Nuovo reclutamento docenti, dai precari ai sindacati: tutti contro la riforma di Bianchi

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Sembra aver fatto il pieno di critiche e bocciature la riforma del reclutamento presentata pochi giorni fa dal Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Non piace l’impostazione della riforma ma anche il metodo adottato dal numero uno di Viale Trastevere non è andato giù, specialmente alle organizzazioni sindacali.

La riforma: approvazione entro giugno. 70 mila immissioni in ruolo entro il 2024

Stiamo parlando comunque di contenuti presenti all’interno di una bozza che il Ministro dovrà presentare alla Commissione Europea, trattandosi di una riforma direttamente connessa al Pnrr. Dunque, potrebbero esserci delle modifiche, anche alla luce delle critiche piovute addosso a Bianchi immediatamente.

L’idea del Ministro era quella di portare la riforma del reclutamento già questa settimana in Consiglio dei Ministri ma fra l’assenza di Draghi causa covid (il premier comunque potrebbe lavorare da remoto) e il polverone sollevato nei giorni scorsi potrebbero far pensare ad una marcia indietro.

La riforma, così come previsto nel PNRR, dovrà arrivare al traguardo entro giugno. I concorsi, in base a quanto si legge nel documento, saranno su base annuale. L’obiettivo è arrivare entro il 2024 a 70mila immissioni in ruolo.

Sono previsti due percorsi separati per quanto concerne la riforma del reclutamento: uno incentrato sulla formazione iniziale che interessa principalmente i neolaureati e uno dedicato ai precari con tre anni di servizio.

Ma la riforma prevede una fase transitoria, che vedrebbe l’intenzione di accelerare l’immissione in ruolo dei docenti fino al 2024.

La rabbia dei precari

Ci si dimentica che i precari sono lavoratori della scuola già. Questo tipo di modalità al Ministero le pensano perché non conoscono la scuola oppure dobbiamo pensare che forse è una provocazione. Un sistema del genere è fallimentare. Sembra una ulteriore vessazione nei confronti del precario“, ha detto ad Orizzonte Scuola Tv Anita Pelaggi, del Coordinamento Nazionale Precari Scuola.

E ancora: “Dopo 5, 8, 10 anni di precariato torniano all’università. Ci si può accontentare di un part-time, perchè le entrate degli insegnanti sono ovviamente floride e quindi possiamo anche abbandonare il lavoro a tempo pieno“, dice sarcastica Pelaggi, che aggiunge: “Io mi auguro che questa bozza venga bloccata, no ridiscussa“.

Forze politiche insoddisfatte

Dalla politica arrivano le prime stroncature: “La bozza del decreto sul reclutamento dei docenti presentata dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi è deficitaria su due punti fondamentali: abilitazione e stabilizzazione”, afferma Mario Pittoni, responsabile Dipartimento Istruzione della Lega e Vicepresidente Commissione Cultura Senato. “Viene riproposto in toto il vecchio problema del dlegvo 59: come si abilitano i docenti che insegnano nelle scuole paritarie? Come si abilitano le migliaia di docenti che necessariamente coprono le supplenze per l’assenza dei titolari, anche per molti mesi, come nel caso delle gravidanze difficili o dei mandati politici e parlamentari o dei distacchi all’estero o delle assegnazioni provvisorie in altro comune o del distacco presso organi del Ministero o di altre Amministrazioni dello Stato? Come si abilitano coloro che da anni prestano servizio nelle scuole statali con contratti a tempo determinato? Come si abilitano i cosiddetti “ingabbiati”, docenti di ruolo che hanno titolo di studio valido per aspirare ad altro insegnamento utilizzando lo strumento contrattuale del passaggio di cattedra o di ruolo?“, fa notare Pittoni.

