Decreto riaperture, docenti non vaccinati tornano a scuola ma impiegati in altre mansioni: “Misura paradossale e che crea disparità”. La polemica

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Uno dei punti focali del nuovo decreto riaperture è che fino al 15 giugno l’obbligo vaccinale per il personale scolastico resta valido ma i docenti non vaccinati potranno tornare a scuola però non in classe. Nessuna indicazione per sostituire il personale Ata. Forze politiche e sindacali hanno già sollevato la questione.

Infatti, secondo il decreto pubblicato, la vaccinazione costituisce requisito essenziale per lo svolgimento delle attività didattiche a contatto con gli alunni. Laddove non risulti l’effettuazione  della  vaccinazione  o  la presentazione  della  richiesta di vaccinazione  nelle modalità stabilite nell’ambito della campagna vaccinale in atto, il personale docente ed educativo sarà invitato a produrre, entro 5 giorni, la  documentazione comprovante “l’effettuazione della vaccinazione oppure  l’attestazione relativa all’omissione  o  al  differimento  della  stessa, ovvero la presentazione della richiesta di vaccinazione da eseguirsi in un termine non superiore a venti  giorni dalla  ricezione  dell’invito,   o   comunque   l’insussistenza   dei presupposti per l’obbligo vaccinale”. In caso di mancata presentazione della documentazione e di inosservanza dell’obbligo vaccinale il personale docente ed educativo non adempiente sarà utilizzato in attività di supporto all’istituzione scolastica. Non andrà, dunque, in classe.

Disposizione che ha subito suscitato la contrarietà del M5S: “Ad oggi non sappiamo se queste attività saranno di supporto alle segreterie, alle biblioteche o ad altro – come se i luoghi scolastici non fossero comunque frequentati dagli alunni o da personale magari fragile – così come non sappiamo se l’impegno sarà di 18, di 24 o di 36 ore. Ma il problema maggiore è che questo personale docente continuerà ad essere sostituito da personale a tempo determinato pagato con fondi attinti dal capitolo per la valorizzazione dei docenti. Si tratta di risorse confluite nel Fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, una voce sostanzialmente incrementata dall’intervento parlamentare in Legge di Bilancio proprio per la valorizzazione del merito, quindi per quei docenti che quotidianamente lavorano in classe e si sono vaccinati”, tuona Vittoria Casa, presidente commissione Cultura Scienza e Istruzione alla Camera.

Molto critico anche Gabriele Toccafondi, deputato di Italia Viva: “La decisione di consentire al personale scolastico non vaccinato di poter essere utilizzato nelle attivita’ delle scuole, ci appare sbagliata e diseducativa perchè contraddittorio rispetto alle misure sanitarie applicate fin qui. Per di più sono retribuiti ma non possono insegnare, una situazione paradossale”.

Il decreto emanato ieri – spiega Toccafondi – con le disposizioni per il progressivo superamento delle misure contro il Covid, tra le altre cose, ribadisce l’obbligo vaccinale per alcune categorie di lavoratori quali il personale della scuola, sanitario e del comparto difesa e sicurezza. Fin qui tutto bene. Ciò che lascia fortemente perplessi è il fatto che il personale scolastico non vaccinato e non esentato potrà essere utilizzato in attività di supporto alla istituzione scolastica, ricevendo dunque un regolare stipendio. Tale provvedimento ci sorprende da diversi punti di vista: si manda un segnale fortemente diseducativo per la popolazione studentesca, in contraddizione con quanto fin qui sostenuto sulla necessità di vaccinarsi e si indebolisce il valore anche incentivante di una misura come quella che comportava la sospensione dallo stipendio, peraltro in un momento nel quale i contagi tornano a crescere“, dice il capogruppo in commissione Istruzione di Italia Viva.

“Si sceglie di coprire il maggior costo ricorrendo al fondo destinato alla valorizzazione della professionalità docente, togliendo quindi risorse ai docenti vaccinati. Se il personale non vaccinato dovesse per qualsiasi motivo decidere di farlo, dovrebbe tornare in aula e di conseguenza far perdere il contratto a chi, vaccinato, lo ha fin qui sostituito, con conseguenze anche sulla continuita’ didattica“, sottolinea Toccafondi.

Spero che si tratti di un errore figlio di una analisi non accurata delle conseguenze di un provvedimento di questa natura e che si possa correre ai ripari quanto prima“, conclude il parlamentare di Iv.

Perplessi anche i presidi: “Anche l’ipotesi di impiegarlo in segreteria potrebbe non essere corretta perchè quello è un profilo di tipo amministrativo. Forse potrebbe essere utilizzato in predisposizione di progetti, adempimenti didattici. Ma è un po’ complicato. Noi nella nostra scuola non abbiamo ambienti vuoti e anche questo sarà un punto da capire. Ci sono scuole che hanno numerosi docenti in questa situazione. Non è una soluzione ottimale, crea disparità fra i docenti“, dice ad Orizzonte Scuola Cristina Costarelli, dirigente scolastico del liceo Newton di Roma e presidente ANP Lazio.

Anche il sindacato FLC CGIL storce il naso. L’organizzazione guidata da Francesco Sinopoli fa notate che si “introducono discriminazioni all’interno del personale docente, e fra docenti e personale ata; sottraggono fondi ai contratti integrativi delle scuole limitandone l’operatività; contraddicono l’operato dello stesso Ministero dell’Istruzione in materia di didattica a distanza”.

“Chiediamo al Ministro di dare un immediato segnale di sospensione dell’efficacia del decreto fino a chiarimento su queste misure sbagliate, discriminatorie e difficilmente gestibili”, conclude.

Covid, da obbligo vaccinale alle mascherine, cosa accade a scuola dal 1° aprile. Decreto Riaperture in Gazzetta Ufficiale. TESTO [PDF]

Obbligo vaccinale docenti ancora in vigore fino al 15 giugno 2022. L’inadempiente utilizzato per attività di supporto alle scuole. DECRETO RIAPERTURE [PDF]

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