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730 e Naspi, come si indicano i redditi e le giornate per le detrazioni

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Nelle dichiarazioni dei redditi vanno inserite anche le cifre percepite con gli ammortizzatori sociali. Ecco come fare.

Per i precari della scuola l’appuntamento con la Naspi è una prassi che si ripete di anno in anno. E mai come da inizio 2020, gli ammortizzatori sociali sono stati un toccasana proveniente dalla grave crisi economica scoppiata a causa della situazione emergenziale sanitaria per la pandemia. Moltissimi gli italiani che hanno avuto a che fare (e alcuni continuano) con periodi di cassa integrazione piuttosto che di Naspi o di qualsiasi altra indennità per disoccupati Inps.

Adesso però occorre andare a completare la stagione reddituale 2020, con le relative dichiarazioni dei redditi, siano esse tramite il modello 730 o il modello Redditi PF. In ogni caso, anche gli ammortizzatori sociali vanno inseriti in dichiarazione, anche la Naspi. Infatti l’Inps ha messo a disposizione nel cassetto fiscale dei contribuenti, anche la Certificazione  Unica relativa agli emolumenti erogati a questi contribuenti come Naspi nel 2020.

E si tratta di somme erogate dall’Inps ed incassate dai contribuenti, che concorrono alla formazione del reddito complessivo e quindi imponibile. Ma come si indicano nel dettaglio queste cifre percepite come ammortizzatore sociale nelle dichiarazioni dei redditi?

Una delle cose a cui prestare attenzione sono i giorni indennizzati

Per chi è stato in cassa integrazione o per chi ha percepito nel 2020 la Naspi, quest’anno occorrerà indicare le risultanze della CU Inps nel 730. Infatti occorre definire l’Irpef da versare e le relative addizionali anche su questi emolumenti. Occorrerà quindi inserire i dati di questa Certificazione Unica in aggiunta eventualmente a quella del datore di lavoro, sempre relativa all’anno di imposta 2020 e quindi con la CU 2021. Uno degli aspetti più difficili e da tenere in considerazione in presenza di Certificazioni Uniche dell’Inps, riguarda i giorni riportati al suo interno.

Così come nella Certificazione Unica del datore di lavoro vengono riportati i giorni di lavoro svolti come dipendente dal contribuente interessato nonché lavoratore subordinato, così nella CU Inps saranno riportati i dati relativi ai giorni indennizzati dall’ammortizzatore sociale percepito.

Ed è qui che è assai probabile riscontrare alcune complicazioni, a tal punto che lo scorso 4 giugno l’Agenzia delle Entrate è dovuta uscire con una nuova risoluzione, la n° 41/E.

Nella dichiarazione dei redditi vanno indicati i giorni indennizzati distinguendoli tra quelli del primo e quelli del secondo semestre. E la loro sommatoria deve coincidere con quella riportata al punto 6 della Certificazione Unica Inps.

Giorni importanti per godere delle detrazioni per lavoro dipendente

I giorni indicati nella Certificazione Unica e da riportare nella dichiarazione dei redditi non sono dati di poco conto o da sottovalutare. Infatti è da questi dati che dipende la fruizione per il contribuente, delle relative detrazioni di imposta per lavoro dipendente, che si fruiscono anche su cassa integrazione, Naspi e su ogni altro ammortizzatore sociale Inps.

Va sottolineato che le giornate massime su cui godere delle detrazioni e quindi il numero massimo che può essere indicato nella dichiarazione dei redditi è 365 giorni. Non è raro infatti che in presenza di più Certificazioni Uniche la somma dei giorni superi 365.

Questo dipende in genere dal fatto che l’Inps spesso inserisce anche giornate di indennizzo relative per esempio, a periodi di lavoro delle annualità precedenti. Resta il fatto che riportando i dati nelle dichiarazioni dei redditi si deve indicare come numero massimo i 365 giorni di cui è costituito un anno solare (o massimo 366 nel caso di anno bisestile con febbraio di 29 giorni).

Il problema potrebbe essere che in base ai giorni di detrazione riportati sulle due Certificazioni Uniche, il contribuente ha goduto di detrazioni maggiori di quelle spettanti. Infatti considerando l’Inps per la Naspi, alla stregua di un normale datore di lavoro, è assai probabile che sia l’Istituto che il datore di lavoro abbiano applicato, ognuno per la propria certificazione unica, detrazioni per lavoro dipendente in conformità con le giornate riportate sulle Certificazioni Uniche.

La Naspi segue il principio di cassa e per esempio, una disoccupazione relativa per esempio al mese di dicembre 2019, se pagata a gennaio 2020, aggiunge i giorni di indennizzo dell’ultimo mese del 2019, nella Certificazione Unica 2020, causando un superamento del numero di giorni, soprattutto se tra Naspi e lavoro dipendente non ci sono mesi di pausa. Basta così il solo mese di Naspi relativo a dicembre 2019, incassato a gennaio 2020, per far salire di 31 giorni (quelli di dicembre 2019), il numero complessivo di giornate indicate nelle Certificazioni Uniche.

Dal momento che l’Inps ha calcolato le detrazioni spettanti anche su questi 31 giorni di disavanzo, e visto che il contribuente deve comunque inserire il numero massimo di giorni che è 365, l’interessato si trova a dover restituire le detrazioni in più sfruttate e non spettanti.

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