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Studenti che scrivono in stampato e usano tastiera, l’importanza del corsivo nelle nostre scuole. INTERVISTA a Piero Crispiani. Scarica progetto “Scriptorium”

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La scrittura corsiva a mano è ed è sempre stata una preziosa forma d’arte attraverso la quale artigiani e artisti hanno potuto esprimere la loro conoscenza su tutta l’umanità.

Proprio come la calligrafia era in origine una disciplina specializzata, utilizzata principalmente dai monaci cristiani a partire dal V secolo, la sua esistenza non fu sminuita minimamente dall’invenzione del torchio tipografico nel XV secolo, anzi, piuttosto, il suo uso fu destinato sia alla comunicazione dell’élite e del dotto, sia a chiunque sapesse leggere e scrivere. La scrittura corsiva è passata dall’essere un mezzo per archiviare documenti accademici e politici allo scambio sociale quotidiano della vita familiare e comunitaria, propagato attraverso la scrittura personale di lettere o diari.

Alcuni potrebbero obiettare che la praticità della scrittura corsiva potrebbe essere messa in discussione nel 21 ° secolo. Con i computer in ogni classe del paese e in ogni luogo di lavoro, la scrittura corsiva è la prima forma di comunicazione a cui ci rivolgiamo? Nonostante sia un’abilità insegnata, gli insegnanti notano, con sempre maggiore frequenza, che gli studenti bene che vada scrivono in stampato e che nella maggior parte dei casi mettono giù la penna e prendono in mano una tastiera. Ne abbiamo voluto parlare con lo scienziato Piero Crispiani, professore onorario dell’Università degli Studi di Macerata, professore straordinario Link Campus University di Roma, presidente COMIS – Cognitive Motor International Society e direttore scientifico del Centro Internazionale Disprassia e Dislessia:

Professore Crispiani, cos’è il corsivo?

«Comunemente il termine indica il carattere e la procedura della scrittura manuale dal tratto celere, continuo e direzionato, da non confondere con un testo giornalistico di costume, breve, a volte critico o ironico, probabilmente stampato con carattere diverso dal resto.»

Professore Crispiani, nelle scuole Primarie sta diventando una pratica diffusa quella di continuare a far scrivere in stampato gli alunni anche dopo la quarta classe. Sono davvero così tanti i giovani che hanno perso la capacità di scrivere in corsivo?

«Purtroppo, sì, ed è un errore grave, da molti sottovalutato e sacrificato alla tendenza di assuefarsi a ciò che si fa e che prende piede per mera inerzia. La scrittura in corsivo comporta alcuni guadagni formativi fondamentali. Li elenco:

  • Velocizza la scrittura ed il relativo pensiero
  • Potenzia lo scorrimento da sinistra a destra, essenziale per molti motivi.
  • Rende snella e fluida la scrittura.
  • Rende unitaria la parola scritta, in senso grafico e simbolico.
  • Impegna il bambino che inizia a scrivere, la competenza grafo-motoria, lo scorrimento, ecc., invita al giusto impegno maturativo delle funzioni.
  • Coordina meglio nello Spazio e nel Tempo, che costituiscono le fondamentali dimensioni del pensiero umano e dell’agire.»

Non le sembra che questa preoccupazione calligrafica possa essere scambiata come la visione nostalgica di una generazione che fatica a stare al passo con i tempi?

«Questa è obiezione semplice ed impropria, come se scrivere in stampato, slacciando i grafemi e rallentando il processo, costituisce una prestazione migliore o più efficace.»

Pare che si sia innescata una guerra senza precedente: penna contro computer? E, cosa più grave, nell’utilizzo della penna: stampato contro corsivo. Cosa possiamo fare nelle scuole?

«La Scuola deve istruire, ovvero conferire gli strumenti dio base, le competenze su cui erigere le capacità più complesse e la cultura. La scrittura in stampato e la scrittura su tastiera, pratiche che certamente l’uomo contemporaneo esegue, non devono escludere le competenze formative di base, quelle che sviluppano le funzioni neurofisiologiche: motorie, spazio-temporali, orienattive, sintattiche, ecc.»

Come possono intervenire, nelle scuole, i nostri docenti e come vincere la resistenza dei nostri alunni?

