Ius Scholae, Bianchi apre alla possibilità, ma Sasso lo bacchetta: “Il programma di governo non lo prevede”

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“Essere cittadini vuol dire essere coscienti di appartenere a una comunità. E questo richiede strumenti. Credo che molti ragazzi possono avere storie diverse ma devono avere l’opportunità di poterlo esprimere, la scuola serve a questo”.

Così il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi intervenuto su Skuola.net.

“Serve a farci cittadini. Questo vale per studenti che vengono da altri contesti, che hanno il diritto di sentirsi cittadini, ma anche per i cittadini italiani: essere cittadini non è un regalo ma una giusta conquista di partecipazione democratica”.

Poco dopo arrivano le parole del sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso: “Il programma del Governo di unità nazionale guidato dal presidente Draghi non prevede interventi sulla cittadinanza come lo ius scholae, che è infatti una proposta di legge di iniziativa parlamentare. Allo stesso tempo va sottolineato come l’attuale Esecutivo sia nato per fronteggiare l’emergenza pandemica e dare piena attuazione al PNRR, non certo per occuparsi di temi divisivi che possano creare fibrillazioni tra i partiti di maggioranza. Chi ha importanti incarichi istituzionali dovrebbe sempre tenerlo a mente prima di lanciarsi in dichiarazioni che somigliano a delle fughe in avanti che non fanno bene a nessuno”.

Poi aggiunge: “Quello di cui ci si dovrebbe davvero occupare a proposito dell’inclusione dei minori stranieri è il preoccupante proliferare di scuole-ghetto, come ho potuto constatare visitando diversi territori”

Ius Scholae, cos’è

Lo Ius Scholae prevede che si acquisisca il diritto alla cittadinanza dopo aver terminato un percorso di studi in Italia. Nel caso del testo del deputato del M5s, Giuseppe Brescia, potrebbero richiedere la cittadinanza i bambini e le bambine che, nati in Italia o arrivati prima dei 12 anni, frequentino per almeno 5 anni le scuole del nostro paese.

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