Anche il M5S non sembra convinto del piano di Patrizio Bianchi: “Dare attuazione ad una riforma della scuola non può e non deve prescindere dal lavoro sinergico del parlamento e delle commissioni, riforma che dovrà tenere conto soprattutto dei bisogni futuri dei bambini e degli studenti che saranno coinvolti nei prossimi anni. Non possiamo accettare soluzioni a scatola chiusa“, scrivono i parlamentari pentastellati, che aggiungono: “Quel che è certo è che una riforma del genere merita i giusti tempi per essere approfondita. Chiederemo la garanzia di un ampio percorso di condivisione che consenta al parlamento di intervenire in maniera puntuale prima dell’approdo in Consiglio dei Ministri e di affermare i principi inderogabili di tutela del merito e di valorizzazione della classe docente“.

I sindacati promettono battaglia

“È una controriforma inattuabile che estende i problemi dei precari ai docenti di ruolo. Grave che non ci sia stato alcun confronto, ma il sindacato non resterà alla finestra a guardare”.

Così il Segretario generale UIL Scuola Pino Turi ha definito la riforma del reclutamento dei docenti portata avanti dal ministro dell’Istruzione, nel corso del talk di Orizzonte Scuola.

Abbiamo iniziato questo quadriennio legislativo con 200 mila precari e lo chiudiamo a quota 300 mila – commenta –. Il sistema dei concorsi è un fallimento e invece di fare un passo indietro, il Governo con questa riforma raddoppia, inserendo esami su esami anche dopo aver conseguito l’accesso in ruolo”.

Sotto accusa, da parte sindacale, non solo il cuore del nuovo sistema per diventare insegnanti nei prossimi anni ma anche la questione degli scatti stipendiali legati alla formazione:

Infatti, una grossa novità contenuta all’interno della bozza di riforma del reclutamento riguarda la formazione continua per il personale. Per incentivarla il governo ipotizza una progressione stipendiale accelerata per i docenti che frequentano con profitto corsi selezionati.

Il percorso di formazione e aggiornamento permanente è articolato in cinque gradi. Il primo grado è conseguito al termine di un percorso di durata quadriennale. Tutti i successivi gradi, dal secondo al quinto, durano cinque anni. Ogni livello si conclude a seguito di una verifica finale collegata anche a una “valutazione del miglioramento dei risultati scolastici degli alunni degli insegnanti che accedono al percorso di formazione e aggiornamento”.

Al raggiungimento di ogni livello di formazione scatta la progressione salariale prevista dalla contrattazione nazionale attualmente legata esclusivamente all’anzianità di servizio.

“Sulla carriera dei docenti il Ministro Bianchi ha illustrato l’introduzione di un nuovo sistema da realizzare con il decreto: una proposta indecente che la FLC CGIL ha subito rigettato come irricevibile. Siamo di fronte infatti, alla solita invasione delle materie contrattuali dove, senza peraltro parlare di risorse, si vorrebbe introdurre per legge, saltando il tavolo negoziale, una serie di misure come accelerazione di carriera e formazione per il cosiddetto “middle management” e l’introduzione di nuove figure professionali“, commentava pochi giorni fa Francesco Sinopoli, segretario FLC CGIL.

I temi del reclutamento e della formazione iniziale e quelli della carriera e degli incentivi vanno affrontati separatamente, perché questi ultimi due attengono alla sfera contrattuale”, tuona Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti.

Bene l’intenzione di rafforzare e rendere sistematica la formazione in servizio, e non abbiamo preclusioni a possibili ricadute della formazione anche in termini di valorizzazione professionale e retributiva“, osserva Ivana Barbacci, segretaria generale della Cisl Scuola, che però avverte: “ma si tratta di temi squisitamente contrattuali, non accettiamo l’ennesima invasione di campo legislativa su materie che vanno discusse al tavolo negoziale. Chiediamo piuttosto al Ministro, oltre che di sostenere con coerenza il Patto per la scuola, che fine ha fatto l’atto di indirizzo per il rinnovo del contratto, nel quale peraltro erano contenuti spunti interessanti proprio in materia di formazione e valorizzazione della professionalità“. 

Scarica bozza decreto

Reclutamento, verso la riforma: formazione iniziale con 60 CFU, abilitazione e concorso. Per i precari percorso dedicato. Fase transitoria fino al 2024 [LO SPECIALE]

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