“Ritirare il cellulare anche ai docenti? Lo trovo sbagliato, dagli educatori ci si aspetta autocontrollo”. L’affondo di Rusconi

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“Più che un divieto l’azione di far consegnare i cellulari agli studenti all’ingresso in classe al mattino, per poi poterlo riprendere alla fine delle attività didattiche, è da intendersi come un atto formativo ed educativo da parte della scuola nei loro confronti”.

È quanto dichiara Mario Rusconi, presidente Associazione nazionale presidi Roma all’Adnkronos.

“Questa scelta il dirigente la compie collegialmente insieme ai genitori, agli insegnanti e agli stessi studenti in consiglio d’istituto, e non autonomamente. Da diversi anni ormai sono molte le scuole che hanno già inserito questa scelta nel patto di corresponsabilità che gli studenti e le famiglie firmano con la scuola. – aggiunge Rusconi – Nel caso poi lo smartphone serva per una determinata attività didattica è ovvio che venga consegnato agli studenti durante l’ora di lezione. Anche questo è un momento formativo, trasformando l’oggetto tecnologico in uno strumento didattico proprio come il libro o la penna”.

“Lo smartphone va utilizzato con saggezza e accuratezza, questa scelta non è punitiva ma costruttiva nei confronti dei ragazzi che spesso scambiano l’uso con l’abuso, senza neanche rendersi conto delle opportunità che il device offre loro e anche dei rischi a cui spesso si espongono per un uso incauto. – conclude Rusconi – Trovo, invece, una mancanza di fiducia nei confronti degli insegnanti ritirare anche a loro il cellulare, poiché da educatori adulti ci si aspetta autocontrollo e morigeratezza nell’utilizzo a scuola”.

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