Maestra salernitana vincolata a Varese: “Vivo da divorziata e lontano dalle mie bambine. Restano le lacrime e i conti delle bollette da pagare. Dai politici solo promesse”

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Elisa Ronga ha 34 anni, ha due lauree, una in Logopedia, l’altra in Scienza della formazione primaria. È una delle tante maestre passate di ruolo nel 2022 e vincolate presso una sede lontana dalla propria residenza. La maestra Elisa ha due figlie piccole, la più piccola aveva un anno e mezzo quando è cominciata la sua avventura con l’iscrizione al concorso bandito nel 2020.

È di Salerno e in quella città campana insegnava come precaria annuale, ma per vedere coronato il sogno della stabilizzazione, ha accettato di partecipare al concorso per la scuola dell’infanzia e per la primaria in Lombardia. L’ha poi superato e l’hanno mandata in un paesino provincia di Varese dove insegna in una seconda e in una terza classe. Non si lamenta del posto, ammette che se non avesse famiglia resterebbe pure volentieri in Lombardia. Ma la famiglia c’è.

C’è un marito che lavora a Salerno: “Viviamo come divorziati”, dice lei. E ci sono le bambine, piccole, che di una mamma vicina avrebbero bisogno, e invece i giorni passano e la prospettiva di vedere eliminato il vincolo alla mobilità, introdotto dal decreto n. 36 del 2022, si affievolisce sempre di più.

Anche le promesse di qualche politico – che durante la campagna elettorale aveva utilizzato slogan e manifesti che inneggiavano all’eliminazione del vincolo come necessaria per difendere la famiglia – sembrano sciogliersi come neve al sole. Restano le lacrime, a cui si aggiungono i conti. I conti delle bollette, quelle dell’affitto e quelle altre necessarie per i viaggi verso la famiglia e ritorno. Nei week end. Per poterlo fare con maggiore serenità avrebbe potuto scegliere il part time verticale il quale però si sarebbe tradotto anche in stipendio part time. Ma i conti di prima finiscono per non tornare anche a stipendio pieno.

Maestra Elisa Ronga, perché ha fatto la domanda in Lombardia per il concorso? Chi gliel’ha fatta fare, a conti fatti?

“Ho fatto domanda in Lombardia altrimenti avrei continuato a insegnare con supplenze annuali in città a Salerno. Quando è stato bandito il concorso era il 2020 e in quel momento c’erano solo 4 posti disponibili. E tra l’altro non sulla mia classe di concorso ma sul sostegno. Nel momento del bando non c’era la possibilità della graduatoria di merito e dunque la prospettiva era solo quella di fare entrare in ruolo solo quelle 4 persone. La Lombardia aveva 1506 posti a concorso”.

A quel punto la scelta

“A quel punto la scelta era tra non avere mai il ruolo in Campania oppure quella di provare il concorso altrove”.

Decisione sofferta

“Ho due piccole a 900 kilometri da me. Cinque anni e mezzo e tre anni. All’epoca del bando erano più piccole. A settembre ho dovuto lasciare giù le mie bambine e mio marito. Un grande sacrificio anche perché piangono. E a essere sinceri piange anche la mamma”.

Ne valeva la pena?

“L’ho fatto anche per loro. Volevo e voglio dare loro una prospettiva migliore. In Campania non sarei mai stabilizzata, esistono ancora le graduatorie a esaurimento e le graduatorie del concorso 2018. Avrei lavorato solo annualmente ma a un certo punto della vita ci vuole una svolta professionale anche perché lavorare in questo modo significa cambiare ogni anno alunni e gli alunni cambiano insegnanti. Noi veniamo vincolati alla sede per l’esigenza di garantire la continuità didattica dei bambini ma in realtà la continuità didattica viene spezzata, tante volte, o perché i dirigenti scolastici assegnano i docenti ad altro plesso o per altri motivi, per cui questa continuità non sempre esiste nei fatti. D’altra parte si dovrebbe dare continuità alla famiglia perché non è normale che i minori e gli infanti crescano senza i genitori”.

Scusi, ma perché non s‘è portata con sé le sue figlie? Chissà quante volte gliel’avranno chiesto

“A chi fa questa domanda rispondo che lo stipendio non permetterebbe di vivere in modo dignitoso. Io già vivendo da sola fuori sede non rientro con le spese per l’affitto e le bollette. Figuriamoci con due bambine che hanno esigenze maggiori delle mie”.

Però risparmierebbe nei viaggi

“C’è sempre mio marito, che lavora in Campania. Devo vedere anche lui ogni tanto, o no?”

Suo marito ha appoggiato la sua scelta di partire per prendere il ruolo?

