Bianchi: “La scuola deve educare alla coscienza, non basta vietare il telefonino, serve una scuola affettuosa”

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“Noi stiamo lavorando perché i ragazzi sappiano cosa è il digitale e ne sappiano utilizzarne tutti i vantaggi, un vantaggio ad esempio nelle scuole è di fare delle scuole più larghe, come cioè connettersi con ragazzi che stanno dall’altra parte d’Europa, o da un’altra parte d’Italia”.

Così il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, intervenendo alla presentazione del libro del senatore Andrea Cangini, dal titolo ‘CocaWeb, Una generazione da salvare’ che racconta di una grande emergenza educativa, l’abuso dell’utilizzo del web da parte di adolescenti e preadolescenti.

“Ma per fare questo, serve avere una coscienza, avere una responsabilità e quindi anche nel nostro piano 4.0 vi è un intervento sulla digitalizzazione delle scuole che dà enfasi in maniera particolare alla responsabilità, all’educazione all’uso degli strumenti, chiarendo che gli strumenti sono strumenti e come tali devono essere utilizzati. E la scuola deve dare quei valori di riferimento, dà quelle competenze che sono essenziali per fare comunità”.

“La scuola oggi deve dominare gli strumenti della nostra epoca, non essere dominata, deve far comprendere le cose e a fare comunità. – ha sottolineato ancora Bianchi – Siamo in una fase talmente rapida del cambiamento tecnologico, organizzativo sociale che l’idea che un tempo avevamo di io mi iscrivo in una scuola perché fra tot anni farò quel mestiere, in realtà non c’è più, perché anche nei mestieri tradizionali sono cambiati moltissimo. La scuola deve formare delle persone, e su questo stiamo lavorando, persone in grado di avere conoscenze di base, di avere quella intelligenza strumentale ma anche una forte intelligenza emotiva che permetta di affrontare il cambiamento senza paura”.

“Avevo coniato termine scuola affettuosa, – ha concluso Bianchi – il libro del senatore Cangini è bello, interessante ma anche preoccupante perché dimostra come si rischia di avere ragazzi anaffettivi. I ragazzi hanno necessità di comprendere, e noi dobbiamo fare una scuola che sia educativa, che permetta ai ragazzi di comprendere e lavorare di più proprio sul vivere assieme. La scuola deve educare alla coscienza, non basta vietare il telefonino o altri strumenti, è fondamentale che la scuola riprenda la via della vita collettiva dei giovani e giovanissimi che non sentiranno il bisogno del telefonino. Serve riempire il tempo di scuola di capacità, competenze e conoscenze che permettano ai ragazzi a loro volta di essere attratti dalla scuola. Ripeto serve una scuola affettuosa”.

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