Caro-energia, accensione del riscaldamento ridotto di 15 giorni, un grado in meno in tutti gli edifici

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Il Mite ha pubblicato il Regolamento per “realizzare da subito risparmi utili a livello europeo a prepararsi a eventuali interruzioni delle forniture di gas dalla Russia”.

Tra le misure previste una riduzione di 1 grado per il riscaldamento degli edifici, da 17 gradi con più o meno 2 gradi di tolleranza per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili, da 19 con più o meno 2 gradi di tolleranza per tutti gli altri edifici.

Il ministero ha precisato che sono fatte salve le utenze sensibili come ospedali e case di ricovero. La riduzione dei consumi promossa regolamentando il funzionamento degli impianti di riscaldamento “sarà attuata entro il mese di settembre 2022 modificando la vigente regolamentazione della temperatura e dell’orario di accensione invernale attraverso un decreto del ministro della Transizione Ecologica”.

Inoltre, il riscaldamento viene ridotto di un grado per gli edifici. “I valori indicati all’articolo 3, comma 1, del Dpr n.74/2013 sono ridotti di 1 grado: 17°C +/- 2°C di tolleranza per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili; 19°C +/- 2°C di tolleranza per tutti gli altri edifici”, si legge nel piano.

Le stime dell’impatto di tutte le misure di contenimento indicate dal Regolamento pubblicato dal Mite portano ad un potenziale di circa 5,3 miliardi di metri cubi di gas, considerando la massimizzazione della produzione di energia elettrica da combustibili diversi dal gas (circa 2,1 miliardi di Smc di gas) e i risparmi connessi al contenimento del riscaldamento (circa 3,2 miliardi di Smc di gas), “cui si aggiungono le misure comportamentali da promuovere attraverso campagne di sensibilizzazione degli utenti ai fini di un comportamento più virtuoso nei consumi”.

E la scuola?

Nel regolamento non ci sono precise indicazioni sul consumo dell’energia nelle strutture scolastiche, ma non si escludono interventi. Si avvicina l’inizio dell’anno scolastico e gli istituti cominciano a pensare a come ridurre i consumi. Se non basta – o non si può – spegnere le luci e i riscaldamenti nelle classi quando non servono, servirebbe anche ammodernare gli impianti e installare infissi più nuovi.

I consumi pesano sia sulle casse delle scuole sia su quelle dei comuni e delle province che ne gestiscono le spese: stiamo parlando in tutto di circa 8mila istituti, per un totale di circa 40mila plessi con decine di aule, palestre e laboratori.

Sull’argomento è intervenuto recentemente  l’UPI (Unione Province Italiane) che ha chiesto di “scongiurare l’introduzione di misure, seppur temporali, di limitazioni dei servizi, a partire dal blocco della fruizione dei plessi scolastici, delle palestre e delle piscine da parte dalle società sportive o l’introduzione obbligatoria della settimana corta (lezioni fino al venerdì) piuttosto che la diminuzione dell’erogazione del riscaldamento: misure che avrebbero ripercussioni pesanti sui cittadini, primi tra tutti gli studenti”.

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