Green pass, per Bassetti così non funziona: “Diventa un tamponificio. Meglio l’obbligo vaccinale”

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“C’è una parte significativa di persone che non si vaccinerà. Forse occorre pensare ad un Green pass diverso, alla francese, in cui è previsto solo per i vaccinati o i guariti, oppure così non serve. Meglio allora congelarlo per i luoghi di lavoro e ripartire tra un po’ di tempo”.

Lo sottolinea all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, in vista della scadenza del 15 ottobre per il Green pass obbligatorio a lavoro e della richiesta delle Regioni di portare a 72 ore la durata della validità dei test per l’ottenimento del certificato.

Un conto è usare il certificato verde al ristorante, al teatro o allo stadio, ma per entrare a lavoro è diverso. Secondo me a questo punto è meglio che si decida per l’obbligo vaccinale perché così diventa un tamponificio, mentre l’unico modo per avere la sicurezza è fare un tampone il giorno stesso; 2-3 giorni dopo non è la stessa cose e aumentano i rischi“, prosegue l’infettivologo.

Per Bassetti “la richiesta di prolungare a 72 ore la validità dei test per il Green pass rischia di far diventare questo strumento inutile. Si deciderà magari che va bene un tampone una volta alla settimana. Come al solito abbiamo fatto il Green pass all’italiana, mentre andava fatto alla francese: lo ottieni se ti vaccini, se hai fatto la malattia o se hai problematiche vere. Così davvero non ha nessun senso, continuare sarà solo un disastro perché non sappiamo fare 10-12 milioni di tamponi a settimana. Il sistema rischia di andare in crisi, il Green pass va rivisto perché così è fatto male“.

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