Mobilità dirigenti scolastici, “chiediamo 100% sedi vacanti per trasferimenti. Non abbiamo neppure l’assegnazione provvisoria”

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“Si lamentano i docenti per il vincolo quinquennale? E noi che cosa dovremmo dire che non abbiamo neppure l’assegnazione provvisoria?” Il problema della mobilità investe i dirigenti scolastici assunti molti anni orsono fuori sede, a centinaia di chilometri dalla residenza e dalla famiglia.

Si tratta di professionisti che hanno affrontato con serietà gli impegni e i sacrifici imposti dallo stare lontano ma che ora rivendicano il diritto a regole che garantiscano il loro rientro in sede, quando possibile. “Siamo coloro che hanno lavorato con onore e sacrificio per la patria italiana – ci dice Mara Rosmarino, dirigente scolastica dell’Istituto Borgonuovo Sasso Marconi, in provincia di Bologna, un posto assunto più di cinque anni orsono a 550 chilometri da casa dove ha lasciato la famiglia –  gestendo  anche anni difficili, donando energia ad alunni, docenti, comunità italiane non di appartenenza e lasciando in una ovvia situazione di fragilità la propria famiglia, i propri figli, alunni anch’essi di questa Italia che dimentica a volte che la Patria si costruisce sui legami familiari , territoriali, sull’esserci. La scuola non vuole altro che la crescita sana e armonica dei cittadini del futuro, i figli e per questo non può dimenticare la prima agenzia educativa, la famiglia”.

“Prima ci siamo noi”, rivendica intanto la dirigente campana Imma Picone in un comunicato. “Si avvicina – spiega lei il senso della protesta – il momento nel quale gli Uffici Scolastici Regionali, come ogni anno, si occupano della mobilità dei dirigenti scolastici, il che in pratica significa spostare i dirigenti da una regione all’altra, da una provincia all’altra ed anche nelle stesse città, da una sede ad un’altra. Ogni anno, però, la storia si ripete e gli animi si riscaldano. Il problema riguarda soprattutto quei dirigenti impegnati fuori regione, vincitori concorso 2011, che, per cinque anni nell’indifferenza dell’USR Campania, hanno chiesto invano l’agognato trasferimento”.
A complicare la situazione, prosegue Picone, “ci sono le rivendicazioni dei presidi che hanno vinto il concorso successivo, nel 2017, considerati ‘profughi’. Loro. Il gruppo dei DDSS fuori regione, che al momento annoverano già sei o cinque anni di ruolo, diligentemente svolto oltre i confini campani, si compone di circa duecento “anime erranti’, disperate ma mai perse. Queste persone, peraltro cittadini italiani, sono spettatori, in queste ultime ore, dell’ennesima dimostrazione del fatto che lo Stato di diritto spesso non tutela i diritti che dovrebbe avere in cura, e che spesso questi diritti sono di chi se ne appropria, violando quanto meno la logica giuridica ed il principio di equità. Perché il problema è proprio questo: se esiste un’anzianità di servizio la priorità dovrebbe essere data a coloro che da un maggiore numero di anni lavorano fuori sede. E perciò, chiunque è in grado di capire che, se fosse programmata una mobilità straordinaria, dovrebbe essere rivolta prima a coloro che da più tempo lavorano in sedi, spesso disagiate e/o molto distanti dalla propria casa e dalla propria famiglia”.

Picone fa un paragone con la problematica situazione in cui si trovano migliaia di docenti vincolare per anni su un posto non gradito o reso difficoltoso anche sul piano economico per la lontananza dalla famiglia. “Si parla del vincolo quinquennale dei docenti che, però, hanno anche l’espediente dell’assegnazione provvisoria, non prevista per i dirigenti – precisa Picone –  Si parla di posti a disposizione per il prossimo anno scolastico, sottolineando che un dirigente su due sarà in servizio ancora fuori regione. Si parla, si grida, s’indicono conferenze stampa, si rivendicano diritti continuando ad ignorare quelli altrui. Noi ci siamo, siamo tanti e chiediamo di essere ascoltati. Il rientro dei dirigenti in Campania deve seguire un ordine, un criterio. Che fino ad oggi non risulta in nessun documento ufficiale, al quale proprio la sovraintendenza sarebbe tenuta. La discrezionalità dei Direttori Generali, in Campania come altrove, deve essere inscritta in margini riconoscibili entro cui disporre i trasferimenti richiesti e la percentuale delle sedi vacanti a disposizione per i trasferimenti deve essere innalzata il più possibile, anche al 100% se occorre, fino ad esaurimento delle domande. Ed è qui appena il caso di ricordare che il principio di discrezionalità presuppone che siano indicate e rese esplicite le linee direttive entro le quali detta attività viene esplicata dagli organi competenti. Questo ad evitare che ogni provvedimento di sorta possa risultare poco trasparente o addirittura arbitrario. E in questo senso l’anzianità di servizio sembra essere il criterio, il più equo, fermo restando i diritti legati allo stato di salute dei singoli richiedenti. Prima ci siamo noi”.

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