Stop alle chat con studenti e genitori, Giannelli (ANP): “Un docente non opera 24 ore su 24. Serve buon senso”. Turi (Uil): “Sbagliato dare norme comuni”

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Prosegue il dibattito in merito alla stretta sulle chat dei docenti con genitori e studenti proposta dall’ANP Lazio. Intervengono a tal proposito il sindacato Uil Scuola e l’associazione nazionale dei presidi.

Non c’è luogo migliore della scuola per educare all’uso dei nuovi mezzi di comunicazione. Mezzi che comunque non devono inibire la sfera privata di studenti e lavoratori, che, come liberi cittadini, devono esercitare il loro libero diritto di associarsi e anche di comunicare“. 

Lo afferma all’Adnkronos Pino Turi, segretario generale dell’Uil Scuola in merito alla proposta di una stretta alle chat tra studenti, professori e scuola.

La scuola è o dovrebbe essere una comunità in cui le regole si condividono. L’autonomia delle scuole, mette a disposizione mezzi e strumenti per rispondere al principio dell’autogoverno che avviene attraverso i suoi Organi Collegiali di gestione. Gli studenti e i genitori che fanno parte della comunità educante, hanno la possibilità di esprimere le loro valutazione che dovrebbero essere assunte nel regolamento di istituto che regola la vita della singola scuola“, afferma Turi.

Inoltre viene a supporto anche la contrattazione di istituto che consente di definire norme cogenti in ambito lavorativo. In tale quadro il Contratto della Scuola, su nostra proposta, ha inserito il diritto alla disconnessione, – continua Turi – affidando alla contrattazione di Istituto di regolarlo sulla base delle specificità della scuola stessa, pertanto non si capisce il motivo di inserire norme comuni, a meno che il Parlamento decida di intervenire”.

“Ogni associazione può definire legittimamente il suo codice deontologico, ma pensare che diventi norma e si trasformi in divieti e sanzioni, ci sembra sbagliato e da evitare assolutamente. La burocrazia nella scuola è un problema e mai la soluzione“, conclude il sindacalista.

Serve buon senso. Le tecnologie, le chat non sono né buone né cattive. E’ l’utilizzo che ne può essere fatto che può essere buono o cattivo. E per questo credo che serva della formazione oltre al buon senso“, afferma invece all’Adnkronos Antonello Giannelli, presidente della’Associazione Nazionale Presidi in merito alla proposta di una stretta alle chat tra studenti, professori e scuola.

Le chat non devono essere utilizzate per sparlare di qualcuno, è ovvio, ma purtroppo accade. Come non è accettabile che una chat genitori e docenti serva per chiedere informazioni su studenti o sulla classe, a qualsiasi ora del giorno o della notte. E anche qui non serve una regolamentazione ma buon senso da parte degli utenti: un docente non opera come tale 24 ore su 24, ci sono gli orari da rispettare per parlare con i professori che non possono essere bersagliati di messaggi e domande a tutte le ore“.

Le chat hanno un utilizzo per una comunicazione veloce ma che non può sostituire gli atti formali, quindi la chat può essere istituita informalmente per comunicazioni di servizio, ma non può essere uno strumento che sostituisce le formalità che all’interno di una scuola sono necessarie“, commenta invece Ivana Barbacci, segretaria generale della Cisl Scuola.

Le chat si muovono in una comunicazione informale che quindi ha bisogno di essere regolamentata tra tutti i soggetti disponibili ad entrare in una chat, anche perché non c’è l’obbligo di entrare in una chat non lo impone nessuno. – continua Barbacci – Da evidenziare che il contratto nazionale di lavoro dovrà parlare di disconnessione e dovrà fissare dei limiti, dovrà formare un recinto all’interno del quale il lavoratore è tenuto a connettersi, a collegarsi, a leggere la posta e ricevere comunicazione formali, ripeto formali“.

La scuola, nel rapporto con genitori, insegnanti e studenti deve mantenersi nello spazio istituzionale – conclude Barbacci – le chat in tutte le dinamiche possono essere invasive se non c’è una autoregolamentazione, ma non devono mai sostituire gli atti formali e le comunicazioni formali che sono quelle che fanno fede rispetto a governo delle relazioni tra studenti, famiglie genitori insegnanti. Non le demonizzo, ma ne auspico un’autoregolamentazione che le collochi nell’area dell’informalità che non ha niente a che vedere con i livelli istituzionali“.

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