“Sì, ma con la speranza che sarei tornata dopo un anno. Anche perché lo scorso gennaio c’è stato un accordo con l’ex ministro Bianchi che permetteva la mobilità, dopo l’anno di prova, ai neoimmessi in ruolo 2021-2022 ‘22-23 e ‘23-24. Si trattava della CCNI del 27 gennaio 2022: era previsto che dopo l’anno di prova, come detto, fosse possibile fare domanda per la mobilità, sia pure come assegnazione provvisoria. In questo momento non posso fare domanda di assegnazione provvisoria se non all’interno della provincia di Varese ma ovviamente non mi serve a nulla visto che la mia famiglia è a Salerno. Sulle assegnazioni provvisorie vorrei aggiungere che al momento se hai un figlio minore di tre anni l’assegnazione provvisoria la puoi fare anche fuori provincia ma mia figlia che ha tre compiuti non è autosufficiente come non lo è mia figlia di 5 anni e mezzo. Io avrei potuto fare il part time verticale ma avrei avuto anche uno stipendio part time e non sarei mai rientrata nelle spese. Vorrei anche precisare che quando si fa domanda di mobilità non è detto che la richiesta sia soddisfatta, e per questo motivo occorre dare la possibilità di fare ogni anno la domanda”.

Ora però torniamo all’inizio

“Quando nel 2020 è stato bandito il concorso infanzia-primaria, è stato bandito anche il concorso per la secondaria. Il concorso per la secondaria è stato poi espletato con maggiore celerità e infatti nel settembre 2021 sono stati immessi in ruolo docenti che avevano partecipato al concorso parallelo al nostro. Allora il discorso è che loro hanno avuto la possibilità di ottenere la mobilità e l’hanno avuta per il 2022-23. Ma sebbene il concorso fosse parallelo, il nostro invece è stato fatto con molto ritardo e così ci siamo ritrovati ad essere immessi in ruolo nel 2022. Questo ha comportato che nel frattempo fosse emanato il decreto legge 36 del 2022 che ha imposto dei nuovi vincoli. Ma questi vincoli, come dice qualche sindacato, dovevano essere imposti solo alle nuove prove concorsuali non a noi. E invece lo hanno inteso in senso retroattivo, tanto che noi del concorso 2020 ci ritroviamo vincolati sulla mobilità. Io ho sostenuto lo scritto a dicembre 2021. Poi ho sostenuto le prove orali per infanzia e primaria tra febbraio e aprile 2022, prima del decreto.

Quando ha saputo di aver superato il concorso avrà gioito

“Sono stata contenta. Poi però in estate si è iniziato a vociferare che il vincolo, che in un primo tempo sembrava abolito, in realtà non fosse stato soppresso. Dalle notizie di stampa non si capiva bene ancora la situazione in quel momento. Dagli articoli di molti giornali sembrava che i neoimmessi 2022-2023 non fossero vincolati e invece non è così. C’è confusione. Talvolta sono anche i sindacati a dire che il concorso è successivo e dunque che la cosa non ci riguarda e invece insisto, non è così: noi siamo gli unici a essere vincolati. Non capiamo perché i colleghi del 2021-22 sì e invece noi no. Non è che vogliamo fare la guerra ai colleghi, ma non capiamo il motivo per cui noi dobbiamo essere vincolati. Un lavoratore che lavora sereno è un lavoratore molto più efficiente che produce mille volte di più, anche se devo dire che sto in ogni caso dando il meglio in servizio poiché sono una professionista a cui piace insegnare”.

Mi tolga una curiosità: le piace un po’ la Lombardia?

“Io posso dire che se non avessi una famiglia ci rimarrei volentieri, non é che si sta male qui in Lombardia. Però così no, perché mio marito è giù e le mie bambine sono giù. E’ come se fossimo divorziati”

E tuttavia i posti di lavoro, laggiù, non ci sono. Come si fa?

“In realtà i posti ci sono: il fatto è che vengono dati alle supplenze”.

Cosa le dicono le sue bambine?

“Mi chiedono di non partire, ormai si sono abituate al fatto che arrivo da loro e poi vado via. Ogni giorno mi chiedono: domani ci sei, domani parti? Vivo da sola. Io credo che sia una cosa disumana non permettere ai genitori di tornare dai propri figli.

Però insisto: siete in tanti a voler tornare alla propria residenza. Non è possibile che ci siano tutti questi posti.

“Sì, siamo tanti ma non vogliamo andare tutti nella stessa provincia o regione”.

Cosa vi attendete ora?

“Visto che sono state fatte promesse e che abbiamo un governo che dice di voler tutelare la famiglia allora chiediamo che venga abolito questo vincolo che peraltro non esiste in altre pubblcihe amministrazioni”

La prospettiva di stare altri dieci anni in queste condizioni lei come la prende?

“Io questa prospettiva neppure la vedo. Piuttosto penserei di lasciare. C’è stato qualcuno che ha superato il concorso e poi non ha preso servizio. Angela Mancusi, la nostra presidente del Comitato Nazionale Vincolati, ci dice di non mollare. Abbiamo scarse risposte ma speriamo che i vincoli vengano aboliti per poter avere una vita normale. E pensare che avevamo confidato in personaggi politici che l’abolizione del vincolo, a tutela della famiglia, l’avevano messa addirittura nei loro manifesti elettorali. Ora che sono al governo non si fanno trovare, dicono che sono impegnate, che hanno altre priorità. Ma il problema della mobilità dev’essere risolto ora, in modo che a gennaio si possa avere una risposta”.

Confidato in loro o anche appoggiate alle elezioni?

“Abbiamo cercato qualcuna che ci aiutasse a tornare a casa, l’abbiamo appoggiata e ora dice di avere altre priorità”.

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