«Non c’è resistenza da parte degli alunni, ma desuetudine, mancata pratica. Di conseguenza disaffezione ed impatto meno agevole. La scuola oggi ritiene giusto evitare gli impegni, le possibili difficoltà, bypassare le prestazioni. I risultati sono ben visibili: un forte abbassamento delle strumentalità di base, come accade nella scrittura e come drammaticamente interessa il pensiero logico-matematico»

Infine, professore Crispiani, le nuove generazioni, che non solo usano lo stampatello, spesso solo maiuscolo, ma condiscono i loro messaggi con acronimi e sigle, sovente spaventosamente abbreviate… Parole, per carità, ma prive di significato immediato. Cosa può fare il docente e cosa può fare la scuola nel suo complesso?

«Questo fenomeno è molto negativo e determina anche una forte perdita della competenza sintattica, sintagmatica, frasare, di cui non si prende atto, se non nelle riflessioni private. Trovo decisamente dannoso privilegiare il frasare brevissimo, per non dire della sciocchezza del “testo breve”»

Professore Piero Crispiani può suggerirci qualche attività per istradare le nuove generazioni all’uso del corsivo?

«Basta dire loro di scrivere in corsivo e, in pochi giorni, riprendono la competenza. Il fenomeno è particolarmente urgente in presenza di una serie di disturbi funzionali (in realtà “disordini esecutivi”) come la disgrafia (ovvero dislessia, disgrafia e discalculia), la disprassia , il ritardo prassico-motorio, ecc. condizioni che si trovano da sole o sovrapposte a diverse patologie (autismo, X-Fragile, Down, forme spastiche, ecc.. far scrivere in stampato il ragazzo dislessico, disgrafico, disprassico, vuol dire peggiorare le sue prestazioni di orientamento e scorrimento nello spazio e nel tempo.»

Se volesse lasciare un messaggio alle nuove generazioni… cosa direbbe per incentivare l’uso del corsivo?

«Direi ai genitori ed ai docenti di non cedere a condotte dannose e di curare che le nuove generazioni costruiscano le competenze di base, motorie, percettive, coordinative, mnestiche, sintattiche, ecc., senza le quali non si accede con agio ai livelli superiori. In tal senso la preoccupante riduzione di competenze nel calcolo, nella memorizzazione, nel sequenzializzare le azioni, nella correlazione parte-tutto e tutto-parte, ecc.»

La scrittura in corsivo ridiventa però oggetto di studio

A San Daniele del Friuli parte il corso organizzato dallo Scriptorium Foroiuliense la Scuola italiana degli amanuensi. Il corso che si serve del sostegno dell’assessorato regionale all’Istruzione nasce per recuperare la manualità e la confidenza con gli strumenti. Il metodo utilizzato è quello della “Operina” di Ludovico Vicentino.

Il Progetto Scriptorium

Il Progetto Scriptorium – si legge sul sito della scuola – nasce dalla volontà dell’ISIS “Vincenzo Manzini” di creare relazioni costruttive e formative con il mondo culturale e produttivo del territorio, avviare gli allievi a percorsi orientativi verso il mondo del lavoro e dell’Università, promuovere iniziative di inclusione nell’ottica della cittadinanza attiva. Il progetto si sviluppa grazie alla collaborazione con lo Scriptorium Foroiuliense di San Daniele del Friuli e si configura come un’entità organica e articolata nei seguenti sotto progetti:

  • L’arte calligrafica tra passato e presente”, con cui gli studenti apprendono la tecnica della scrittura amanuense, a partire da corsi di Corsivo italico. L’intento è quello di creare un percorso di lungo periodo che porti successivamente gli allievi all’apprendimento anche della Littera Gotica e del Corsivo inglese, attraverso la conoscenza della storia e degli sviluppi dell’arte calligrafica, recuperando così un patrimonio di competenze, anche artigianali, per lo sviluppo di abilità fino – motorie e cogliendo la specificità del testo artistico nelle sue caratteristiche formali ed estetiche.
  • Disgrafia – Scrittura terapeutica”, percorso volto alla ricerca sulla scrittura medievale come metodo terapeutico per le persone che soffrono di dislessia e disgrafia, in collaborazione con l’ospedale “Burlo Garofolo” di Trieste. Gli allievi seguono un corso di calligrafia medievale per il recupero del tratto grafico e della chiarezza della grafia, utile al superamento delle carenze date da dislessia e disgrafia.

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