Prove Invalsi, Turi (Uil Scuola): “Le competenze non si misurano con il termometro”

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“Nei giorni scorsi l’Invalsi ha presentato l’esito delle prove nazionali. Si tratta di prove standardizzate che lasciano il tempo che trovano e sono tutte orientate alla misurazione delle competenze, come se fosse semplice. La ricerca spasmodica rivolta a misurare tutto ciò che serve è frutto di un’idea omologa, da pensiero unico, per cui ciò che vale deve essere misurato, anche il grado di apprendimento”, spiega Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola.

Non avendo nessuno l’ardire di misurare l’immisurabile, le conoscenze, il grado di cultura, si è pensato di misurare le ‘competenze’, come un elemento su cui lavorare, con molti limiti. Il punto è che siamo in presenza di un sistema che funziona come una sorta di misuratore, come il termometro: misura la temperatura, ma non la malattia. E, sulle diagnosi, parte le lotterie dei competenti, la lettura ed analisi dei numeri. Un esercizio che il più delle volte serve per giustificare la propria tesi. Proprio come stiamo facendo noi in questo momento: la DaD va ridimensionata ed è causa di un allentamento delle competenze da parte degli studenti“, continua il sindacalista.

E ancora: “Certo non ci volevano scienziati per fare questa previsione: la vera scuola è quella che si fa in presenza e mette insieme la comunità che sia riferita ad una sola classe o l’intero istituto, l’apprendimento non è solo trasmissione di competenze, ma di sensazioni, emozioni, interessi e curiosità che scattano nelle singole comunità. Un apprendimento umano non sempre viene considerato utile, nella misura in cui ciò che è utile e solo quello che induce una produzione immediata e non mediata, che è, invece, la base della crescita degli allievi. Che la DaD fosse un problema e non la soluzione era questione semplice da vedere inforcando le lenti della concretezza e della conoscenza di ciò che è e vuole dire scuola“.

Questione non propriamente semplice, se è vero che dopo gli entusiasmi della prima ora, insieme alla fiera della vanità che è indotta dall’individualismo e dalla competizione come fine e non come strumento, i limiti si sono appalesati agli occhi dei cosiddetti innovatori subito pronti a cambiare il mondo senza riuscire a misurarsi con la realtà, che è molto più complessa e difficile“, prosegue Turi.

Comunque, almeno questa volta, vogliamo noi utilizzare l’analisi dell’INVALSI per rilanciare le nostre posizioni e rivendicazioni nella speranza che possano servire a rimettere sul binario giusto un dibattito molto deviato dalle incompetenze della politica che utilizzando il potere di decisione, si arroga il diritto di scelte che poi non trovano paternità ma sono oggetto di uno scarica barile a cui la ‘lettura’ dei numeri, assegna un ruolo importante“, conclude il sindacalista.

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