Rientro a settembre tra Green pass, salvaguardia della salute e contratto scaduto

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Che la scuola sia un avamposto cruciale nella società moderna è ulteriore prova il fatto che è stata da poco introdotta l’obbligatorietà del Green pass per i docenti. Se questa sia la giusta mossa del governo per affrontare la pandemia in corso lo lasciamo affermare agli esperti delle diverse fazioni, mentre ci limitiamo a osservare in silenzio le numerose reazioni suscitate dal decreto di agosto.

A noi interessa piuttosto sottolineare i rischi in cui può incappare la categoria degli insegnanti che vedrebbe così peggiorare la propria condizione professionale.

Avviare una guerra tra schieramenti di insegnanti favorevoli e contrari al vaccino: un simile conflitto non porterebbe che a un indebolimento della categoria già provata da mille tensioni e dai ben noti stereotipi sulla classe docente. La raccomandazione pertanto consiste nel rifuggire dalla tentazione di sparare a zero contro il collega che la pensa diversamente, riconoscendo il fatto che ambedue i contendenti desiderano la soluzione di un problema seppure sposando una diversa strategia. Pretendere di possedere la ragione assoluta, quando abbiamo assistito per due anni circa a schermaglie di fior di specialisti che hanno affermato le loro “verità” inconfutabili per poi ritrattarle dopo alcuni giorni, sarebbe mera presunzione. Segnale indubbiamente confortante è la discesa in campo – seppur tardiva – di alcuni sindacati che hanno considerato loro interesse la salvaguardia della salute dei lavoratori.

  1. L’attenzione sulle misure adottate per combattere il Covid rischia di far scivolare in secondo piano il riconoscimento ufficiale delle malattie professionali degli insegnanti. Qui l’intervento sindacale sarebbe oltremodo opportuno e necessario. Da circa vent’anni invece ci si balocca con termini quali Burnout, Stress Lavoro Correlato, Rischi Psico Sociali, che forse proprio perché non sono diagnosi mediche ma vaghe allocuzioni pseudosanitarie, non meritano di essere trattate come malattie professionali e quindi usufruire di interventi di prevenzione e di specifici indennizzi. Quanti fondi sono stati stanziati per attuare la prevenzione dello Stress Lavoro Correlato (art. 28 DL 81/08) nella scuola? Zero! Sarà anche un caso, ma il sospetto è legittimo.
  2. Ci troviamo inoltre all’inizio del nuovo anno scolastico e i dirigenti – equiparati a datori di lavoro – hanno l’incombenza medicolegale di tutelare la salute dei lavoratori. Il compito diviene assai arduo se non sono state ancora riconosciute ufficialmente le malattie professionali e si ricorre alle “non-diagnosi” sopra enunciate. Se poi il ministero non ha adottato alcun sistema di prevenzione scientifico, valido per tutte le scuole, ciascun capo d’istituto si sente legittimato ad adottarne uno qualsiasi purché sia (magari a basso costo, con discutibili questionari anonimi, non validati, né appositamente tarati per insegnanti).
  3. Non dobbiamo dimenticare che lo stesso contratto nazionale degli insegnanti è scaduto e il rinnovo non può limitarsi a contenere un miserrimo aumento stipendiale come il precedente. Le parti sociali hanno l’obbligo di intervenire affinché i docenti vedano riconosciute le malattie professionali con vere diagnosi mediche, piani di prevenzione e indennizzi. La ripartenza della scuola parte dall’insegnante, cioè dalla sua salute professionale: non comprendere questa verità significa non aver letto il mezzo secolo di scuola appena trascorso.
  4. Strettamente collegata ai punti precedenti è la questione previdenziale che non può essere trascurata. Anch’essa è inscindibile dalla salute dei lavoratori e dalle loro patologie professionali. Dal 1992 a oggi si sono succedute quattro riforme professionali che non hanno tenuto conto delle malattie professionali e dell’usura psicofisica. Ci si è ritrovati così a passare da un eccesso (baby-pensioni) a un altro (requisito di 67 anni della Legge Monti-Fornero).

Sparare sulla scuola, toglierle fondi, riempirla di incombenze (patentino, educazione civica, alternanza scuola-lavoro etc) è sempre stato possibile proprio in virtù degli insulsi stereotipi che vogliono gli insegnanti gaudenti e in buona salute. È giunta l’ora di raccontare le cose come stanno portando all’opinione pubblica l’evidenza di quei dati fino a oggi celati dall’Ufficio III del MEF. Se è vero che – come suggeriscono studi scientifici nazionali e internazionali – i docenti presentano un’incidenza superiore alle altre categorie per le patologie psichiatriche e oncologiche, non c’è tempo da perdere.

La questione Covid complica il cammino appena tracciato, ma ben di più lo minerebbe una guerra tra bande pro o contro il vaccino. Ora si deve disinnescare il rischio che gli insegnanti sciupino tra loro energie che devono invece investire nelle battaglie che contano per la categoria: salute, previdenza, contratto. Nella speranza che i sindacati non si voltino ancora una volta dall’altra parte.

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