Tar Lazio: “DPCM 2 marzo rimane in vigore, ma Governo riesamini misure su chiusure”

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Resta in vigore il Dpcm del 2 marzo scorso che ha disposto l’automatica chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado nelle ‘zone rosse’ con didattica a distanza nelle ‘zone gialle’ e nelle ‘zone arancioni’. Questo è quanto viene precisato da fonti qualificate dopo che Il Tar del Lazio ha ordinato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di riesaminare entro il 2 aprile le misure previste dal decreto contestato, alla luce della cospicua documentazione prodotta in giudizio da numerosi genitori di studenti ricorrenti.

I giudici in due specifiche e identiche ordinanze hanno considerato, infatti, che i ricorrenti “hanno prodotto, a sostegno del ricorso, svariati studi scientifici pubblicati da prestigiose riviste mediche, reports sui dati di contagio in ambito scolastico rilevati in Toscana ed in Sicilia, nonché relazioni scientifiche, rilasciate da esperti in epidemiologia, in biomedica e in biostatistica, nelle quali si analizzano i dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità”; e che tutte queste relazioni “pervengono alla conclusione che non esistono evidenze scientifiche solide e incontrovertibili circa il fatto che il contagio avvenuto in classe influisca sull’andamento generale del contagio, che l’aumento del contagio tra i soggetti in età scolastica sia legato all’apertura delle scuole, che la cosiddetta variante inglese si diffonda maggiormente nelle sole fasce d’età scolastiche, che le diverse varianti circolanti nel Paese siano resistenti ai vaccini in uso in Italia”.

Il Tar ha inoltre considerato che lo stesso Dpcm impugnato richiama verbali del Comitato Tecnico Scientifico ed altre osservazioni tecnico-scientifiche dai quali “non emergono indicazioni specifiche ostative alla riapertura delle scuole”, ma anche il fatto che “il CTS non sembra avere valutato la possibilità, nelle zone rosse, di disporre la sospensione delle attività didattiche solo per aree territoriali circoscritte, in ragione del possibile andamento diversificato dell’epidemia nella regione”.

Alla fine, per i giudici sussistono gli estremi per la concessione della tutela cautelare invocata dai ricorrenti, ma solo al fine di ordinare alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di “riesaminare le misure impugnate alla luce di tutta la documentazione prodotta in giudizio da parte ricorrente, e in particolare di quanto emerge dagli studi medico-scientifici e dalle relazioni scientifiche da essa depositate in giudizio, adottando, all’esito del riesame, un provvedimento specificamente motivato”.

“Abbiamo dato voce ai più giovani e a tutte le famiglie provate da una misura incostituzionale! Si tratta di una vittoria importante, speriamo che induca il Governo a un definitivo cambio di rotta sulla scuola”: così il comitato A Scuola! commenta l’accoglimento da parte del tar del Lazio della domanda cautelare, presentata da un gruppo di genitori e di studenti dello stesso Comitato, nato a Milano, per la sospensione dell’efficacia del DPCM del 2 marzo 2021, nella parte in cui ha disposto in zona rossa la sospensione delle attività didattiche in presenza delle scuole di ogni ordine e grado.

In un comunicato, il comitato sottolinea alcune parti dell’ordinanza del Tar, che ha ordinato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri di riesaminare le misure impugnate entro il 2 aprile 2021, riconoscendo che esse “non appaiono supportate da una adeguata istruttoria”.

“L’affermazione desta grave preoccupazione, ancor più – si legge nella nota – se si aggiunge che il Collegio ha rilevato come dai verbali del CTS e dagli altri documenti prodotti in giudizio dall’Avvocatura dello Stato “non emergano indicazioni specifiche ostative alla riapertura delle scuole””.

“Il TAR sembra suggerire al governo la strada da seguire, là dove – spiega il comitato – evidenzia come il CTS non abbia “valutato la possibilità, nelle zone rosse, di disporre la sospensione delle attività didattiche solo per aree territoriali circoscritte, in ragione del possibile andamento diversificato dell’epidemia nella regione”.

“Spetta al Governo ora chiedere conto al CTS – conclude il comitato – delle ragioni che lo hanno indotto a chiedere l’adozione di una siffatta drastica misura, misura che sta moltiplicando le diseguaglianze sociali e inducendo gravi danni alla salute fisica e psichica dei più giovani”

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