Maturità 2022, dare più peso al triennio invece che all’esame? Bianchi: “Ci sto ragionando”
“Ci sto ragionando. Gli studenti hanno avanzato questa richiesta in maniera molto ponderata e in maniera altrettanto ponderata sto ragionando”.
Così a Radio 24 il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha risposto sull’ipotesi di dare più peso al percorso del triennio che all’esame in sé.
E ancora: “Ho detto agli studenti di non avere paura perché le commissioni, come loro stessi hanno richiesto, saranno interne. Ci sarà un presidente esterno per garantire l’uniformità su base nazionale, ma ci saranno commissioni interne”.
Le parole di Bianchi giungono all’indomani dell’incontro con gli studenti. Il portavoce nazionale delle Consulte studentesche, Marco Scognamillo, a margine della riunione al Ministero, aveva detto: “Il Ministro vuole portare avanti il discorso della seconda prova scritta ma ci ha riconosciuto l’importanza di una buona valutazione. Non ci ha dato una informazione certa, ma ha promesso che l’attenzione sulla corretta valutazione sarà per lui un ottimo spunto di riflessione. Poiché l’esame di stato pesa sul voto finale al 60%, potrebbe prendere in considerazione la nostra proposta di abbassarne il valore al 30%. In sostanza faremmo la seconda prova scritta, a cui verrebbe data una importanza minore”.
La bocciatura del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione
Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (Cspi) ha espresso un parere negativo sulle modalità di svolgimento dell’esame di Stato 2022.
Come si legge dal documento pubblicato oggi sul sito del ministero dell’Istruzione, il quadro normativo del nuovo esame del II ciclo, “modificato nell’attuale contesto, diventa ancor più complesso e fa assumere all’esame una funzione più simbolica che sostanziale”. In particolare, il Cspi ha rilevato criticità soprattutto in riferimento alla seconda prova dell’esame, perché “la prova, non avendo carattere nazionale, non garantisce uniformità nella verifica dei livelli di apprendimento raggiunti. L’uniformità della prova ha una valenza importante per garantire l’omogeneità nell’esame di Stato”.
Anche per il ripristino della prima prova, che il Cspi giudica positivo, viene comunque evidenziato che “non tutte le studentesse e tutti gli studenti hanno potuto affrontare le diverse tipologie testuali previste dalla normativa vigente”, e raccomanda “che nella predisposizione delle tracce siano individuate le tematiche che meglio possano interpretare le attività svolte in questi ultimi tre anni”.
Ma è la seconda prova, secondo il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, ad avere più criticità. Tra queste, la “difformità delle prove e dei risultati tra le diverse aree geografiche, tra le scuole e tra le classi della stessa scuola, l’assenza di indicazioni che possano garantire la collegialità nella formulazione della prova almeno a livello d’Istituto”, e il rischio che la prova possa diventare “una prova analoga ad altre effettuate nel corso dell’anno” perché elaborata dal docente della disciplina.
A parere del Cspi, “l’insieme di tali criticità, rende la predisposizione e lo svolgimento della seconda prova scritta molto problematici per docenti e studenti e si invita a individuare “altre modalità e altri strumenti che consentano di accertare i livelli raggiunti nelle discipline d’indirizzo coerenti con il percorso effettivamente svolto dagli studenti nelle diverse situazioni, senza dover far ricorso necessariamente alla prevista seconda prova scritta”.
Per il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (Cspi), il ritorno alla normalità “non può quindi che essere graduale” e sottolinea anche che “si sarebbe potuto utilizzare una modalità di comunicazione delle scelte più coerente rispetto ai tempi di uscita dell’ordinanza in esame e alle dichiarazioni e annunci che fino a pochi giorni fa lasciavano intravvedere soluzioni differenti da quelle presenti nello schema di ordinanza”.