Green pass scuola, il costituzionalista: “Per i genitori ci siano elasticità e buon senso”

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L’obbligo per i genitori di presentazione del Green pass per entrare a scuola “non lede la potestà genitoriale, che non si perde neanche quando il bambino è all’interno dell’istituto scolastico. Piuttosto in ballo c’è una responsabilità di custodia, pertanto ad un livello più basso di rapporto dei genitori con le istituzioni scolastiche. Le regole dunque non possono essere rigide e vanno calibrate su un obiettivo definito: non diffondere il contagio”.

Ne parla con l’Adnkronos l’ex presidente della Corte costituzionale Cesare Mirabelli che sulla possibilità di libero accesso dei genitori sprovvisti di certificazione verde negli spazi scolastici all’aperto come i cortili afferma: “Deve prevalere il buon senso. Ci può essere elasticità identificando il fine”.

L’ordinanza del Ministero dell’Istruzione parla di obbligo di presentazione del green pass per accedere alle ‘strutture delle istituzioni scolastiche’ ma non specifica se si intende l’ingresso dentro gli edifici e i locali scolastici e non il semplice accesso ai cortili per portare o riprendere gli alunni, soprattutto se della scuola dell’infanzia o della primaria.

“È onere dei genitori esercitare la potestà sui figli in termini di sicurezza e designare se non vogliono vaccinarsi per convinzioni personali chi potrà entrare in loro vece provvisto di green pass”, ricorda Mirabelli. Ma relativamente ai dirigenti scolastici “deve anche prevalere il buon senso. Se all’interno degli edifici scolastici è richiesta cautela,
può essere invece tollerabile che non ci sia controllo del green pass all’esterno, nel cortile o negli spazi aperti antistanti. Ci può essere elasticità, vigilando sull’assembramento che dovrebbe avere una valenza incisiva, simbolica e che non deve esserci a prescindere dal possesso di certificazione verde”.

“Ci possono essere nella disciplina irragionevolezze – constata – Il criterio deve essere l’adeguatezza rispetto al fine. Trasparenza, chiarezza, misure essenziali e stabili. No imposizioni inutili. Il Governo interpreti le situazioni alla luce di questi principi, che indirizzano su ciò che si può fare. Sempre fatta salva la possibilità per il cittadino di ricorrere in giudizio amministrativo se si crede che un diritto sia leso e magari la questione poi potrebbe essere proposta dal giudice alla Corte costituzionale”, conclude l’ex presidente della Consulta.

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