Dress code a scuola, parla l’esperta: “Niente censure. Il divieto non ha motivazione reale”

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“I tempi sono cambiati moltissimo. I ragazzi si vestono in maniera molto libera. E per gli adolescenti, non dimentichiamolo, il modo di vestirsi è un modo di rivendicare la loro indipendenza e la loro autonomia rispetto alla famiglia, la scuola, la società. L’abito è un territorio nel quale definirsi e sperimentare il proprio potere”.

Lo dice al Corriere del Veneto Maria Luisa Frisa è professore ordinario all’Università Iuav di Venezia, dove ha diretto il corso di laurea in Design della moda e Arti Multimediali.

Non parlerei di dress code, prosegue l’esperta, ma di equilibrio rispetto alla situazione in cui ti trovi: impedire gli shorts, le canottiere, la pancia scoperta a scuola? Assolutamente no! Quando guardo i ragazzi che vanno verso la lezione, sono affascinata da come sono vestiti, avrei voglia di fotografarli, li trovo meravigliosi nella loro capacità di vestirsi, di mettere insieme cose particolari. Sono fonte d’ispirazione, come lo sono per tutta la moda“.

Secondo Frisa, “come è cambiato il modo di vestirsi sono cambiate le regole“, dichiarando inoltre: “non mi piace la parola censura, non mi piace il divieto che non ha motivazione reale. Non mi piace chi alza il ditino e dice “eh ma sennò le ragazze attirano l’attenzione”. Perché la censura vale solo per le ragazze? Uno mi può dire che quello che succede nella sfilata non succede nella vita: non è così. Non vale la regola che se una ragazza è formosa non può mettersi la canottiera, sono discorsi violenti, non più accettabili. Credo che dobbiamo stare molto attenti nel dare nuovi diktat, anche perché questi diktat vengono da persone che hanno anni ed esperienze diverse“.

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