Classi in deroga aree disagiate e con dispersione scolastica: devono essere al max di 25, 26 o 27 studenti

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Si è appena conclusa la seduta informativa sulle proposte per la formazione delle classi in deroga nelle aree disagiate o con forte dispersione scolastica. I parametri presi a riferimento sono l’indice ESCS sulla condizione socio-economica dell’area di interesse, e l’indice di dispersione scolastica.

Nelle aree geografiche in cui i parametri individuati presentino complessivamente un basso livello socio economico e un alto livello di dispersione scolastica gli USR possono disporre formazione di classi con un numero di studenti massimo di 25, 26 o 27 studenti rispettivamente nelle classi primarie, secondarie di I° e di II° grado.

Presente all’informativa Anief. Nonnis ha affermato che “mentre sulla individuazione dei parametri socio-culturali e di dispersione scolastica di riferimento ci sono dati oggettivamente rilevabili e condivisibili, meno condivisibile appare la scelta dell’amministrazione di individuare, all’interno del range di fluttuazione, le soglie di massimo e minimo per le attribuzioni delle classi in deroga; a livello di esempio, nella secondaria di II° grado l’indice economico ESCS oscilla a livello nazionale tra il +1,78 (che indica una crescita economica) e il -2,86 (che indica per contro un impoverimento locale). La scelta poco condivisibile dell’amministrazione è di individuare la soglia di crescita bassa non a livello del valore 0 (che indicherebbe una stabilità economica priva di crescita) ma il valore negativo di -0,3534, che sta ad indicare una lieve ma marcata decrescita economica. Quindi per l’amministrazione occorre che ci sia una evidente stato di depressione economica per poter intervenire con le attribuzioni dei parametri di deroga al numero di studenti individuati dal DPR 81 del 2009. Analogo calcolo viene fatto con l’indice di dispersione scolastica.”

Marcello Pacifico ha affermato che “ancora una volta non vengono rispettate le norme di sicurezza introdotte dal DM del 18 dicembre 1975 che individuano in 1,85 mq la metratura minima per studente, il problema è duplice, da un lato il provvedimento proposto in data odierna prevede che non ci siano maggiori oneri a carico dello stato, il che significa che ancora una volta nella formazione degli organici non si vuole tenere conto ne dei necessari investimenti di cui l’edilizia scolastica ha forte bisogno, ne della ripresa dei contagi in ambito scolastico legato essenzialmente al mancato rispetto delle distanze interpersonali. Occorre ripensare a tutto il sistema di formazione degli organici che consenta la riapertura dei plessi e dei locali scolastici chiusi dalla legge 133 del 2008 che interverrebbe ad uno stesso tempo a restituire la presenza scolastica nei piccoli centri fortemente depressi e il rispetto delle norme di sicurezza comprese le norme anticovid”.

Ci dicono – spiega il leader, Marcello Pacifico – che quella che abbiamo è una organizzazione scolastica normale, ma la legislazione vigente sulla sicurezza impone anche che per stare nelle regole bisognerebbe avere in aula almeno 1,80-1,90 metri quadrati di spazio ad alunno: questo, di norma non avviene perché nella maggior parte dei casi le nostre aule sono più piccole di 35 metri quadrati“.

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