Bimbo precipitato dalle scale a scuola: parte processo per docente di sostegno

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A Milano si è aperto il processo a carico della terza imputata, insegnante di sostegno, presente in aula, per la morte del bambino del bambino di 5 anni e mezzo precipitato per una decina di metri nell’ottobre del 2019 nella tromba delle scale della scuola primaria Pirelli di Milano, dopo che si era allontanato per andare in bagno.

Il piccolo era deceduto dopo quattro giorni in ospedale per via di ferite riportate nella caduta. Un’altra insegnante era intanto stata già condannata a un anno con rito abbreviato e una bidella ha patteggiato 2 anni. Sono entrati negli atti del dibattimento anche una serie di documenti relativi alle normative sulla vigilanza e relazioni tecniche.

Nella prossima udienza, fissata per il 26 ottobre, saranno in aula i primi testi dell’accusa (21 i testimoni in totale) citati dal pm Letizia Mocciaro, titolare dell’inchiesta. I familiari del bimbo sono parti civili con l’avvocato Giuseppe Sassi. Fissate udienze anche per il 10 e il 23 novembre.

“Abbiamo scelto il rito ordinario perché siamo sicuri dell’innocenza della nostra assistita, riusciremo a smontare l’accusa, perché è vero che c’è un dovere di vigilanza ma è vero anche che in alcuni casi possono verificarsi situazioni imponderabili e imprevedibili”. Lo ha spiegato ai cronisti l’avvocato Luigi Iemma, che col collega Michele Sarno, assiste la maestra imputata.

La ricostruzione della vicenda

Erano le 9,30 del mattino quando il piccolo ottenne dalle maestre il permesso di uscire da solo dalla sua classe per andare in bagno. Di ritorno dai servizi igienici, probabilmente “incuriosito dal vociare” dei bambini di un’altra classe che stava andando in palestra, si legge negli atti, salì su una sedia girevole con le rotelle e si sporse dalla balaustra. Poi, perse l’equilibrio e cadde nel vuoto da un’altezza di circa 13 metri e mezzo.

La maestra, così come la collega già condannata, è accusata di avere “omesso la dovuta vigilanza sul bambino” avendogli consentito di “recarsi ai servizi igienici fuori dall’orario programmato” e violando così il regolamento dell’istituto e la direttiva della scuola avente ad oggetto la vigilanza sugli alunni.

La collaboratrice scolastica, che ha patteggiato, era accusata di “non avere vigilato sulla sicurezza ed incolumità dell’alunno”.

Avrebbe anche utilizzato il cellulare “durante il tempo in cui avrebbe dovuto effettuare la sorveglianza al piano”.

Inoltre, la donna si sarebbe allontanata dalla sua postazione di vigilanza, un gabbiotto da cui avrebbe potuto vedere il piccolo, e avrebbe lasciato incustodita e vicino alle scale la sedia girevole utilizzata da lui.

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