Steam e tecnologie digitali nel curricolo scolastico. Dialogo con i ds Allega e Angelini

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Alla luce degli ultimi dati e delle dichiarazioni del ministro Bianchi circa la difficoltà a reperire insegnanti di matematica e di materie scientifiche si apre un dibattito culturale sulla necessità di avvicinare un numero sempre maggiore di studenti alle discipline scientifiche e tecnologico, anche per via della caratterizzazione in tal senso delle professioni del futuro.

L’introduzione più consistente delle tecnologie e delle discipline scientifiche nei curricoli scolastici consentirebbe un raccordo più stretto tra profili di competenza in uscita dai percorsi di istruzione e formazione e richieste del mondo del lavoro.

La predisposizione di ambienti di apprendimento ampliati in senso scientifico e tecnologico consente il miglior impiego di metodologie didattiche innovative e coinvolgenti che pongono lo studente al centro del proprio percorso di apprendimento, innalzando la sua motivazione. Questo è uno dei punti cruciali della questione: ovvero la preferenza, ancora maggioritaria nel corpo docenti, per la modalità trasmissiva di insegnamento/apprendimento a fronte di evidenze scientifiche che mostrano come siano più efficaci le modalità innovative.

Per realizzare una scuola e una didattica più vicina ed attenta al mondo delle scienze e delle tecnologie, il curricolo verticale, che abbraccia i diversi gradi di scuola, deve essere costruito facendo perno sul concetto di ricerca e sulla modalità del fare ricerca.

Fare ricerca cioè deve divenire la modalità principale di apprendimento in ambito scolastico, un procedere condiviso e coinvolgente in cui gli studenti partecipano pienamente alla costruzione del curricolo e, mediante l’impiego delle metodologie didattiche innovative, perfino alla creazione di nuovi contenuti, in una logica di “learning by doing”, sempre sotto la guida esperta del docente.

Ma qual è l’ambiente di apprendimento elettivo per implementare il metodo del fare ricerca?

La didattica laboratoriale.

Approntare aule- laboratorio e impiegare il metodo del problem solving, solleciterà le intelligenze multiple dello studente che sarà attivamente coinvolto nel proprio percorso di apprendimento e di ricerca, in modo da accostarsi alle discipline scientifiche in modo fattivo ed attuale.

Questo discorso si applica anche alle scuole del primo ciclo, nel senso che bisogna assolutamente suscitare e stimolare l’interesse per le scienze, per la matematica e per la tecnologia, già dalla prima infanzia, avvicinando i bambini, caratterizzati di per sé da una mente maggiormente assorbente, alle scienze in modo sempre realistico e pratico, in modo che discipline come la matematica possano diventare intellegibili e collegate alla realtà. Le competenze scientifiche e tecnologiche rappresentano sicuramente il viatico di apprendimento elettivo per la società del futuro, la chiave che consente una svolta nel mondo dell’istruzione e del lavoro, che in tal modo saranno sempre più connessi e correlati.

La ricerca scientifica, ora maggiormente appannaggio dei maschietti (le percentuali fornite dal Report Istat parlano di 36, 8% dei laureati uomini in discipline STEM contro il 17% delle donne) deve divenire area di impiego anche per il mondo femminile, i cui contributi alla ricerca scientifica già sono rilevanti. Bisogna stimolare, quindi, fin dall’infanzia, la curiosità delle bambine e dei bambini, avvicinandoli al mondo delle scienze con passione, motivazione e spirito di ricerca. Tali discipline, unitamente a metodiche innovative e coinvolgenti, stimolano già da piccoli, il pensiero creativo, le capacità critiche e di problem solving.

Ma affinché l’innovazione scolastica possa andare a sistema è necessario procedere con un “contagio dal basso”, ovvero tra scuole. Ogni scuola dovrebbe aver accesso ai finanziamenti necessari ad implementare le innovazioni di cui stiamo parlando nel loro curricolo, e dovrebbe usufruire di una certa stabilità del corpo docenti interno per poter realizzare sia formazione adeguata che attività progettuale di tipo innovativo.

La capacità progettuale di una scuola è essenziale affinché possa adottare l’innovazione didattica e catalizzare le migliori risorse ed energie da impiegare per realizzare un curricolo scientifico e tecnologico, frutto di una vision condivisa e della partecipazione della comunità scolastica intera.

Oggi ci sono enormi potenzialità che il mondo della scuola può incontrare, accogliere e attivare, derivanti dal mondo delle tecnologie digitali, della robotica educativa e del coding, nella logica di rinnovare la didattica, intesa sia in senso di curricolo che di metodologia, in direzione sempre più innovativa.

