Premi ai docenti che si formano, dal 10 al 20% in più nello stipendio ma solo per chi passa la valutazione

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La riforma del reclutamento arriva in aula al Senato dopo il via libera delle Commissioni. Un iter travagliato che vede la luce dopo ore convulse.

A un passo dalla crisi e dallo scontro totale tra le forze di maggioranza, si è arrivati all’accordo, ad una nuova formulazione (la quinta) dell’emendamento 44.126 che porta la firma del presidente di Commissione, Riccardo Nencini e poi dei gruppi che sostengono il governo Draghi: Misto, Lega, Forza Italia, Partito Democratico e M5S.

Tra le novità inserite nel maxi-emendamento delle forze di maggioranza c’è quello che riguarda gli aumenti stipendiali per i docenti che supereranno positivamente i corsi triennali di formazione incentivata.

Saltata, dunque, la previsione che vi sia un bonus e che possa interessare un quarto dei docenti di ruolo.

Il percorso di formazione, però, non sarà obbligatorio, ma su base volontaria. Inoltre rimane in vita la formazione in servizio messa in atto dalla legge 107/2015 (la Buona Scuola).

Il bonus per la formazione incentivata riguarda tutti, nel limite delle risorse disponibili. I docenti che faranno i corsi di formazione (su base triennale) saranno valutati ogni anno e poi al termine del percorso.

Cosa riguarderà la valutazione? Non solo le attività formative, ma anche la capacità di migliorare l’apprendimento degli studenti.

Chi sarà valutato positivamente avrà un elemento retributivo “una tantum” di carattere accessorio, non inferiore al 10% e non superiore al 20% del trattamento stipendiale in godimento.

TESTO DECRETO [PDF]

DOSSIER [PDF]

RELAZIONE TECNICA [PDF]

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