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“Il gioco delle ultime volte” di Margherita Oggero

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La signora Oggero è conosciuta dal grande pubblico televisivo per aver scritto i soggetti della fortunata serie televisiva Provaci ancora prof, con Irene Pivetti.

La notorietà arriva a sessantadue anni, con La collega tatuata, per Mondadori nel 2002. Fino al romanzo in questione, in cui si narrano diverse vicende ad incastro; da un lato il tentato suicidio di Alessandra, bellissima liceale, appartenente alla buona borghesia torinese, dall’altro un gruppo di adulti convenuti in una baita montana a trascorrere un lungo weekend. Nicola è un medico ed è lui il primo a soccorrere in ospedale Ale gettatasi sotto le rotaie del tram.

Non vi è un protagonista principale, sebbene la storia dell’amicizia di Matteo e Nicola svetti sulle altre: un’amicizia iniziata ai tempi del liceo e lì interrottasi per motivi che saranno noti al lettore solo al termine.

E varie figure femminili efficacemente tratteggiate, ripiegate su loro stesse, incapaci di dialogare con le ragioni profonde delle loro insoddisfazioni. Una specie di “Grande freddo” in salsa piemontese: piccoli drammi borghesi segnati non tanto dall’eccezionalità degli eventi vissuti, quanto piuttosto dalla risposta frigida, renitente, alla domanda che ogni momento apicale pone a chi lo vive.

Dal punto di vista strutturale, le analessi e le prolessi si susseguono a ritmo incalzante, inducendo il lettore a continui salti temporali. Va anche detto che dopo poco ci si abitua e si apprezza in maggior misura la scrittura della Oggero, ex insegnante di liceo, che qua e là si concede qualche citazione tratta dai classici, sempre esattamente contestualizzata. I dialoghi sono condotti con sicura maestria e nel rimosso o nel taciuto adombrati, ci permettono di scandagliare le pieghe nere delle nostre anime.

Volessimo dare in lettura questo romanzo ai nostri studenti, potremmo concepire un’unità didattica di apprendimento all’interno della quale svolgere alcune questioni narratologiche che qui mi limito a enumerare: il patto lettore-autore, i piani narrativi, i flashback e i flashforward, i registri linguistici commisurati al grado di istruzione e di consapevolezza dei vari protagonisti.

Se si vuole sconfinare la narratologia, si può pensare di creare gruppi di storytelling ai quali affidare la riscrittura creativa di certe parti opportunamente selezionate o la scrittura di esiti non previsti dall’autrice.

Se si desidera fruire di questo testo in Educazione Civica, si può pensare un percorso ad hoc intorno all’articolo 9 della nostra Costituzione, viste e considerate le descrizioni minuziose di paesaggi montani e di musei visitati.

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