L’innovazione didattica oltre ad essere una necessità formativa derivante dalla caratterizzazione della società contemporanea, lo è anche in vista delle professioni e delle competenze del futuro. Proprio in linea con tali necessità si ritiene necessario anche un rafforzamento sempre maggiore della filiera formativa rappresentata dagli ITS (Istituti Tecnici Superiori), che costituiscono un’enorme opportunità di formazione tecnologica, viste le aree sempre attuali su cui poggiano la loro offerta formativa, estremamente connessa al mondo produttivo, sia in termini di esperienza e formazione che poi di impiego (il monitoraggio effettuato dal ministero dell’Istruzione riporta il dato dell’80% dei diplomati ITS trova lavoro corrispondente entro un anno). Insomma, il futuro verso il quale traghettare il sistema di istruzione e formazione è caratterizzato da un’importante presenza della cultura e delle relative competenze nelle aree scientifiche e tecnologiche (STEAM). L’aggiunta della lettera A nell’acronimo sta ad indicare quanto l’approccio scientifico e tecnologico stimoli il pensiero creativo e consenta a tutti gli studenti di mettere in campo la loro creatività e la loro capacità di problem solving e fa riferimento anche all’arte digitale, per cui si spazia dalla robotica educativa al pensiero computazionale, all’integrazione delle scienze con le tecnologie digitali per le arti visive.

Per realizzare meglio tale avvicinamento progressivo ed efficace tra studenti, fin dalla tenera età, e discipline scientifiche, è necessaria una corrispondente ed adeguata formazione dei docenti. Ad esempio, presso l’Istituto comprensivo Perlasca di Roma, la DS Angelini riporta che: “Si sta avviando un importante progetto di formazione, in risposta all’azione 25 del PNSD, rivolto a tutti i docenti di scuole di ogni ordine e grado che prevede la costituzione di un team di esperti, sia da un punto di vista di contenuti che di metodologia, in ambito STEAM, selezionati mediante avviso pubblico per cui verranno scelti tra i 40 e i 50 docenti che diventeranno, da una parte destinatari di una prima fase di formazione metodologica per divenire successivamente tutor per i colleghi dello stesso ordine di scuola, e una fase successiva in cui si uniranno i contenuti alla metodologia con l’attività di tutoring per tutti gli altri colleghi, in una sorta di formazione a cascata, dove i contenuti e metodi procedono insieme, poiché, come dichiarato dal ministro Bianchi, non basta esser laureati in matematica per saperla insegnare. Gli interessati a partecipare a tale selezione e formazione devono fare riferimento all’avviso pubblicato sul sito della scuola prima citata”.

La formazione peer to peer tra colleghi, più e meno esperti, è una modalità estremamente efficace, ostacolata purtroppo dall’avvicendamento dei docenti che invece, con una maggiore stabilità e continuità, costituirebbero una grande risorsa interna per un ampliamento delle competenze sulle metodologie laboratoriali dell’intera comunità scolastica. L’approccio integrato e interdisciplinare proprio delle materie STEAM (Scienze, Tecnologie, Ingegneria, Arte, Matematica) si presta particolarmente alla loro familiarizzazione già dall’infanzia, poiché incontrano il cervello infantile più aperto e permeabile a questo tipo di sollecitazioni.

Purtroppo, la mancanza di docenti STEAM rappresenta, come ha evidenziato il ministro stesso, un problema che sta divenendo sempre più urgente, a cui si deve porre rimedio sia intervenendo sulla facilitazione dell’accesso alle Facoltà Universitarie delle discipline STEAM, sia con un passaggio successivo, ovvero una formazione specifica sul metodo di insegnamento, prevedendo, ad esempio, la figura del docente-ricercatore, con un adeguato sviluppo professionale. Si potrebbero costituire ad esempio dei Dipartimenti Universitari specifici di Didattica delle scienze (ad esempio Didattica della matematica o Didattica della fisica). Invece le Facoltà scientifiche oggi sono esclusivamente orientate a fare ricerca, nel senso di formare nei propri percorsi il profilo del ricercatore. Tuttavia, non molti studenti universitari poi riescono a lavorare nel campo della Ricerca scientifica, per cui molti di loro possono giungere al mondo della scuola, senza avere una adeguata formazione sul metodo didattico, ovvero sul COME insegnare ad esempio la matematica. “La soluzione da noi auspicata” afferma il DS Allega “è istituzionalizzare la figura del docente-ricercatore, dando alle scuole la possibilità di costruire tali profili, i quali potrebbero fare ricerca all’interno della propria scuola, alimentando e sostenendo l’aspetto fondamentale di questo discorso: ovvero il fare ricerca per l’apprendimento.”

Combattere il predominio del metodo trasmissivo passa attraverso l’implementazione dell’innovazione didattica e dell’utilizzo del metodo laboratoriale, che consente a tutte le scuole di fare ricerca, di formare i propri docenti che poi sapranno formare a loro volta gli studenti.

A cura di Olga Napoli e Angela Ferraro

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