Merito a scuola? Ha effetti positivi sulla preparazione degli insegnanti e sulla connessione con il lavoro. Il sondaggio Demos

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La parola Merito entrata nella denominazione ufficiale ha suscitato un dibattito che prosegue ancora e probabilmente resterà anche nei prossimi mesi. Ma cosa pensano veramente gli italiani della parola merito a scuola?

Come riporta La Repubblica, in un sondaggio condotto da Demos alcuni mesi fa (lo scorso maggio), le “diseguaglianze” venivano considerate “utili, qualora riconoscano i diversi meriti individuali”.

Infatti, il principio del “merito nella scuola” suscita reazioni favorevoli presso gran parte degli intervistati. In effetti, 7 intervistati su 10 – e oltre, in alcuni casi – pensano che abbia effetti positivi sulla preparazione degli insegnanti (74%), sulla connessione tra scuola e lavoro (73%) e sulla formazione degli studenti (70%).

In misura minore, ma largamente maggioritaria (63%), anche riguardo alla giustizia sociale.

Inoltre, più di 8 persone su 10 ritengono che applicare il principio del merito significhi “consentire a chi ottiene buoni risultati di avere maggiori opportunità nella vita, indipendentemente dalla famiglia di provenienza”.

Ma si tratta di un’opinione che appare meno condivisa fra i giovani, specialmente gli studenti. Oltre un terzo dei quali (il 37%), pensa che sostenere il merito possa “favorire chi ha maggiori mezzi perché proviene da famiglie più ricche, riproducendo le disuguaglianze sociali”.

Proprio questa lettura sembra essere quella assai diffusa in merito al cambio di denominazione che per gli italiani pare lasciare qualche perplessità fra il 48% degli intervistati. Un dato che si restringe, nuovamente, fra i più giovani (34%) e gli studenti (32%).

Tutto però cambia in base al colore politico, perchè si raggiunge il massimo grado di approvazione fra gli elettori della Lega (83%) e dei Fratelli d’Italia ma è molto elevata anche nella base di Forza Italia. Mentre scende sensibilmente tra chi vota per il Pd e, ancor più, il M5S.

Dunque, resta il fatto che il termine sfugge ad una definizione univoca e un significato incerto che cambia in base alla diversa prospettiva e posizione da cui si osserva e “valuta”.

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