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Modello 730 precari e disoccupati: come fare per utilizzarlo

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Il modello 730 lo può usare anche il lavoratore precario o il disoccupato, ma non nella maniera classica perché manca un sostituto di imposta.

Il modello 730 è il modulo di dichiarazione dei redditi largamente più utilizzato. Ci sono un paio di motivi che rendono questo modello più usato del gemello modello Redditi PF. Uno è la velocità di definizione del conguaglio fiscale, sia a debito che a credito, e l’altro è per la platea dei soggetti interessati, nettamente superiore per il 730.

Infatti il modello 730 lo utilizzano i lavoratori dipendenti ed i pensionati, e da molti anni ormai, anche disoccupati e precari. Infatti da quando è possibile presentare il modello anche senza indicare un datore di lavoro e quindi un sostituto di imposta, anche chi non ha un lavoro può scegliere la via del 730 al posto del modello Redditi PF, che resta il modello utile ai lavoratori autonomi, a chi ha redditi diversi da quelli da lavoro dipendente o da chi dopo la scadenza del 730 integrativo, deve correggere la propria dichiarazione per errori o omissioni.

Il modello 730 senza sostituto, cos’è?

Il modello 730 senza sostituto d’imposta è la dichiarazione dei redditi che possono utilizzare i contribuenti  privi di un datore di lavoro e quindi di un sostituto di imposta. In assenza di un datore di lavoro che in qualità di sostituto di imposta effettua  le operazioni di conguaglio fiscale, a debito o a credito, il modello 730 senza sostituto è una valida alternativa al modello Redditi PF.

Rispetto al modello tradizionale non cambia nulla, anzi, si utilizza proprio quel modello 730, solo che al posto di indicare le generalità del datore di lavoro, si barra la casella di assenza sostituto di imposta. Ricapitolando, i contribuenti tenuti a presentare le dichiarazioni reddituali possono operare anche in assenza del sostituto di imposta.

In linea di massima per poter utilizzare questo modello occorre che:

  • Esistano redditi  da lavoro dipendente, redditi assimilati o redditi da pensione,  percepiti nel 2020;
  • Non ci sia un datore di lavoro che effettua i conguagli nei mesi comunemente dedicati a questa operazione.

Nulla cambia dal punto di vista delle scadenze, perché si seguono le regole generali del modello 730 classico, così come spettano le medesime detrazioni.

Cambia molto dal punto di vista dei rimborsi

Con il 730 senza sostituto, i “conti” con il fisco, quelli relativi ai conguagli a debito o a credito, vengono fatti direttamente con lui. In caso di imposta a debito come risultanza del 730 senza sostituto, il versamento dell’Irpef e delle eventuali addizionali regionali e comunali deve essere effettuato con modello F24.

Se si utilizza un Caf o un professionista abilitato, subito dopo il rilascio della copia del contribuente, viene rilasciata anche il modello F24 per provvedere al pagamento. Anche senza sostituto si può chiedere il pagamento rateale, con un numero massimo di rate che varia in base alla data di presentazione del 730. Questo perché non si possono ottenere rate che vadano oltre la data dell’acconto Irpef 2021, che cade come prassi a novembre.

Per esempio, per una imposta a debito da rateizzare se la dichiarazione dei redditi è presentata per esempio, entro la fine di maggio, si potranno ottenere 5 rate di pari importo, sempre da versare con F24, di cui la prima scade a giugno e l’ultima ad ottobre. Infatti in teoria a novembre un contribuente verserà anche l’acconto.

Cambiano anche i termini per i rimborsi nel caso di imposta a credito. Infatti se con il 730 normale è il datore di lavoro o il sostituto di imposta in genere a provvedere a effettuare il conguaglio direttamente in busta paga, già nei mesi di luglio per i primi che presentano la loro dichiarazione, con il 730 senza sostituto i tempi si allungano.

Infatti nel caso di imposta a credito per il contribuente, il Caf o il professionista al posto di rilasciare il modello F24 di pagamento delle imposte, rilascia il modellino da presentare all’Agenzia delle Entrate in cui indicare il proprio codice Iban di conto corrente o carte di credito e simili.

Infatti in questo caso il rimborso fiscale arriverà direttamente sul conto a dicembre dell’anno in cui si presenta la dichiarazione. Senza Iban invece, il rimborso slitta a marzo dell’anno successivo (a dire il vero, entro marzo), con bonifico domiciliato o disposizione di pagamento diretta all’interessato.

Se invece il contribuente non utilizza intermediari autorizzati, le stampe del modello F24 per imposta a debito o del modello di indicazione delle coordinate bancarie si può scaricare direttamente dal sito dell’Agenzia delle Entrate.

Perché il 730 senza sostituto è un toccasana per molti contribuenti

La difficoltà maggiore in materia di 730 è quella che emerge quando si cambia lavoro nel periodo in cui il datore di lavoro dovrebbe riconoscere il rimborso. Ma è la medesima per chi durante i periodi in cui si effettuano i rimborsi, non hanno un contratto di lavoro (per esempio i precari della scuola).

Nel caso in cui un contribuente dopo aver terminato l’attività lavorativa è in corso di fruizione della Naspi, può scegliere se adottare la dichiarazione senza sostituto o se indicare l’Inps come tale. In effetti, l’Istituto Previdenziale funge da sostituto di imposta anche per i beneficiari della Naspi, come accade con le pensioni.

Dal punto di vista normativo questa soluzione che tira dentro l’Inps è perfettamente fattibile, ma essendo la Naspi una prestazione non definitiva, come tutti gli ammortizzatori sociali, meglio evitare di indicare l’Inps come sostituto, perché nel caso in cui ci siano situazioni che portano a sospensioni, revoche o a qualsiasi altro problema con la Naspi. Si correrebbe il rischio di dover intervenire in correzione con il 730 precedentemente compilato con l’Inps come sostituto di imposta.

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