Piano estate, opportunità ma anche qualche criticità: dall’impegno dei docenti a quello delle segreterie e ausiliari

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Il Piano scuola Estate 2021, di cui alla Nota Ministeriale n.643 dello scorso 27 aprile, è senza dubbio un documento assai interessante, perché – a dirla con Enrico Bottero (2021) – prende finalmente atto che, dopo oltre un anno di frammentazione didattica, educativa e sociale, i nostri studenti necessitano non solamente di un tradizionale recupero/potenziamento curricolare, bensì di luoghi di relazione e confronto, fatti di esperienze di vita sociale.

La disposizione ministeriale appena ricordata, a firma del capo Dipartimento Stefano Versari, indugia non casualmente su un’evidenza: non si tratta di proporre una serie scollegata di attività, occorre piuttosto immaginare da parte delle scuole – nell’ambito della loro autonomia funzionale e in sinergia con Enti Locali e Terzo settore – un progetto accuratamente pianificato che sappia dare centralità alla scuola nella costruzione di una vera e propria “comunità educante territoriale”.

Al riguardo, il Piano caldeggia la stipula di patti di comunità e paternariati con Enti Locali, Associazioni, Enti pubblici e privati o imprese del Terzo Settore (allocando oltre mezzo miliardo di euro attraverso tre fonti di finanziamento), allo scopo di perseguire la creazione di quel sistema formativo integrato (o allargato), eredità culturale di Bruno Ciari e del Movimento di Cooperazione Educativa, e fare “scuola fuori dalla scuola” mediante una progettazione ad hoc.

Ora, di recente l’Associazione Nazionale dei Collaboratori del Dirigente scolastico (ANCoDiS) si è chiesta chi di fatto si debba occupare della progettazione (prima) e della realizzazione operativa del Piano Estate (dopo), evidenziando una volta ancora la debolezza di un sistema scolastico che non ha mai previsto in modo strutturato la presenza di figure intermedie che possano occuparsi – con professionalità e con orari specificamente dedicati – delle varie iniziative di ampliamento dell’offerta formativa.

Questo vuoto logistico (e nondimeno ideologico), come ben ha osservato Pietro Calascibetta (2021), porta con sé numerosi risvolti negativi, perché nella scuola la competenza a svolgere un compito di coordinamento è spesso opzionale, in quanto il dirigente scolastico si trova troppe volte vincolato a scegliere tra il personale disponibile e non impegnato piuttosto che tra coloro che potrebbero svolgere gli specifici incarichi con maggior efficacia.

Il progetto ministeriale, dunque, per quanto ambizioso, coeso e assolutamente condivisibile poiché peculiare supporto agli studenti più fragili o in difficoltà, nasce in un contesto assai problematico: la sua riuscita e la qualità delle azioni messe in pratica, infatti, molto dipenderà dalla lungimiranza progettuale delle singole scuole, dalla disponibilità reale degli operatori scolastici e, soprattutto, dall’efficacia delle sinergie che si dovranno sviluppare con i vari stakeholders esterni.

Entrando nel merito dell’organizzazione delle attività e delle responsabilità dei vari attori in campo (di cui le scuole sono il trait d’union), alcuni sono gli interrogativi che molti dirigenti scolastici si stanno ponendo e si porranno con l’approssimarsi del mese di giugno, quando il Piano entrerà nella sua prima fase operativa.

  • IMPEGNO DEL PERSONALE DOCENTE: Le fasi 1 e 3 del Piano Scuola Estate prevedono una partecipazione volontaria dei docenti (la fase 2, al contrario, non la prevede), per cui l’organizzazione degli eventuali corsi di recupero/potenziamento (giugno) o di raccordo con l’anno scolastico 2021/2022 (settembre) sarà complicata – al di là dell’effettivo numero delle adesioni – dagli impegni concomitanti degli stessi docenti volontari, che i mesi di giugno e settembre prevedono a livello curricolare.
  • IMPEGNO DEL PERSONALE AMMINISTRATIVO: L’avviso PON n.9707 in scadenza il prossimo 21 maggio prevede, come ogni altro Programma Operativo Nazionale, uno sforzo organizzativo notevole (bando, individuazione esperti/collaudatori, rendicontazione, ecc) e anche le altre due fonti di finanziamento (DL 41, art.31, comma 6; DM n.48/2021, che rimanda ai fondi ex L.440/97) relative al recupero di giugno o al raccordo di settembre presuppongono comunque una gestione e una rendicontazione amministrativa (quantunque quest’ultima possa esser fatta entro il 31 dicembre): andando verso l’estate le segreterie saranno sottodimensionate, gli AA annuali termineranno il servizio e non è stata concessa la proroga dei contratti degli AA su organico aggiuntivo “covid”.
  • IMPEGNO DEL PERSONALE AUSILIARIO: La fase 2 del Piano Scuola, quella che avrà un’incidenza prettamente estiva, potrebbe prevedere un importante impegno del personale ausiliario, poiché le eventuali attività organizzate dalla scuola di concerto con gli EELL (destinate a educatori, esperti esterni, imprese del terzo settore, professionisti di varia natura), sebbene non debbano essere organizzate giocoforza all’interno dei locali scolastici, potrebbero necessitare delle pertinenze della scuola e degli spazi ad essa adiacenti. Anche in questo caso, al di là dell’endemico sottodimensionamento del personale ATA, molti collaboratori scolastici devono necessariamente smaltire ferie o riposi compensativi e non sempre sarà agevole organizzarne la turnazione.
  • COINVOLGIMENTO DEGLI EELL: Il coinvolgimento di Comuni, Province, Associazioni, attraverso i patti educativi di comunità o simili, presuppone un dialogo che può diventare proficuo solo attraverso una serie di incontri e il tempo che ci separa dalla Fase 2 è esiguo; nondimeno le attività ludico-ricreative di recupero della socialità e della relazionalità, previste dalla fase estiva del Piano, essendo trasversali devono essere dettagliate in strettissima sinergia cooperativa. Come verranno equilibrate, al lato pratico, le responsabilità delle scuole con quelle degli Enti Locali interessati? I fondi allocati debbono poi essere rendicontati: se ne occuperanno per intero le segreterie già oberate da svariate incombenze istituzionali (pagamenti MOF, graduatorie, pensioni, solo per fare qualche esempio non esaustivo)?

Pertanto, in conclusione, è indubbio che il Piano Scuola Estate rappresenta un’opportunità decisiva, in un momento storico delicatissimo. Del resto, come disse Marco Rossi Doria, la comunità educante – per essere tale – deve radicarsi in un territorio circoscritto, dove poter fomentare quegli elementi di appartenenza identitaria e di spirito di comunità, legandoli all’apprendimento formalizzato, a quello informale e non formale e alla cura dei beni comuni.

Speriamo che quest’opportunità possa essere colta, progettata e realizzata nelle migliori condizioni per tutti.

BIBLIO-SITOGRAFIA DI RIFERIMENTO

  1. Nota Ministeriale n. Prot. 643 del 27 aprile 2021
  2. 2) Enrico Bottero, Ma il piano estate c’entra poco con il sistema formativo allargatowww.gessetticolorati.it
  3. R. Seccia, Piano Scuola Estate 2021: un ponte per il nuovo inizio?, su www.scuola7.it
  4. Pietro Calascibetta, Piano estate, un ponte per superare l’emergenza, www.gessetticolorati.it
  5. Patti educativi di comunità: una scuola per il territorio, su www.invalsiopen.it

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