengano riaperte dopo Pasqua e non sopporto che i miei bambini mi vedano in classe a fare didattica a distanza mentre loro sono a casa. Poi però fuori ci sono i marciapiedi pieni e i mezzi pieni e solo loro devono stare a casa“.

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