L’appello dei dirigenti scolastici al governo, le promesse mancate e i dati sull’efficacia della ventilazione meccanica nelle scuole

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A cura di Gioconda Martucci – Ci chiediamo in che modo riparte la scuola a settembre, e riflettiamo sui sistemi di aerazione e ventilazione in grado di ridurre il rischio Covid che potevano essere acquistati e installati, ma purtroppo siamo ancora lontani da questa risoluzione.

Il motivo: scelte politiche sbagliate. Ma quante sono le scuole in Italia? Le scuole, statali e paritarie, sono 53.313 (40.749 statali e 12.564 paritarie). Sono escluse da questo conteggio le scuole private e i dati non ancora aggiornati delle scuole del Trentino Alto Adige.

Nelle scuole aerazione e ventilazione sono affidate al ‘protocollo’ finestre aperte“, la cui applicazione ricade ancora una volta sul personale scolastico e sui dirigenti.

La conseguenza è che le istituzioni  scolastiche che hanno acquistato apparecchi per l’aerazione sono veramente poche, perché gli impianti hanno bisogno di manutenzione e i dirigenti hanno nella maggior parte dei casi preferito investire i fondi su altro: per l’acquisto di dispositivi di protezione e di materiale per l’igiene individuale o degli ambienti; per interventi a favore della didattica per gli studenti con disabilità, disturbi specifici di apprendimento e altri bisogni educativi speciali; per potenziare gli strumenti digitali; per favorire l’inclusione e contrastare la dispersione scolastica attraverso il potenziamento dell’offerta formativa; per adattare gli spazi interni ed esterni degli istituti per garantire lo svolgimento delle lezioni in sicurezza o per l’acquisto di servizi professionali, di formazione e di assistenza tecnica per la sicurezza sui luoghi di lavoro; per l’assistenza medico-sanitaria e psicologica.

Il tema della qualità dell’aria negli ambienti confinati è cruciale per la tutela della salute ed il benessere delle persone, a partire da chi per motivi di lavoro e di studio deve obbligatoriamente trascorrere più ore al giorno in ambienti confinati; la sicurezza dei docenti, degli studenti e di tutto il personale scolastico richiede una maggiore attenzione a porre in essere tutte le misure atte a ridurre il rischio di trasmissione dell’infezione, specialmente in ambienti al chiuso attraverso sistemi validati scientificamente per efficacia e sicurezza.

Studi e ricerche condotti a livello internazionale tra cui quello pubblicato dalla Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA) hanno dimostrato che a basse concentrazioni di CO2 (pari o inferiori a 700 ppm) il rischio di respirare aria potenzialmente infetta è inferiore all’1 per cento. Sempre SIMA in uno studio ha dimostrato come una ventilazione interna adeguata (Ventilazione Meccanica Controllata – VMC) sia in grado di diluire gli inquinanti aerodispersi, compresi quelli di origine biologica come batteri e virus, e di ridurre il rischio di respirare particelle infette del 99,6 per cento.

Ciò che lamentano i Dirigenti Scolastici sono i finanziamenti legati all’investimento delle attrezzature di purificazione dell’aria, non sono sufficienti per coprire il fabbisogno delle scuole, in quanto ci sarebbero aule sprovviste di impianti e quindi non sufficiente a coprire il fabbisogno di tutte le classi.

Oltre all’allestimento di tali impianti sorge anche il problema della manutenzione e dei costi legati all’energia elettrica. La soluzione arriva spontanea anche quest’anno apriremo le finestre e metteremo i cappotti in classe.

Pensiamo alle scuole del Trentino Alto Adige, in Piemonte, in alcuni luoghi montani dell’Irpinia dove le temperature invernali sono molto basse. A livello nazionale sono ben pochi i presidi che hanno acquistato questi dispositivi, la competenza dovrebbe essere degli enti locali e non dei Dirigenti Scolastici.

Due sono le regioni che si sono contraddistinte: l’Emilia Romagna e le Marche.

L’utilizzo della Ventilazione meccanica controllata (Vmc) nelle aule scolastiche, abbatte il rischio di trasmissione di coronavirus tra il 40% e l’82,5%, è il risultato dello studio condotto per la Regione Marche in collaborazione con la Fondazione Hume, presieduta da Luca Ricolfi.

Quest’ultima ha deciso di avviare una sperimentazione utilizzando tre milioni dei fondi Fse. In Emilia Romagna, il comune di Forlì ha acquistato 840 dispositivi di sanificazione con tecnologia UV-C e li ha messi in 500 ambienti scolastici tra aule e mense. A San Lazzaro di Savena, l’amministrazione si è dotata di 270 impianti per le scuole, uno in ogni aula, dai nidi alle medie. Tra le scuole, invece, spunta il comprensivo “Bocchi” di Parma, dove la preside ha installato 56 impianti oltre a uno in aula insegnanti.

Il problema resta sempre quello finanziario, un nodo cruciale per la risoluzione di problematiche scolastiche che riguardano la sicurezza dei nostri studenti e di tutto il personale.

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