Dagli aumenti stipendiali al reclutamento, i sindacati sperano nel “Patto per istruzione”

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Potrebbe arrivare già domani il testo del Patto per l’Istruzione. O forse no. Dipenderà dal Ministro se riuscirà ad accogliere le indicazioni delle organizzazioni sindacali che nella serata del 6 maggio, in seguito all’incontro svolto in presenza dei confederali, hanno inviato. Ma non sarà semplice.

I temi caldi sono quello del reclutamento, come abbiamo già riferito, ma anche il rinnovo contrattuale. Argomenti che dovranno necessariamente passare dal Mef.

Gli impegni da assumere sono molteplici: alcuni riguardano interventi di respiro pluriennale, come quelli delineati nel PNRR. Ma oggi vogliamo porre anche il tema degli interventi di particolare urgenza, che vanno adottati in tempi rapidi e sui quali il patto deve contenere precisi impegni condivisi”, ha detto il Segretario Generale della Cisl Luigi Sbarra nel corso del confronto con il Ministro della Istruzione, Bianchi.

Oltre al tema del reclutamento e dei precari, dicevamo che il fronte rinnovo contrattuale è senza dubbio l’altro tassello caldo: “essenziale provvedere rapidamente all’apertura del tavolo per il rinnovo contrattuale 2019-21, valorizzando il confronto con le parti sociali fin dalla fase di predisposizione dell’atto di indirizzo. Sul tema delle retribuzioni che, come dimostrano le rilevazioni dell’Aran, sono tra le più basse in tutta la PA, chiediamo impegni precisi per poter investire sullo sviluppo professionale del personale della scuola. È necessario pertanto un coerente finanziamento con risorse da destinare ad uno specifico fondo sia per il personale del  Comparto scuola che per l’Area della dirigenza scolastica“, continua Sbarra.

I fondi per il rinnovo

I primi conteggi dei tecnici del governo e dei sindacati di categoria prendono a riferimento la dote attualmente sul tavolo per i rinnovi degli statali (3,7 miliardi inclusi i 400 milioni aggiunti dalla legge di bilancio 2021) che dovrebbe garantire, secondo l’esecutivo, un incremento del 4,07% della retribuzione pari a circa 107 euro medi mensili. Da questi vanno però sottratti, spiegano fondi sindacali, i 575 milioni utilizzati per pagare l’indennità di vacanza contrattuale, l’elemento perequativo (risulta coinvolto circa il 40% del personale, soprattutto della scuola), e i trattamenti accessori del personale militare e di polizia e vigili del fuoco.

n totale, all’istruzione dovrebbero andare 1,7-1,8 miliardi, che garantirebbero – al netto di eventuali risorse aggiuntive – circa 87 euro di incremento medio loro mensile, compreso l’elemento perequativo da 11,50 euro medi previsto dal precedente Ccnl 2016-2018 firmato Valeria Fedeli. In quel caso erano stati garantiti ai prof aumenti retributivi medi di 96 euro lordi al mese (da 80,40 euro minimi a 110 massimi, in base ad anzianità e grado di scuola).

A questi 87 euro lordi medi, tuttavia, va comunque aggiunta l’operazione “taglia-cuneo”, confermata nel 2021, e portata a regime sempre con l’ultima legge di bilancio. Si tratta degli incrementi fino a 100 euro netti al mese che molti lavoratori della scuola stanno percependo da luglio 2020 (per arrivare a 100 euro netti occorre avere redditi fino a 28mila euro, poi la curva Irpef – e il vantaggio nello stipendio – decresce fino ad azzerarsi alla soglia dei 40mila euro).

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