Concorso riservato per assistenti amministrativi che hanno sostituito i DSGA, per la Uil è la priorità

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La Uil Scuola invia una missiva ai Presidenti e ai componenti delle Commissioni Istruzione e Cultura del senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, al Ministro dell’Istruzione, Prof. Patrizio Bianchi e ai responsabili scuola dei partiti sull’emergenza Dsga.

Ecco il testo:

Con la presente, si sottopone alla Loro attenzione l’annosa quaestio del personale precario della scuola, nella quale emerge la condizione dei Direttori Amministrativi facenti funzione (DSGA f.f.). Questa, anche per le dimensioni numeriche raggiunte, assume i tratti dell’assoluta emergenza ripercuotendosi negativamente sul funzionamento amministrativo e gestionale delle scuole.

A fronte di 8.239 istituzioni scolastiche autonome funzionanti, 1.826 sono i posti di DSGA vacanti in organico di diritto, a cui va aggiunto un numero di scuole che di fatto ne sono sfornite per diverse vicissitudini (scuole normo e sotto dimensionate, situazioni di stato del personale, cessazioni dal servizio a vario titolo, etc.), stimabile in diverse centinaia di unità, oltre i pensionamenti che, vista la scadenza anticipata al 31 ottobre, presto si potranno quantificare. Ricorrendo ad un dato di stima, con l’inizio del prossimo anno scolastico 2022/2023, le vacanze supereranno il 30% dell’intero organico.

La problematica è ben nota ai vertici del Ministero dell’Istruzione che già nel 2018 bandirono una procedura concorsuale ordinaria per 2.004 posti di Direttore SGA, conclusa nell’anno in corso, che ha visto assunti tutti i vincitori, ad eccezione della Regione Campania ove permangono un centinaio di idonei.

Ad oggi, l’Amministrazione scolastica, non disponendo di alcuna fonte alternativa di reclutamento, utilizza gli assistenti amministrativi nella posizione di facenti funzione, a cui viene riconosciuta sostanzialmente l’indennità di direzione. Agli stessi viene negata la possibilità di partecipare alle procedure concorsuali qualora sforniti del titolo di studio (diploma di laurea magistrale specifico). Nel tempo, la situazione si è cronicizzata al punto da determinare la formazione di un alto numero di personale amministrativo precario (la sola Lombardia ne conta 700), che surroga, annualmente, i titolari della funzione.

Si evidenzia che, in occasione dell’ultimo concorso, al personale facenti funzione venne riconosciuta la possibilità di parteciparvi, anche con il titolo di studio inferiore, a condizione di aver maturato un’anzianità nel profilo direttoriale per almeno trentasei mesi. Gli esiti di questa procedura sono stati fallimentari. Dei 102.900 aspiranti, solo in 2.162 hanno superato le selezioni. Quanto a queste, sia i test di preselezione che le prove concorsuali, sono state incentrate sulle conoscenze di tipo esclusivamente nozionistico ignorando del tutto le esperienze e le competenze professionali acquisite nella pratica.

Le scelte recentemente operate dall’Amministrazione scolastica rendono la situazione ancora più complessa avendo avviato una nuova procedura concorsuale ordinaria per coprire i posti vacanti, riservandola unicamente ai candidati in possesso del diploma di laurea.
Un concorso ordinario esterno in piena regola su cui non c’è nulla da eccepire. Tuttavia, rappresenterebbe un deciso passo indietro se non si procedesse contemporaneamente all’attivazione di un concorso riservato, aperto anche a chi, con un’esperienza di 36 mesi di servizio nella funzione, fosse privo del titolo di studio previsto. Sarebbe impensabile non tener conto della situazione reale determinatasi puntando ad affermare una meritocrazia virtuale del tutto formale, incentrata sul possesso dei titoli, ignorando gli aspetti professionali propri di un ruolo complesso che necessita di esperienze e professionalità immediatamente spendibili. Nello specifico trattiamo di una figura apicale unica nel panorama scolastico.

La questione non è sfuggita al CSPI che, con proprio parere[1], ha condizionato la valutazione positiva sulla procedura bandita subordinandola all’accoglimento delle eccezioni sollevate che, nello specifico, si sostanziano: nella richiesta di omogeneizzazione delle tempistiche procedurali tra le diverse regioni e nell’esigenza «…(omissis)… di bandire prioritariamente, in attuazione della legge 159 del 20 dicembre 2019, il concorso riservato agli assistenti amministrativi facenti funzione di DSGA».

Al momento, si ribadisce, servirebbe indire una procedura concorsuale riservata al personale che, nel tempo, ha svolto la funzione di sostituzione del direttore SGA, senza possedere il titolo di studio. Ciò costituirebbe una deroga al sistema vigente, motivata dalla situazione determinatasi (precariato) e che ha visto concedere analoghe deroghe nel corso di anni recenti. In tal modo si riassorbirebbe il precariato, consentendo alle scuole di poter funzionare anche in un periodo terribile e complesso come quello della pandemia. Non sarà superfluo argomentare come in questa fase si siano gestite risorse straordinarie al fine di assicurare una modalità di didattica assolutamente sconosciuta (la DAD) in una fase di totale emergenza che ha richiesto uno sforzo organizzativo unico, considerando la totale impreparazione delle scuole.

Si tratterebbe di compiere un atto di una duplice valenza: di giustizia nei riguardi del personale interessato, stabilizzandolo, e di garantire alle scuole una prospettiva di funzionamento regolare, ancor più in un momento storico in cui si propone un ampio processo riformatore collegato alle risorse del PNRR che presuppone interpreti capaci di ottimizzarle.

In sostanza, necessiterebbe organizzare una fase transitoria come più avanti descritta per, poi, bandire a scadenze ravvicinate e programmate, le procedure concorsuali ordinarie in modo da prevenire la formazione delle patologiche sacche di precariato.

Per tali motivi si chiede una specifica iniziativa parlamentare, restando disponibili ad un incontro in cui circostanziare ancor più la fattispecie trattata e condividere i percorsi da praticare per raggiungere le soluzioni invocate.

SI ringrazia per l’attenzione riservata e si resta in attesa di un riscontro, che si auspica potersi tenere nelle immediatezze, considerata l’opportunità offerta dai prossimi impegni parlamentari.

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