Ripassare gli argomenti dell’anno precedente e collegarli a quelli attuali: ecco il metodo d’insegnamento più efficace secondo Bankitalia

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Gli analisti della Banca d’Italia si sono cimentati in una ricerca sul metodo di insegnamento più efficace e per migliorare l’apprendimento degli studenti.

In base ai risultati di questa ricerca, riporta il sito treenumbers, si evince che ogni insegnante per essere più efficace dovrebbe riprendere gli argomenti dell’anno precedente per collegarli a quelli attuali.

L’analisi è partita concentrandosi sui test Invalsi del 2009-10 di più di 352mila studenti di prima media, distribuiti in 15.397 classi e 4.937 scuole. Sono state esaminate le competenze nella comprensione del testo e in matematica, e agli stessi studenti, è stato chiesto (ma non è mancata anche una verifica indipendente) se e con quale frequenza l’insegnante tendesse a privilegiare una delle tre seguenti strategie:

  • rimanere sullo stesso argomento finché tutti apprendono;
  • spostarsi sull’argomento successivo anche se non tutti hanno capito;
  • ripassare gli argomenti studiati l’anno precedente

I risultati finali evidenziano come l’uso del primo metodo, ovvero fermarsi su un argomento finché tutti l’hanno digerito, porterebbe a performance negative in particolare da parte degli studenti con un profitto scolastico maggiore, mentre “i meno bravi”, per cui in teoria tale metodologia sarebbe usata, non hanno alcun beneficio, anzi un piccolo peggioramento anche per loro.

Non sarebbe produttivo nemmeno procedere più veloci e saltare a un altro argomento anche se non tutti hanno appreso il primo appare come la scelta più negativa: laddove si segue questa strada vi è un peggioramento per tutti, e in particolare per gli studenti con voti più alti, ma in realtà anche gli altri studenti hanno un effetto negativo.

Per questo, secondo lo studio di Bankitalia, sarebbe invece il ripasso degli argomenti dell’anno precedente il metodo che consente i più grandi miglioramenti del rendimento, sia per gli studenti “meno bravi”, che in modo decrescente, anche per tutti gli altri, compresi gli studenti con i voti più alti.

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