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La valutazione degli studenti e le sue fasi: diagnostica, formativa, finale

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La valutazione ha sempre un significato pedagogico, ed indica la descrizione qualitativa e quantitativa dei comportamenti degli allievi, su cui si esprimono dei giudizi di valore che tengano conto delle condizioni ambientali in cui il processo educativo si esplica.

Il termine valutazione deriva dal latino valitus, e significa attribuire un valore. Diversi sono i tipi di valutazione che si realizzano nella scuola, come pure diversi sono gli effetti sugli allievi: l’attribuzione di un voto può richiamare all’impegno o può rilevare una carenza, ma può anche essere percepito un segno di capacità e come premio che segue una prova positiva. La scuola dell’autonomia si è posta il problema della supervisione sistemica dell’apprendimento e della crescita educativa dell’alunno, sulla base della quale adeguare le opportunità di apprendimento e quelle educative.

La valutazione ha una finalità educativa, che non si limita a controllare, misurazione, verificare, classificare gli alunni, ma ad aiutarli nel loro processo di maturazione. Per questo motivo una corretta valutazione deve essere adeguata ad un piano razionalmente concepito, rispondere a delle finalità chiare ed utilizzare dei mezzi adeguati a ciò che si sta valutando. La valutazione è l’atto e la conseguenza dell’attribuzione di valore a qualcosa o qualcuno. Per rendere la valutazione intersoggettiva occorre che le modalità e lo strumento di “misura” impiegati, cioè le operazioni compiute e il metro di paragone usato per attribuire quel dato valore a quel preciso evento, siano resi espliciti e fondati su criteri autonomi rispetto ai metodi e agli strumenti di cui si serve la misurazione. Tale atto:

  • si basa sugli obiettivi prefissati e sul loro raggiungimento;
  • risponde ad una funzione sociale e formativa che fa riferimento ad elementi misurabili, che poi interpreta, collega, elabora, delinea ed esprime in tratti di personalità.

Criteri utili per valutare

  • Criterio assoluto predeterminato e basato sul rendimento atteso di ciascun alunno, indipendentemente da qualsiasi altro fattore;
  • criterio individuale, che tiene conto dei livelli di partenza dell’alunno e dei progressi conseguiti;
  • criterio relativo, basato sul confronto tra la prestazione del singolo e quella della classe e delle classi tra loro.

Il giudizio che viene emesso non consiste nella sommatoria dei dati scaturiti dalla misurazione, ma dalla loro interpretazione in base a criteri precedentemente stabiliti e agli scopi per i quali si misura e si valuta.

Le fasi della valutatazione

La valutazione si distingue in diverse fasi:

  • diagnostica;
  • formativa;
  • finale.

La valutazione diagnostica è quella che si compie in una fase iniziale, quella formativa è della fase intermedia e la valutazione finale è quella sommativa del processo formativo. La valutazione iniziale delle prove d’ingresso permette di raccogliere informazioni su esigenze, difficoltà, possibilità di utilizzare materiali e strumenti idonei all’apprendimento degli allievi. La valutazione formativa consente di valutare il grado di acquisizione di conoscenze, competenze, capacità, in base alle quali predisporre eventuali strategie di recupero e correzioni in itinere del percorso didattico, sulla base di quanto emerge. La valutazione finale riflette l’efficacia del lavoro e serve anche a dare delle indicazioni per il futuro; la valutazione sommativa, espressa in decimi negli scrutini quadrimestrali e finali, verifica e valuta i risultati raggiunti dallo studente, avanza previsioni per il proseguimento degli studi.

In ogni valutazione bisogna distinguere cosa si intende valutare, scegliere lo stimolo che provoca una risposta adeguata da parte dell’allievo, raccogliere tale risposta, confrontare la prestazione fornita e la risposta attesa e, infine, attribuire un valore al risultato raggiunto dall’alunno. Si possono raggruppare queste cinque fasi in tre momenti fondamentali: lo stimolo iniziale, che è costituito dalla domanda, dal compito, dal problema che si sottopone all’attenzione del discente; il secondo momento è costituito dalla risposta a questo stimolo; il terzo è il giudizio espresso dal docente attraverso voti, graduatorie, aggettivi, giudizi o profili, e che va socializzato.

Il docente e le forme della valutazione

Nel momento in cui valuta l’insegnante comunica il proprio modello di apprendimento all’allievo, che impara a conoscerlo. Egli, dunque, apprende ciò che pensa possa essere considerato più importante dal docente, adeguandosi al modo di studiare e di apprendere più apprezzato, perché è consapevole del fatto che è il docente a valutare. È compito dell’insegnante definire i criteri di verifica, curando che la valutazione sia corrispondente a ciò che è stato insegnato.

Nell’ambito della ricerca docimologica bisogna individuare alcuni fattori psicologici ed emotivi che influenzano la valutazione del docente:

  • l’effetto alone, che è il condizionamento di valutazioni precedenti;
  • l’effetto contrasto, cioè il condizionamento di standard ideali di prestazioni;
  • l’effetto stereotipia, che è il condizionamento ad opinione generalizzata originaria;
  • l’effetto pigmalione, dovuto ad aspettative di prestazione.

Per evitare il rischio di cadere in tali forme di valutazione, bisogna ricorrere alla valutazione analitica ed alla valutazione olistica.

A ciascun docente, nel valutare, è richiesta:

  • corresponsabilità (nel team docente)
  • coerenza (con gli obiettivi e le attività programmate);
  • trasparenza (intesa come chiarezza, semplicità ed esplicitazione dei percorsi).

Per ogni caratteristica tipologica delle abilità da rilevare e/o funzione valutativa o didattica da svolgere, è necessario impiegare uno strumento di accertamento delle competenze la cui struttura sia in un certo senso omologa a quella caratteristica e a quella specifica funzione.

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