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Usare i social per fini didattici, il modello Digcomp 2.1

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Aiutiamo i nostri allievi (e forse i nostri figli) a capire meglio i social, a controllarli e non a essere controllati compulsivamente dagli strumenti stessi. Facciamo usare tali strumenti a scuola per creare e condividere percorsi multimediali.

Noi docenti impareremo molte cose e gli allievi rifletteranno senza quasi accorgersene.

Tempo libero e social network

Un adolescente tra gli 11 e i 19 anni passa la maggior parte del suo tempo libero sui social, cioè su piattaforme e applicazioni come Facebook, Instagram o TikTok.

Un’altra grande parte del tempo è dedicata invece all’uso dei programmi di messaggistica, come Whatsapp e Snapchat (tecnicamente non sono “social”, ma producono effetti simili).

“The medium is the massage”, titolo che studioso di comunicazione Marshall McLuhan diede a un suo libro: lo strumento di comunicazione è come un massaggio, un tocco leggero ma continuo che, piano piano, muta la forma di chi lo usa, lo trasforma e lo conquista.

Le 3 problematiche da controllare

Nessuno dubita dell’utilità di questi strumenti che vengono usati in maniera efficace anche per la vendita, il marketing o la pubblicità, ma detto questo sono 3 le problematiche principali legate ad un uso eccessivo dei social e non solo negli adolescenti.

Per maggiori dettagli consultare #StatusofMind della RSPH.

La dipendenza

Sempre più giovani usano i social troppo a lungo e in modo apparentemente compulsivo e non controllabile, trascurando le relazioni con chi sta loro vicino, lo studio, il sonno, magari anche altre loro passioni.

I like che riceviamo su Instagram o Facebook innescano nel nostro cervello il rilascio di dopamina, come quando mangiamo un pezzetto di cioccolato fondente. I giovani instaurano quindi con i loro social media una relazione affettiva che è in grado di fornire loro una sensazione piacevole.

FoMO

Un secondo fattore di rischio è il fenomeno del “Fear of Missing Out” (in breve, FoMO), cioè la preoccupazione di essere tagliati fuori dal mondo, di perdersi qualcosa. Si tratta di una situazione riconosciuta ufficialmente come patologica dalle associazioni psichiatriche. La FoMO si caratterizza per la necessità di essere costantemente connessi con ciò che fanno gli altri, per paura di perdere il controllo, o per paura che qualcuno potrebbe decidere di nascondere qualcosa o di venire esclusi dal gruppo.

Scarsa qualità del sonno

Numerosi studi hanno poi dimostrato che un eccessivo utilizzo dei social network ha una correlazione significativa con la scarsa qualità del sonno. Infatti, non è auspicabile usare cellulari, laptop e tablet la sera prima di andare a dormire né tantomeno la notte, perché l’uso di luci LED interferisce negativamente con i processi del cervello che innescano sensazioni di sonnolenza e rilascio dell’ormone del sonno, la melatonina.

Parlare di social in classe

Se usati in modo consapevole, i social network possono agire come una piattaforma efficace per imparare a esprimere se stessi. I giovani hanno infatti la possibilità di personalizzare in modo creativo i loro profili con immagini, video, commenti, ecc. Inoltre, attraverso i social possono esprimere i loro interessi mettendo “mi piace” o “seguendo” delle pagine personali, ma anche di gruppi o di “celebrità”, e condividere le proprie passioni con altri utenti.

Usare i social per fini didattici

Credo che a scuola, oltre a rendere attenti e prevenire i rischi illustrati sopra, sia una buona pista cercare di sfruttare il potenziale dei social con i propri allievi.

Creare percorsi progettuali multimediali e presentarli tramite video o documenti nei social, ci permette di condividere facilmente i risultati al di fuori della classe e con le famiglie.

Esempi:

– Creare una pagina Facebook della classe per un percorso specifico.

– Realizzare un video in inglese in cui si presenta il proprio quartiere.

– Presentare la biografia di un grande matematico, con immagini formule ed estratti di filmati storici che lo riguardano.

Al limite si possono anche usare i social in maniera meno formale all’interno dei gruppi di lavoro che si creano in classe per sviluppare un percorso.

Dal modello Digcomp 2.1 alla classe

Lavorare con i social con fini didattici inevitabilmente porterà gli allievi a parlare delle loro dipendenze e delle problematiche legate ai social.

Il modello DigComp 2.1. lo usiamo allora come base per sfruttare e riflettere su e con i social.

DigComp 2.1 specifica 3 competenze importanti legate ai social.

  • Interagire attraverso le tecnologie digitali (2.1) comprende tutte le conoscenze e abilità richieste per saper gestire le relazioni online (e quindi spesso a distanza) in maniera efficace ed efficiente, adattando il proprio agire ad una varietà di contesti.

Quindi usare i social per fini pratici a scuola porta a sviluppare tale competenza. Durante la creazione e discussione di percorsi multimediali gli allievi imparano gli uni dagli altri il funzionamento degli strumenti.

  • Condividere attraverso le tecnologie digitali (2.2) si riferisce invece alle competenze richieste per condividere con altre idee ed esperienze tramite strumenti come i social network.

Condividere con la classe, con i docenti o con altre classi ci pone in una nuova prospettiva e ci porta a riflettere sulla qualità di quello che pubblichiamo e perché. In Facebook il materiale può essere accessibile anche solo a un gruppo ristretto e non risultare visibile ad altri.

  • La competenza “gestire l’identità digitale” (2.6) mostra come la nostra reputazione digitale è il risultato dello stratificarsi delle comunicazioni che ingaggiamo online. DigComp specifica che è determinante essere in grado di proteggere la propria reputazione in rete e saper trattare i dati che un soggetto produce quando utilizza un account social o delle applicazioni.

Avere nei propri profili anche artefatti cognitivi scolastici rende la nostra identità digitale più completa, nuova, originale e interessante, e siamo comunque liberi di cancellare tutto alla fine del percorso.

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