Docente percepisce per 12 anni sia stipendio che pensione, nessun organo di controllo si accorge dell’irregolarità. I giudici: “Surreale”

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Il caso in commento interessa una condanna al pagamento della somma complessiva di 18 mila euro circa per non aver comunicato agli uffici competenti, tramite la trasmissione del c.d. modello “D”, il collocamento in quiescenza dell’insegnante con la conseguenza che la docente per 12 anni circa ha illegittimamente percepito sia lo stipendio che la pensione. Secondo l’impianto accusatorio, la responsabilità per l’indebita erogazione dello stipendio era da attribuire al Dirigente

Scolastico, nonché al Dirigente Amministrativo. La prima avrebbe dovuto curare la sottoscrizione del citato modello “D”, verificandone la spedizione. La seconda avrebbe dovuto curare tutti gli adempimenti amministrativi connessi. Si pronuncia la Corte dei Conti della Sicilia con sentenza 203/A/2022.

La questione

La vicenda oggetto per la Corte dei Conti, presentano peculiarità “che, a tratti, la rendono quasi surreale”. Partendo dalla mancata trasmissione di un modello (Mod.”D”), con il quale avrebbe dovuto essere comunicato il collocamento in quiescenza dell’insegnante quest’ultima, ha illegittimamente percepito, per ben dodici anni, sia lo stipendio che il trattamento pensionistico.

Tale sovrapposizione di emolumenti, tra di loro incompatibili, precisa la Corte, trova la sua origine “nella condotta gravemente negligente della Dirigente scolastica e della Direttrice della Segreteria. La prima avrebbe dovuto sottoscrivere il menzionato Mod.”D”, con il quale l’Istituto scolastico comunica agli organi competenti (all’epoca dei fatti il Dipartimento Provinciale del Tesoro) il collocamento in quiescenza del personale assegnato alla scuola, al fine di interrompere il pagamento dello stipendio ed attivare il pagamento della pensione da parte dell’Istituto previdenziale; inoltre, quale vertice dell’Istituto scolastico, sulla stessa gravava un generale obbligo di verifica della regolare esecuzione e conclusione del connesso procedimento amministrativo”. Sulla DSGA, continua la Corte, “ quale responsabile della segreteria scolastica, gravava, invece, l’obbligo di predisporre tutta la documentazione connessa al collocamento in quiescenza della docente attivarsi per la sottoscrizione del Mod.”D” da parte della Dirigente scolastica ed accertarsi della regolare trasmissione di quest’ultimo agli enti interessati.

Una scuola dalle dimensioni ridotte non può essere una giustificazione per il mancato invio del modello D

Invero, considerate le ridotte dimensioni dell’Istituto scolastico e la rilevanza e delicatezza di alcuni atti e procedimenti amministrativi, tende a constatare la Corte dei Conti, tra i quali rientra senz’altro il collocamento in quiescenza del personale in servizio presso l’istituto medesimo, l’odierna appellante avrebbe dovuto, appena rientrata in servizio, accertarsi del buon esito delle comunicazioni dovute e della trasmissione del Mod.”D”.”

Percepire lo stipendio a 78 anni di età è macroscopica irregolarità

L’unica affermazione, almeno in parte, condivisibile della dirigente, rilevano i giudici, è quella riguardante una incomprensibile mancanza di controlli protrattasi per ben dodici anni, durante i quali gli enti pagatori della pensione e dello stipendio, non hanno riscontrato la macroscopica irregolarità; basti pensare che, in concreto, la Prof.ssa ha continuato a percepire lo stipendio fino all’età di 78 anni, senza che alcuno notasse la palese anomalia costituita dal fatto che veniva corrisposto un emolumento stipendiale ad un soggetto di età anagrafica assolutamente incompatibile con lo stesso.

Insomma un caso veramente particolare, ai limiti del surreale per usare le parole dei giudici, che ha visto la Corte dei Conti siciliana pronunciarsi in modo tutt’altro che comprensivo nei confronti dei protagonisti di questa vicenda.

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